
Se tenti di dire che un gruppo parlamentare non può essere pilotato da uno che manda istruzioni e ukaz via il proprio blog/azienda sei un corrotto membro della casta terrorizzato dal nuovo che avanza.
E’ il nostro secolare, radicato meccanismo infantile e sterile di difesa contradaiolo, di “negazione”, si dice in psicologia, per esorcizzare il timore che l’altro possa avere qualche legittima ragione nel pensare quello che pensa. Il motore di quegli sciagurati talk show che alimentano e cementano questo atteggiamento nel proporre inutili duelli di figuranti, subito accettati o rifiutati perché “tanto quello lì è del….”

http://zucconi.blogautore.repubblica.it/
Al Partito Democratico, allora, resta una sola strada. Proporre per il Quirinale, un nome di altissimo profilo e capace di incontrare nel Paese un ampio consenso (nel Paese, non necessariamente fra le forze politiche come invece vorrebbe Berlusconi). I nomi circolati (Romano Prodi, Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky) sono di altissimo profilo e rispondono pienamente alla necessità del Paese di avere punti di riferimento certi e credibilità internazionale. Dopo questo passaggio spetterà al nuovo Capo dello Stato decidere il percorso (governo o scioglimento delle Camere).
La strada obbligata del Pd è chiara a tutti e non è un caso che il Pdl e i settori più oltranzisti del M5S cerchino di lucrarci un vantaggio, facendo propaganda e alzando i toni dello scontro. Stupisce, invece, che anche dentro il Pd ci sia chi ipotizza strade storicamente sconfitte, figlie di un vecchio modo di fare politica.
Il Pd ha una "non-scelta" da compiere. Sarebbe utile - per il Paese - che la facesse in maniera unitaria.
http://www.cadoinpiedi.it/2013/04/03/la ... el_pd.html