Re: stone italiana

#16
Solà...come al solito non hai capito nulla. Cosa c'entra l'inox con lo shock termico? Allora dovrebbero chiudere la Franke, Elleci, Plados, Shock, la Dupont, la Silestone, la Stone Italiana, Quarella, tutti i marmisti e tutti i ceramisti? Ma ogni tanto astenerti dallo fregola di scrivere caxxate no, eh? E tu che fai dell'ambientalismo sfrenato il tuo cavallo di battaglia poi mi butti l'olio nelle acque bianche? Complimenti eh.
L'Ottocento - Stosa - Minimal Cucine
Ripariamo cucine a gas...a domicilio :D

Re: stone italiana

#17
Forse Peppezi quello che non ha capito gran che di quello che ho detto sei tu :!:
Ho detto che spesso si usa aprire l'acqua fredda quando si scola la pasta per evitare di danneggiare le tubature e non il lavello in inox :!: :!: Tuttavia io l'ho fatto e non ho danneggiato nè le tubature nè nulla. Ho versato l'olio bollente quando non era ancora prevista la raccolta differenziata e non ieri :!:
Altra cosa che non hai ben chiara quando parli di shock termico. La cucina è un luogo operativo ed il lavello ha una funzione essenziale anche quando ti bruci e lasci andare la pentola e non deve essere previsto che il piano per questo spacchi o si crepi.Magari che si macchi ci sta ma non che si crepi rendendolo inutilizzabile. Non stiamo parlando di un piano di un mobile di salotto con i ninnoli di sopra, ma di un lavello cucina dove lo shock termico prima o poi si verifica. Per cui il materiale a mio avviso non è adatto all'uso.
La sola fabbrica che non ha impatto ambientale è l'albero

Re: stone italiana

#20
Vi sottopongo questo album... è un test informale "liberamente ispirato" dalla norma En vattelapesca degli HPL... consiste in un pentolino di alluminio spessore 2mm di dimensione che si vede riempito con cera e portato a 180 gradi. il pentolino è a fondo completamente liscio e rettificato e viene posto sul top per 20 minuti... ora la norma prevede di misurare in modo accurato la temperatura e le dimensioni del campione poi farla scendere eccetera ma siccome noi siamo ansiosi il test è stato semplificato con lettore a puntatore laser e a 180 gradi si mette subito il pentolino sopra il top.

http://imgur.com/a/h657U

Nel test trovate varie fasi e ci sono due test al momento eseguiti: uno è sul fenix (se non sapete cosa è cercate) e l'altro è su un quarzo di non nota marca ma che forse qualcuno riconosce facilmente. Il fenix si comporta esattamente come si comporta un HPL... ossia un laminato normale... l'immagine del risultato sul Fenix non c'è perchè è un filmino: dal filmino si vedrebbe un lieve cambio di opacità tondo ma visibile solo da talune angolazioni... sarebbe il grado 4 del test vattelapesca.
Il quarzo invece non mostra nessuna alonatura (escono una ventina di gradi dopo per degrado delle resine) ma dopo pochissimi minuti si è udito un crack secco e si è formato una crepa in vero poco visibile ma se si potesse applicare la norma EN vattelapesca ai quarzi si sarebbe andati a grado 1 perchè seppur poco visibile è rottura strutturale. c'è da dire che il pentolino non era proprio al centro del campione: magari con un campione più grande non succedeva.
In risposta a gaggendra i laminati hpl non subiscono schock termico: presumo nemmeno il corian.... anzi gli HPL vengono portati a 220 gradi in pochi secondi (e per pochi secondi) proprio per postformarli.
180 gradi è un calore della Madonna ma dobbiamo considerare che il pentolino è piccolino: l'espansion termica è proporzionale al calore sulla lunghezza quindi se per ipotesi scaldando a 200 gradi 10 cm di quarzo allongo quei 10cm di 2 decimi la stessa espansione di 2 decimi la posso ottenere con acqua bollente a 100 gradi e pentola da 20cm di diametro....(i 2 decimi sono sparati a caso) del resto le escursioni termiche rompono le pietre nei deserti.
Pax tibi Marce

Re: stone italiana

#23
nicolettaalematte ha scritto:
milu perugia ha scritto:infatti la rottura potrei averla avuta con qualsiasi piano, di qualsiasi materiale, di qualsiasi marmista, ma ovviamente quello che volevo dire è che di certo avrei avuto una maggiore assistenza e disponibilità se mi fossi rivolta all' artigiano della mia zona, perché sarei potuta andare di persona tutti i giorni a rendergli la vita impossibile.

per quanto riguarda i problemi di assorbenza del jaipur
mi hanno consegnato all' acquisto tanto di certificato unito alla garanzia che garantisce anassorbenza del jaipur stesso e nessuna menzione a nessun kit di manutenzione.

per quanto riguarda la rottura capisco che una persona che vende piani in jaipur abbia difficoltà a sentenziare.

intanto io sto decidendo se andare avanti con la causa o no e da 2 anni vivo con un catino sotto il lavello


Incredibile come riusciate a storpiare quello che diciamo.
Allora:


milu perugia ha scritto:infatti la rottura potrei averla avuta con qualsiasi piano, di qualsiasi materiale, di qualsiasi marmista, ma ovviamente quello che volevo dire è che di certo avrei avuto una maggiore assistenza e disponibilità se mi fossi rivolta all' artigiano della mia zona, perché sarei potuta andare di persona tutti i giorni a rendergli la vita impossibile.


E questo chi te lo dice? non ne abbiamo la riprova. Se è per quello io non conosco un marmista che abbia provveduto alla sostituzione in garanzia di qualunque top.
quindi la normalità per te è lasciare il consumatore a se stesso senza nessuna assistenza.]
Poi:
milu perugia ha scritto: per quanto riguarda i problemi di assorbenza del jaipur
mi hanno consegnato all' acquisto tanto di certificato unito alla garanzia che garantisce anassorbenza del jaipur stesso e nessuna menzione a nessun kit di manutenzione.
Errore del rivenditore a cui ti sei rivolta. Sono anni che la stone fornisce il kit di manutenzione per alcune finiture. Leggi bene la garanzia.
quindi è normale per te che il rivenditore sia stato menefreghista e non professionale e che io consumatore debba sottostare.

milu perugia ha scritto:
per quanto riguarda la rottura capisco che una persona che vende piani in jaipur abbia difficoltà a sentenziare.

ma che minkia dici?
E' proprio perchè cerco di non venderli, per il problema dell' assorbenza che dico che:
- per esserti di aiuto in modo maggiore bisogna vedere DELLE FOTO.
A me se scrivi che stone si rompe facilmente non me importa nulla. non ho nessun interesse da difendere.
Tanto è vero che sono anni che affermiamo di lasciare perdere, nella valutazione di acquisto, la garanzia decennale.
quindi sei d' accordo con me nel dire che questa anassorbenza è una fregatura...
io vorrei mettere in guardia altri dal trovarsi nella mia situazione, per cui ho reso pubblica la mia esperienza.
sono la prima a dire che piani difettosi o incidenti possono accadere, la differenza sta nel come intervenire per risolvere i problemi. se la ditta si fosse adoperata per venirmi incontro avrei potuto parlarne bene, ma visto che alle mie richieste hanno risposto con un bel calcio nel "censured" credo che posso solo mantenere la mia posizione e sconsigliare caldamente la Stone Italiana.]

milu perugia ha scritto:
intanto io sto decidendo se andare avanti con la causa o no e da 2 anni vivo con un catino sotto il lavello

Fai un pò quello che vuoi, per darti un parere bisogna vedere delle foto. Se vuoi che ti diamo ragione perchè hai il catino sottto al lavandino ti diamo ragione.

Ma riuscite a:
- raccontare la vostra esperienza documentando con delle foto?

mamma mia ragazzi.

Re: stone italiana

#24
cescali69 ha scritto:Scusate se mi intrometto, ma vorrei capire bene... visto che sto accingendomi a comprare una cucina nuova e volevamo il piano non in laminato ma in qualche agglomerato naturale.
Quando dite che scolando la pasta bisogna aprire l'acqua fredda (cosa che faccio regolarmente...) lo dite perché nelle avvertenze d'uso dei lavandini in pietra o quarzo che siano, c'è scritto o perché "è buona norma / si sa... etc.." Quello che voglio dire, sono convinto che il rivenditore sia responsabile per eventuali mancanze nei montaggi ( sbagliati, non eseguiti come indicato dal produttore), E' responsabile anche di non specificare aspetti negativi, ma solo positivi di eventuali scelte di materiali per poter vendere di più.
Ma sono convinto che un produttore, nel caso specifico Stone Italiana, debba fornire materiali atti a reggere lo stress dell'uso a cui sono destinati. E' qui secondo me scatta la corresponsabilità del produttore. Insomma se la Stone italiana ha fornito un certificato di anassorbenza ( così dice l'utente) lo avrà fatto a ragion veduta. Oppure è in malafede e fornisce certificati giusto per tranquillizzare i clienti? Oppure in stile clausole polizze assicurative scrive le parti scomode in piccolo, in caratteri bianchi su sfondo bianco in modo che siano praticamente illeggibili :D.
Lo so nel forum ci sono parecchie lamentele a proposito del materiale in questione. Ma questo per me è un aggravante nei confronti di Stone Italiana. I clienti si lamentano, voi operatori del settore immagino abbiate segnalato i problemi alla Stone direttamente o tramite i loro agenti di zona. Allora mi domando perché il materiale è ancora commercializzato? Oppure perché non viene commercializzato con un bel Disclaimer scritto a lettere cubitali in modo che clienti e rivenditori non possano non accorgersi di tali caratteristiche negative?
In ultima analisi, nel caso specifico del lavandino spaccato, permettetemi di dissentire su alcune affermazioni. Lo faccio in modo pacato sperando di non urtare la sensibilità di nessuno. Un cliente, noi tutti siamo clienti ogni giorno, non può essere esperto di tutto quello che compra. Se si compra un lavandino in pietra ( o simili), e nel periodo di garanzia (l'utente denuncia la rottura circa dopo un anno) il lavandino si spacca, poco importa se si spacca lungo una linea di incollaggio, in mezzo, di lato, sopra ,sotto etc. Permettermi anche che la foto, farebbe capire meglio, ma una crepa è una crepa dove sia sia. Ah tutto ciò è valido se quello raccontato dall'utente è vero. Ma non ho nulla per dubitare il contrario. Quello che importa è che il lavandino è spaccato e deve essere sostituito o riparato in garanzia, visto la tempistica. Adesso se il rivenditore è fallito, non è più rivenditore del marchio, o quel che sia, il cliente ha tutto il diritto di rivolgersi alla azienda produttrice. O nel settore dei mobili le regole sono diverse? Se compro un cellulare e si rompe mi rivolgo al centro assistenza di quella marca. Se ho un'auto Fiat mi rivolgerò al concessionario dov'è l'ho acquistata o in un qualsiasi altro centro assistenza a marchio Fiat. In ogni caso in entrambi gli esempi, io, cliente riconosco il marchio del produttore e non certo il rivenditore.
Scusatemi se lo fatta lunga ma anni fa abbiamo avuto problemi con un vetro di un tavolo di una nota marca. Il rivenditore, un nostro amico, non riusciva ad ottenere l'attenzione necessaria tramite l'agente di zona. Allora ci siamo rivolti direttamente alla ditta, che seria qual'e ci ha sostituito il pezzo senza nessun problema. Certo, a fronte di un danno accertato, ma in pochissimo tempo abbiamo risolto.
milù perugia: finalmente un consumatore che non vuole farsi fregare

Re: stone italiana

#26
Solaria ha scritto:Forse Peppezi quello che non ha capito gran che di quello che ho detto sei tu :!:
Ho detto che spesso si usa aprire l'acqua fredda quando si scola la pasta per evitare di danneggiare le tubature e non il lavello in inox :!: :!: Tuttavia io l'ho fatto e non ho danneggiato nè le tubature nè nulla. Ho versato l'olio bollente quando non era ancora prevista la raccolta differenziata e non ieri :!:
Altra cosa che non hai ben chiara quando parli di shock termico. La cucina è un luogo operativo ed il lavello ha una funzione essenziale anche quando ti bruci e lasci andare la pentola e non deve essere previsto che il piano per questo spacchi o si crepi.Magari che si macchi ci sta ma non che si crepi rendendolo inutilizzabile. Non stiamo parlando di un piano di un mobile di salotto con i ninnoli di sopra, ma di un lavello cucina dove lo shock termico prima o poi si verifica. Per cui il materiale a mio avviso non è adatto all'uso.
Scrivi a tutte quelle aziende e riferisci chiaramente che vendono schifezze. Io sono 25 anni che li vendo e problemi di questo tipo ne vedo uno ogni 10 anni. Come in tutte le cose, o si ha l'accortezza di utilizzarle nel modo corretto o è inutile lamentarsi. Se hai paura dello shock termico compri l'acciaio, se hai paura che si graffì l'acciaio o non digerisci la pulizia dell'acciaio (e tu sei un illustre esponente dell'inox-trash :mrgreen: ) compri altro.
In questo caso, pirla il mobiliere che non ha avvertito la cliente delle controindicazioni, ma pirla pure chi dice che questi materiali non siano adatti alle cucine. Si può discutere se siano materiali ideali, migliori o peggiori di altri, ma dire che sono non idonei è una stupidaggine abbastanza palese.

PS: sarei proprio curioso di vedere il tuo recipiente degli oli esausti :mrgreen:
Ma va la!
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Re: stone italiana

#27
Peppezi ha scritto: In questo caso, pirla il mobiliere che non ha avvertito la cliente delle controindicazioni....
Concordo pienamente. Ma se un cliente si imbatte in uno di questi che deve fare? Prenderlo in quel posto? Il cliente, nel mobiliere ci vede il tramite di un marchio. Quindi sarebbe giusto, onesto, serio e responsabile che l'azienda produttrice del marchio si facesse carico del suo rivenditore pirla. Invece qui stiamo a discutere che il cliente farebbe bene a rinunciare al legale e a comprarsi un lavello nuovo. Mah si che sarà mai, qualche centinaio o addirittura migliaio di euro buttati nel cesso. Tanto il cliente può essere spremuto come un limone. Ma caxxo dico, per un'azienda quanto potrà costare il ripristino di un danno ( in questo caso un lavello nuovo)?. Avrebbe un cliente soddisfatto, quindi potenziale cliente in futuro. Pubblicità positiva nella cerchia sociale del cliente soddisfatto e nessuna pubblicità negativa nei vari social, forum etc.. Dopo di che l'azienda se lo riterrà opportuno andrà dal rivenditore pirla e gli farà quello che deve.
Sarebbe ora che lo stile italico di scaricare tutto sul cliente finale, finisse. Ma mi sa che sogno ad occhi aperti...

Re: stone italiana

#28
Il tuo discorso non fa una piega. Però andiamo al concreto. I costi di ripristino sono molto alti, ben più del materiale in se. Stone può fornire i materiali gratis, il trasformista può assemblare il lavello gratis, ma i costi del montaggio chi li paga? È una domanda, sia ben inteso. E voi non avete idea che casino comporti la sostituzione di quel lavello. Massima solidarietà al cliente, umanamente ha la mia totale solidarietà, però mi permetto di dire che il bersaglio è sbagliato, l'utilizzo idem (al netto della sphiga clamorosa), non si sono rispettate le norme minime perché chi di dovere, ha omesso di informare. Difficile se non impossibile ottenere un risarcimento per vie legali e in questo senso, il pragmatismo brutale di alcuni interventi è il consiglio migliore possibile. Io toglierei il lavello e magari con un po' di qulo, troverei un lavello da incasso compatibile con il foro già presente.
L'Ottocento - Stosa - Minimal Cucine
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Re: stone italiana

#29
Peppezi ha scritto:Il tuo discorso non fa una piega. Però andiamo al concreto. I costi di ripristino sono molto alti, ben più del materiale in se. Stone può fornire i materiali gratis, il trasformista può assemblare il lavello gratis, ma i costi del montaggio chi li paga? È una domanda, sia ben inteso. E voi non avete idea che casino comporti la sostituzione di quel lavello. Massima solidarietà al cliente, umanamente ha la mia totale solidarietà, però mi permetto di dire che il bersaglio è sbagliato, l'utilizzo idem (al netto della sphiga clamorosa), non si sono rispettate le norme minime perché chi di dovere, ha omesso di informare. Difficile se non impossibile ottenere un risarcimento per vie legali e in questo senso, il pragmatismo brutale di alcuni interventi è il consiglio migliore possibile. Io toglierei il lavello e magari con un po' di qulo, troverei un lavello da incasso compatibile con il foro già presente.
Ma infatti io sono per trovare una mediazione sempre. Noi qui stiamo discutendo avendo sentito solo la campana del cliente. Me ne rendo conto. Ma siccome mi e piaciuto il tono del suo post voglio pensare che i fatti così, come descritti, siano reali. Per carità immagino che per il cliente il massimo sarebbe avere il lavello nuovo come prima, ma magari con una sana buona volontà da parte di entrambe le parti si potrebbe trovare una soluzione che accontenti tutti. L'azienda con un esborso giusto ed il cliente magari con un lavello diverso, ma che gli piaccia comunque. In questo modo l'azienda dimostra che si fa carico del rivenditore pirla, Il cliente accettando una riparazione simile, non proprio quella che voleva, dimostra di aver riconosciuto il suo gesto incauto. Pari e patta ed amici come prima.

Re: stone italiana

#30
Nessun mobiliere ha risposto alla mia domanda, la ripeto.
Quei bellissimi maxilavelli in lastra sottile di inox reggono bene il peso del pentolone della spaghettata :?: :?: O è meglio che un lavello in inox non sia poi tanto grande :?: Quanto meno lo scolapasta nel lavello ce lo devi poggiare.

PS lo shock termico si ha anche in vicinanza del piano cottura.In dipendenza dal piano cottura le lingue di fuoco possono surriscaldare enormemente il piano in quarzo. Ma di cosa stiamo parlando..... :twisted: :twisted:
La sola fabbrica che non ha impatto ambientale è l'albero