


Solo due righe visto che sul visionario artista è stato scritto moltissimo.
La mostra sottolinea il suo rapporto privilegiato con l'Italia ed in particolare con Roma, dove vi si trasferì per un periodo cruciale della sua vita, giovanissimo, dal 1923 al 1935, che lui stesso definì 'i migliori della mia vita'.




In quegli anni Roma fu il punto di partenza di una serie di suggestive peregrinazioni per l'Italia del sud accompagnato da amici con cui condivideva gli stessi interessi, alla scoperta delle bellezze paesaggistiche nascoste lungo l'Appennino (Calabria, Abruzzo, Sicilia, e prima ancora Toscana).
Tra tante, ci restano una serie di xilografie, quelle dei paesi fantasma di Pentedattilo nell'Aspromonte o di Castrovalva, nell'Aquilano (sotto) dove l'elemento naturalistico è ridotto e semplificato secondo sviluppi sperimentali successivi, tutta solidi ed incastri di volumi e figure, con prospettive che 'non chiudono'.




I proprietari successivi però, non solo decisero di posarvi sopra un parquet, ma negli anni '90 decisero di smantellarlo, depositandolo, smontato, in un luogo non visibile.
Peccato - per la città di Roma - non aver ripristinato l'originale pavimento e di non aver istituito un piccolo museo nell'appartamento abitato da Escher, acquistandolo dai proprietari.
Un'altra occasione perduta, che forse in altri paesi si sarebbe riuscita a cogliere.




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Info mostra:
http://chiostrodelbramante.it/info/escher/