Re: La crisi nel settore cucine

#16
Ok "tycoon"!Ho capito la tua esperienza:il forum é pieno di queste situazioni,ma non é proprio di questo di cui io volevo parlare.
Ripeto il concetto.
C'è una situazione di crisi:a vostro avviso (mi riferisco ai "consumatori"),le aziende e con loro i punti vendita (escludo la grande distribuzione) stanno interpretando nel modo "corretto" con i loro prodotti e con i loro servizi la "nuova" situazione ?(é evidente che in ciò includo anche la trasparenza!).
I "nuovi prodotti" quelli a cui mi riferivo nel mio post precedente,riescono a soddisfare le vostre aspettative in termine di immagine e qualità?
I rivenditori a cui vi rivolgete vi "trasmettono' lo stesso impegno a prescindere dal vostro budget, oppure davanti ad una domanda diciamo "economicamente più contenuta" tendono a essere più "superficiali"?
Riescono a comunicarvi in modo chiaro e soddisfacente la produzione "nata" per essere più accessibile?
Può esserci ancora in questa situazione, una differenza tra il rivenditore "tradizionale" e la grande distribuzione oppure,come ha accennato Q in un suo post precende,l'imperativo del costo contenuto possa escludere per molti la possibilità di rivolgersi per i propri acquisti e per la cucina in particolare alla rete commerciale tradizionale?
ciao
cla56
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Re: La crisi nel settore cucine

#17
Secondo me dipende sempre dalle esigenze e dal dudget di ogniuno, non ne faccio un discorso grande o piccola distribuzione, e logico che se ho un bdg per una cucina economica non mi sogno si andare da un rivenditore di Valcucine o simili, ma andró scendendo man mano di qualità/prezzo. Forse per l'esperienza che ho raccontato, essendo andato già con le idee chiare , non ho avuto modo di approfondire questo argomento, ma abbiamo chiacchierato delle mie esigenze, mostrato i vari tipi di materiale e anche consigliato sulla bontà si uno piuttosto che dell'altro, questo è il valore aggiunto che, almeno io, cerco.
Per come la penso io il vs settore ha vissuto per anni trainato da un mercato immobiliare che andava, adesso é un po' in stallo e di conseguenza ne risentite, ma dovete puntare sulla professionalità e su una gamma di arredi che vi permetta di spaziare e avere un bacino di utenza maggiore
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Re: La crisi nel settore cucine

#18
Ciao,
io sono daccordo con tycoon, dipende sempre dal budget e da quello che si cerca.
Dal mio punto di vista il riveditore tradizionale ha e avrà sempre una carta in più da giocare (deve però essere in grado di giocarla bene), la professionalità e l'esperienza nel consigliare il consumatore, che la GD a volte non ha. Quando ho dovuto decidere per la cucina mi sono ovviamente imposto un budget, ma sono comunque andato a vedere Valcucine e anche la GD, per rendermi conto anche della differenza nell'affrontare le singole esigenze del consumatore.
Mi è capitato più di una volta di entrare in una negozio della grande distribuzione chiedere informazioni su un prodotto ed imbattermi in una persona che non ne sapeva niente, sapeva solo dirmi il prezzo, il colore e il tan e il taeg dell'eventuale finanziamento.
Come dice tycoon dovete tener duro e puntare proprio sul servizio e i prodotti che siete in grado di proporre.
ciao

Re: La crisi nel settore cucine

#19
credo ci siano tante componenti di questa crisi:

- la crisi vera e propria, pochi soldi nelle famiglie. qua il discorso è ovviamente politico.
- di conseguenza la crisi del settore immobiliare e da qui... crisi del settore del mobile.
- una virata al "consumismo" nel settore del mobile (il mobile è "usa e getta" o per i più raffinati "usa e ricicla"). e questa è un'arma a doppio taglio: da un lato più si consuma e più si produce e quindi vende. dall'altra si sminuisce il valore del mobile stesso e la considerazione di esso da parte del cliente (che è diventato un consumatore anche per il settore del mobile), il quale sarà sempre più indirizzato verso mobili di... "consumo", scarso valore e ancor più scarso servizio (consulenza, progettazione, montaggio, post-vendita ecc ecc).
- questa "virata al consumismo" porta anche alla scissione in due della figura del progettista-venditore. da un lato nascono progettisti che non vendono. e dall'altro sempre più negozi senza progettisti ma semplici "cassieri".
- i punti vendita con i "furbetti da preventivo poco chiaro" avranno vita brevissima. il cliente è sempre più attento a questo aspetto. non lo si fa più fesso tanto facilmente. oltretutto questo servizio in più che il punto vendita dovrebbe avere e che si vanta di avere è veramente rarissimo, ma rarissimo eh, trovarlo veramente professionale e competente. che senso abbia poi non rilasciare i progetti prima del primo acconto da parte del cliente... boh... non l'ho mai capita.
- noto inoltre la nascita di prodotti che hanno come obiettivo smaccatamente la riduzione dei costi. la vedo sempre come un'arma a doppio taglio.

dal mio punto di vista, se il rivenditore di mobili offrisse il servizio di consulenza e progettazione come una voce indipendente del preventivo, eventualmente da "acquistare" anche a parte rispetto ai mobili (ma che fosse veramente valido però questo servizio!) non sarebbe una cosa negativa. potrebbe anche nascere una "nuova" figura professionale, che sarebbe appunto quella di chi cura il progetto, sempre però all'interno dello stesso negozio. solo in secondo tempo si passerebbe al venditore (che certo non sarebbe uno sprovveduto ma cmq una figura diversa). insomma chi vuole il sevizio di progettazione se lo paga. chi invece arriva già con la sua lista della spesa, ben venga, non avrà questa voce nel preventivo. tutto all'interno del negozio però.
insomma, se il valore aggiunto del negozio "tradizionale" è la consulenza, la progettazione e tutti questi servizi... per dargli valore e differenziarlo dal resto questo servizio bisogna farlo pagare! altrimenti sarà sempre meno considerato. come far tornare i conti... ce la si fa.

un pò disordinato e sconclusionato ma questa è un pò l'idea che mi son fatto...

a proposito: il gusto per la bellezza, anche nel settore arredamento, che c'è in italia, all'estero se la sognano. manco sanno cosa sia. ecco, spero che questo non vada perduto.
"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori"

Re: La crisi nel settore cucine

#20
lariosto77 ha scritto: - i punti vendita con i "furbetti da preventivo poco chiaro" avranno vita brevissima. il cliente è sempre più attento a questo aspetto. non lo si fa più fesso tanto facilmente. oltretutto questo servizio in più che il punto vendita dovrebbe avere e che si vanta di avere è veramente rarissimo, ma rarissimo eh, trovarlo veramente professionale e competente. che senso abbia poi non rilasciare i progetti prima del primo acconto da parte del cliente... boh... non l'ho mai capita.

...qui non mi trovi d'accordo... diremo che sono almeno 40 anni che ci sono questi punti vendita e vendono e vendono pure tanto... alle volte più dei "normali"... taluni hanno uno scopo soprattutto come primo impianto ma non disquisirei di questo aspetto... la realtà è che tu scrivi qua su internet e sei una persona ritengo colta eccetera ma non tutti sono così avveduti, non tutti si informano... e tanti tanti ci cascano.

in rif a Cla ed alla trasparenza dei produttori devo dire che da un lato per via della legge dall'altro perchè è giusto così negli ultimi 5 anni si è molto fatto per la scheda prodotto e per la trasparenza... mi ricordo ancora una delle prime schede (obbligatorie) di un noto produttore di zg/zn... pannello di particelle di legno superficie in materiale plastico... grande... con questo copri dall'impiallacciato, al pvc, al laccato... copri tutto.... :D

cerco di rispondere a cla... secondo me il 99% della gente che passa per la strada non ha la minima idea di che ditta sia valcucine... forse lo intuisce si e no per via della parola "cucine"... e valcucine è quella che tutto sommato qualcosa in pubblicità ti da: la versione "economica" demode è assolutamente non nota e se non c'è un rivenditore che te la spiega puoi fare tutti gli sforzi per abbassare i costi che vuoi che tanto non se ne accorge nessuno....ma non sarebbe un male in se solo che c'è il rischio che il cliente "ignorante" (nel senso che ignora) pensa molte volte inconsciamente che una lube sia migliore di una demode proprio perchè la pubblicità serve a questo scopo
Pax tibi Marce

Re: La crisi nel settore cucine

#21
Dai sù pian pianino qualcosa si stà muovendo anche se mi sarei atteso un pò più di partecipazione.... vediamo :)
Comunque per cortesia cercate di ignorare la mia firma :wink: e teniamo il discorso il più ampio possibile,magari riportando anche esperienze personali sia se si è operatori che consumatori:certo sarebbe interessante avere il contributo anche delle aziende...ma quì la vedo veramente difficile.
Dagli interventi che ci sono stati viene fuori comunque già una risposta ad uno dei miei quesiti che per certi versi poteva essere scontata me riaffermarla é confortante:i servizi sono e rimangono il punto di forza del punto vendita tradizionale soprattutto nell'ambiente cucina.
La grande distrìbuzione non é in grado di fornire un'adeguata assistenza pre e post vendita in un ambiente prettamente progettuale quale la cucine é.Può fare solo un'offerta strettamente commerciale con prodotti "semplici" cioè con scarsa modularità e poche finiture.Certo ci si potrebbe rivolgere alla G.D.avendo già un progetto (mi torna in mente quello di Lietta) però onestamente quanti hanno la sua competenza e capacità nell'affrontare un simile impegno pertanto torna in ballo quanto detto da "Lariosto":disgiungere il progetto (a pagamento) dal prodotto o meglio avere l'uno e l'altro nella stessa struttura commerciale ?
E' chiaro che la prima soluzione (progetto a pagamento)in linea di massima non è praticabile a meno chè si svolga in un abito strettamente professionale,quindi niente negozio!

La seconda sì,ma non basta perchè comunque rimane da affrontare la questione costi del prodotto per poter "chiudere il cerchio" altrimenti il cliente/consumatore starà sempre con un piede di là (GD) e uno di quà (negozio tradizionale) cercando di "prendere" ciò che gli conviene da una parte e dall'altra.
Quindi torno al prodotto,alla capacità delle aziende di creare prodotti (come ho già detto) più accessibili ma che mantengano quei requisiti di affidabilità,progettualità senza i quali il rivenditore,(ai quali si affiderà un'adeguata divulgazione ed informazione quanto mai necessaria in questo caso) non potrebbe esprimere le proprie capacità.
cla56

@"Q" il tuo ultimo esempio é molto pertinente!
Per informazioni su Valcucine,Arredo3...vedi http://www.arredamento.it/forum/viewtop ... =8&t=73040
https://www.facebook.com/casavivaroma/

Re: La crisi nel settore cucine

#22
cla56 ha scritto: La grande distrìbuzione non é in grado di fornire un'adeguata assistenza pre e post vendita in un ambiente prettamente progettuale quale la cucine é.Può fare solo un'offerta strettamente commerciale con prodotti "semplici" cioè con scarsa modularità e poche finiture.Certo ci si potrebbe rivolgere alla G.D.avendo già un progetto (mi torna in mente quello di Lietta)

a me viene in mente il progetto che il mobiliere ha appena lasciato a lariosto :lol:

comunque il passo per portare la GD a dare un servizio pari a quello del mobiliere tradizionale è piuttosto breve... in poche parole basta un venditore preparato sul prodotto, montatori non a cottimo e uno che prende le misure bene... cose che tra parentesi non si trovano neanche in (troppi) negozi tradizionali.
Pax tibi Marce

Re: La crisi nel settore cucine

#23
Intanto grazie per gli interventi, molti son punti di vista radicalmente diversi dal mio (per forza di cose limitato all esperienza mia e di qualche mio amico) e mi aiutano ad avere un quadro più generale della situazione, our restando distante da ogni possibilità di formulare una ipotesi.

Faró delle domande molto (deliberatamente) terra terra..
Comincio con questa: È possibile che l'amore talvolta fanatico per il bel mobile, molto atavicamente italico, sia anche un po' vittima del chiamiamolo cosmopolitismo? E che il mobilio alla "censured" da contract che trovi in America (parlo di america perché è una situazione che un po' conosco) così come in un miliardo di altri paesi evoluti abbia influenzato anche noi, fino a farci trovare accettabile il livello proposto dalla GDO?
Mi scuso se magari ho scritto convoluto ma dal cell è una tragedia rileggere - spero su capisca comunque :D

Re: La crisi nel settore cucine

#24
Fabietty ha scritto: Faró delle domande molto (deliberatamente) terra terra..
Comincio con questa: È possibile che l'amore talvolta fanatico per il bel mobile, molto atavicamente italico, sia anche un po' vittima del chiamiamolo cosmopolitismo? E che il mobilio alla "censured" da contract che trovi in America (parlo di america perché è una situazione che un po' conosco) così come in un miliardo di altri paesi evoluti abbia influenzato anche noi, fino a farci trovare accettabile il livello proposto dalla GDO?
Mi scuso se magari ho scritto convoluto ma dal cell è una tragedia rileggere - spero su capisca comunque :D

le mode sono governate dalla pubblicità... ma diremo che la moda è un affare tutto italiano.... gli altri, dietro, rincorrono... gli unici esempi "contrari" che mi vengono in mente sono gli arredi etnici e forse i gusti barocchi dei russi e sceicchi di fronte ai quali (dollari) ci si piega volentieri.

seconda domanda: di fronte al denaro diventa bello anche quello che bello non è.... ci sono delle ragioni secondo me di hobbismo e fai da te ma per giustificare la mia affermazione basta vedere i pareri non tecnici che spesso vengono espressi verso ikea ... penso in particolare al pax... allora il pax è l'armadietto più essenziale e standard che mente umana possa concepire: 2 fianchi, 2 coperchi fondo, uno schienale ed un'anta... c'è gente alla quale questo modello piace... ma come fai (dico io) a dire che è bello? eppure poi indaghi ed il bello non è poi tanto bello ma sai per 60 euro diventa bello...
Pax tibi Marce

Re: La crisi nel settore cucine

#27
Fabietty, perdonami, trovo che la domanda non sia affatto "terra-terra".
A meno che l'uso del termine "terra" voglia per assonanza richiamare il termine "fondamento" così da ribaltare la definizione da te data (domanda terra-terra ovverosia .... fondamentale :mrgreen: )

Assistiamo certamente ad una importante modificazione della percezione del bello, nel mobile ma non solo. Che cos'è il bello? "Ciò che piace", la scontata risposta. Ma è davvero soltanto così? Non è un po' troppo soggettiva?
Anche prescindendo da tale classico dilemma, quando il bello viene svuotato di significato, appiattito, costretto all'angolo, sovrastato dal puro e semplice calcolo monetario ..... allora è comprensibile che le proposte e i servizi della GDO ci appaiano sufficienti e accettabilissimi e crediamo di fare l'acquisto ideale, economico, pratico e, se non bello, perlomeno gradevole.
Almeno l'illusione del bello deve rimanere, anche nell'offerta della gdo: vedi ad esempio con quanta cura ikea realizza il suo catalogo :lol: :wink:

Il cosmopolitismo cui accenni credo sia più un arrendersi ed uniformarsi al "gusto" o meglio alla mentalità della potenza economica mondiale del momento, quella che può permettersi la maggiore diffusione ottenendo il maggior grado di assenso.
L'egemonia di tale mentalità può essere contrastata solo se si è consapevoli, come singoli e come nazione, del valore della propria "differenza", per questo dico che la crisi economica non è l'ultima parola.
Purtroppo è proprio tale consapevolezza che ci difetta ..... :|

(Spero che la risposta sia pertinente)
Dove sta una rosa e innanzitutto dove sta il vento? Il vento è tutto sempre fuori di sé, cioè folle. La follia è la foglia al vento e folle è proprio colui che si perde nel vento, come le foglie e i fiori degli alberi. (A. Conte)

Re: La crisi nel settore cucine

#28
Fabietty ha scritto:@ Q: quindi secondo te è solo una questione di ridotta capacitá di spesa?

diremo che (per ora poi ci penso meglio) individuo 4 ragioni che peggiorano la situazione dell'arredo rispetto ad altri settori

1) ridotta capacità di spesa reale o PERCEPITA (questo però sarebbe un aspetto che tocca non solo l'arredo ma an
che altri settori)
2) gusto del fai da te bricolage eccetera (questo vale per ikea e leroy self e menate)... non so quanto sposta realmente la spesa dalla cucina ma sicuramente toglie molti complementi, armadietti, scarpiere, led, tavolini, poltrone dalle vendite dei mobilieri standard.
3) cambio degli status symbol (una volta la casa e l'arredo lo erano ora molto meno forse solo al Sud ma meno anche li)
4) accresciuto interesse verso l'entrateinment (o come cacchio si scrive)... in pratica il risparmio si concentra più su un televisore, un ipad, un viaggio..

...gli ultimi 2 punti secondo me spiegano perchè c'è crisi per tutto ma non per Apple/Samsung
Pax tibi Marce

Re: La crisi nel settore cucine

#29
Grazie Q

Sui tuoi punti 3/4 aggiungo peró che Apple e Samsung hanno il non insignificante aiuto di modelli di distribuzione/vendita irreplicabili in altri settori (quanto gente con l'iPhone lo ha comprato in negozio, pagandolo i suoi 659 euro sull'unghia?)
Mi pare sia Un po' come se Miele e Barilla si mettessero d'accordo e in cambio di un vincolo ad acquistare trenta chili di pasta al mese per i prossimi trent'anni mi allungassero un bel pc induzione (quello Figo tutto con la free induction :D )

Re: La crisi nel settore cucine

#30
Ciao my

Si si terra terra nel senso di ultra basica (una delle prossime sarà: "quanto ha inciso il mobiliere cafone e autoreferenziale nello spingervi a scegliere qualcosa di diverso rispetto a quanto originariamente ipotizzato, financo alla GDO?" :mrgreen: )