Mi accodo a quelli che negli showroom aziendali, flagship, e monomarca si aspetterebbe di vedere un po' tutto (certo non i colori ma i modelli si)
E diró di più, non son mai stato deluso, ma mi sarei sorpreso a non trovare i prodotti bandiera. E nello specifico trovo financo bizzarro che il monomarca kartell non avesse quella cassettiera... A momenti ce l'ha anche il mio fruttivendolo
Poi chiaramente per le cucine il discorso si fa evidentemente più complesso
Re: La crisi nel settore cucine
#272forse perchè ogni uno ha un piede differente ed un cuIo diverso e quindi se per me un 43 mitzuno xxx mi va bene non è detto che mi vada bene neanche il 43 mitzuno yyy....infatti mi chiedo come passano funzionare esercizi tipo zalando... comunque io capisco che prima di spendere uno debba vedere quello che non capisco è il dire "tu negozio dovresti essere già chiuso perchè non tieni neanche il modello xxx che tanto ti costa una stupidata".... insomma mi sembra un discorso un po' sempliciotto... io invece sinceramente non vorrei mai fare il rivenditore perchè credo che tutto sommato non ci siano tutti questi margini, i rischi siano palesi, il futuro notevolmente più incerto che in altri esercizi, gli investimenti tanti, i ritorni lenti... insomma un lavoro di m_rda.capperugiola ha scritto: Chissà perchè in un negozio di abbigliamento o appunto di scarpe non ci si accontenta di vedere la merce sul catalogo....
Pax tibi Marce
Re: La crisi nel settore cucine
#273q io non ho mai detto questo ,dico solo che da un negozio del genere mi sarei aspettata un altro tipo di approccio al cliente e sinceramente ero convinta ,forse scioccamente,che in un negozio monomarca tenessero tutti i modelli in campionarioqsecofr ha scritto:forse perchè ogni uno ha un piede differente ed un cuIo diverso e quindi se per me un 43 mitzuno xxx mi va bene non è detto che mi vada bene neanche il 43 mitzuno yyy....infatti mi chiedo come passano funzionare esercizi tipo zalando... comunque io capisco che prima di spendere uno debba vedere quello che non capisco è il dire "tu negozio dovresti essere già chiuso perchè non tieni neanche il modello xxx che tanto ti costa una stupidata".... insomma mi sembra un discorso un po' sempliciotto... io invece sinceramente non vorrei mai fare il rivenditore perchè credo che tutto sommato non ci siano tutti questi margini, i rischi siano palesi, il futuro notevolmente più incerto che in altri esercizi, gli investimenti tanti, i ritorni lenti... insomma un lavoro di m_rda.capperugiola ha scritto: Chissà perchè in un negozio di abbigliamento o appunto di scarpe non ci si accontenta di vedere la merce sul catalogo....

The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
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Re: La crisi nel settore cucine
#274Ma tutto questo cosa c'entra con la crisi del settore cucine?
Si stanno confrontando pere con mele, settori che nulla hanno in comune nelle logiche, nei costi, nel funzionamento, nelle modalità di vendita.
Retail, flagship, wholesale, franchising e tante altre belle parole sono caratteristiche distintive di tanti settori, a partire dal lusso fino al negozio di accessorize, ma NULLA, proprio NULLA, hanno a che fare con il settore cucine.
Il settore cucine è molto semplice... Ci sono i produttori, i rappresentanti di zona e i rivenditori, più o meno grandi, mono o multimarca. Stop.
È pura utopia pensare che un rivenditore possa avere tutta la collezione in esposizione, per non parlare dei colori. Si deve per forza scegliere, e, per certi versi, anche fare delle scommesse... Totalmente parte del rischio d'impresa del rivenditore, ovviamente supportato dal produttore sotto svariate forme (dilazioni, premi, etc...).
Nel settore del mobile delle grandi marche in Italia non esiste la vendita diretta. Non è neanche pensabile trovare negli show room delle aziende stesse tutte le collezioni disponibili.
E questo per una semplice e sola ragione... Il costo.
Una cucina immobilizzata ha un costo enorme. Figuratevi mettere in piedi e mantenere gli show room che qualcuno di voi ha in testa con tutti i modelli e i colori disponibili



Si stanno confrontando pere con mele, settori che nulla hanno in comune nelle logiche, nei costi, nel funzionamento, nelle modalità di vendita.
Retail, flagship, wholesale, franchising e tante altre belle parole sono caratteristiche distintive di tanti settori, a partire dal lusso fino al negozio di accessorize, ma NULLA, proprio NULLA, hanno a che fare con il settore cucine.
Il settore cucine è molto semplice... Ci sono i produttori, i rappresentanti di zona e i rivenditori, più o meno grandi, mono o multimarca. Stop.
È pura utopia pensare che un rivenditore possa avere tutta la collezione in esposizione, per non parlare dei colori. Si deve per forza scegliere, e, per certi versi, anche fare delle scommesse... Totalmente parte del rischio d'impresa del rivenditore, ovviamente supportato dal produttore sotto svariate forme (dilazioni, premi, etc...).
Nel settore del mobile delle grandi marche in Italia non esiste la vendita diretta. Non è neanche pensabile trovare negli show room delle aziende stesse tutte le collezioni disponibili.
E questo per una semplice e sola ragione... Il costo.
Una cucina immobilizzata ha un costo enorme. Figuratevi mettere in piedi e mantenere gli show room che qualcuno di voi ha in testa con tutti i modelli e i colori disponibili

Re: La crisi nel settore cucine
#275Dagli ultimi venti messaggi che ho letto non mi pareva tanto chiaro, visti gli esempi del carrellino Kartell o il negozio di scarpe, ma va beh...
Detto ciò, il discorso sul lato finanziario non è invece così semplice come sembra... Se il tuo obiettivo è solo quello di capire dove sta il margine di una cucina tra quello che costa alla produzione e quanto costa al cliente finale, non si arriva da nessuna parte. Sono le singole strutture dei costi di tutte le parti attive di una catena produttiva/distributiva da monte a valle a darti le risposte, non il costo di una cucina.
Il margine operativo lordo di un'azienda che produce mobili è normalmente inferiore al 10%, più vicino al 5%, soprattutto negli ultimi anni.
E questo cosa vuol dire?
Analizzato da solo.... Nulla...
Potrebbe voler dire che il produttore di una cucina, dopo tutti gli sbattimenti del caso, si porta a casa anche meno del 5% di quello che incassa, visto che poi ci deve pagare le tasse.
E lo stesso giochino potremmo farlo analizzando il bilancio di un rivenditore, anche se qui, e non me vogliano gli amici mobilieri del forum, è un po' più difficile per le "particolarità" dei metodi di vendita in Italia...
Non è un sistema così perfetto e schematizzabile, anche perché ogni singolo rivenditore e produttore ha una struttura di costi diversi.

Detto ciò, il discorso sul lato finanziario non è invece così semplice come sembra... Se il tuo obiettivo è solo quello di capire dove sta il margine di una cucina tra quello che costa alla produzione e quanto costa al cliente finale, non si arriva da nessuna parte. Sono le singole strutture dei costi di tutte le parti attive di una catena produttiva/distributiva da monte a valle a darti le risposte, non il costo di una cucina.
Il margine operativo lordo di un'azienda che produce mobili è normalmente inferiore al 10%, più vicino al 5%, soprattutto negli ultimi anni.
E questo cosa vuol dire?
Analizzato da solo.... Nulla...
Potrebbe voler dire che il produttore di una cucina, dopo tutti gli sbattimenti del caso, si porta a casa anche meno del 5% di quello che incassa, visto che poi ci deve pagare le tasse.
E lo stesso giochino potremmo farlo analizzando il bilancio di un rivenditore, anche se qui, e non me vogliano gli amici mobilieri del forum, è un po' più difficile per le "particolarità" dei metodi di vendita in Italia...
Non è un sistema così perfetto e schematizzabile, anche perché ogni singolo rivenditore e produttore ha una struttura di costi diversi.
Re: La crisi nel settore cucine
#276Lietta ascolta, apriti un negozio. Forse io sarò murato dentro il negozio e quindi non ci arrivo, a sto punto tu che hai capito tutto perché non lasci le texture e ti metti in gioco? Poi per spiegarti come funziona il mondo delle cucine ci vorrebbe un trattato, ma la tua solita arroganza ti impedirebbe di capire perché tanto sai solo insultare la categoria e fare bieca dietrologia.
I costi di allestimento delle mostre sono spesso a carico del produttore. Il produttore ha il vantaggio di avere il margine fisso sul venduto che non si tocca, il venditore non ha margine fisso perché c'è la contrattazione, duemila variabili, i servizi, i costi variabili di trasporto e montaggio e tanto altro ancora. Il margine che ti resta è sufficiente per campare e pagare fornitori, affitti e tasse finchè le quantità di venduto sono X. Se il mercato cala, c'è poco da fare. Non puoi fare leva sui margini perchè la concorrenza è spietata, quindi devi ridurre i costi e spesso anche mettere di tasca. In questo senso, cerchi di campionare quello che il mercato chiede, non la cassettiera che un giorno un amante del genere potrebbe comprare per caso.
Ora se lo capisci bene, se non lo capisci è uguale.
I costi di allestimento delle mostre sono spesso a carico del produttore. Il produttore ha il vantaggio di avere il margine fisso sul venduto che non si tocca, il venditore non ha margine fisso perché c'è la contrattazione, duemila variabili, i servizi, i costi variabili di trasporto e montaggio e tanto altro ancora. Il margine che ti resta è sufficiente per campare e pagare fornitori, affitti e tasse finchè le quantità di venduto sono X. Se il mercato cala, c'è poco da fare. Non puoi fare leva sui margini perchè la concorrenza è spietata, quindi devi ridurre i costi e spesso anche mettere di tasca. In questo senso, cerchi di campionare quello che il mercato chiede, non la cassettiera che un giorno un amante del genere potrebbe comprare per caso.
Ora se lo capisci bene, se non lo capisci è uguale.
L'Ottocento - Stosa - Minimal Cucine
Ripariamo cucine a gas...a domicilio
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Re: La crisi nel settore cucine
#277costi di magazzino, effettivamente è OT
ma mi permetto di scrivere che c'è una ragione ben precisa per cui le imprese commerciali usano tecniche di calcolo dei costi come il DPP dove si da molta importanza alle spese di magazzino (e esposizione).
Questi costi a volte sono molto rilevanti e a loro si aggiunge il rischio "obsolescenza" di ciò che si ha in magazzino e il rischio "liquidità" per il loro acquisto.
Non è mica facile gestire l'assortimento.
Saluto dicendo che al Sony Store del Rockefeller Center di New York (quindi: vetrina mondiale!)
non solo non avevano neanche un pezzo della Nex-Vg10 (una videocamera, sono passato in negozio proprio per comprarla)
ma non avevano neanche lo schermo protettivo per il mio tablet.
Buona notte
ma mi permetto di scrivere che c'è una ragione ben precisa per cui le imprese commerciali usano tecniche di calcolo dei costi come il DPP dove si da molta importanza alle spese di magazzino (e esposizione).
Questi costi a volte sono molto rilevanti e a loro si aggiunge il rischio "obsolescenza" di ciò che si ha in magazzino e il rischio "liquidità" per il loro acquisto.
Non è mica facile gestire l'assortimento.
Saluto dicendo che al Sony Store del Rockefeller Center di New York (quindi: vetrina mondiale!)
non solo non avevano neanche un pezzo della Nex-Vg10 (una videocamera, sono passato in negozio proprio per comprarla)
ma non avevano neanche lo schermo protettivo per il mio tablet.
Buona notte

lavastoviglie Rex TT992, frigorifero Panasonic Nr-B30Fx1, miscelatore Acquerelli di Nobili, top Hanex, piano cottura induzione Bosch PIB672E14E, forno Hotpoint Luce FK1041L, tv piccola Samsung UE32ES6100PXZT, parquet Skema, porte Pail
Re: La crisi nel settore cucine
#278Lietta ha scritto:E bestiale come parti sempre inc.azzato quando intervengo io a dir qualcosaPeppezi ha scritto:Lietta ascolta, apriti un negozio. Forse io sarò murato dentro il negozio e quindi non ci arrivo, a sto punto tu che hai capito tutto perché non lasci le texture e ti metti in gioco? Poi per spiegarti come funziona il mondo delle cucine ci vorrebbe un trattato, ma la tua solita arroganza ti impedirebbe di capire perché tanto sai solo insultare la categoria e fare bieca dietrologia.
I costi di allestimento delle mostre sono spesso a carico del produttore. Il produttore ha il vantaggio di avere il margine fisso sul venduto che non si tocca, il venditore non ha margine fisso perché c'è la contrattazione, duemila variabili, i servizi, i costi variabili di trasporto e montaggio e tanto altro ancora. Il margine che ti resta è sufficiente per campare e pagare fornitori, affitti e tasse finchè le quantità di venduto sono X. Se il mercato cala, c'è poco da fare. Non puoi fare leva sui margini perchè la concorrenza è spietata, quindi devi ridurre i costi e spesso anche mettere di tasca. In questo senso, cerchi di campionare quello che il mercato chiede, non la cassettiera che un giorno un amante del genere potrebbe comprare per caso.
Ora se lo capisci bene, se non lo capisci è uguale.
Ma quale dietrologia, io mi faccio solo delle semplici domande. Non ce l'ho con i mobilieri, non ce l'ho con te, ma ogni volta rimango sorpresa dall'atteggiamento difensivo e poco critico di questa categoria. Qui sul forum per lo meno.
C'è sempre qualcosa da difendere, sempre qualcosa da giustificare. Ma per la miseria, se le cose vanno male, la colpa non è sempre solo del governo ladro!
Oh, se io, imprenditrice, rimango senza lavoro, la prima a cui dò la colpa è me stessa, che non sono stata capace di far funzionare il mio progetto, nonostante le diffcoltà. Si sbaglia, si impara dagli errori, si ricomincia.
Io la vedo così. E' un concetto un po' calvinista del lavoro, ma è l'educazione che ho ricevuto.
Condivido e quoto. Ottimo intervento.
Re: La crisi nel settore cucine
#279Parto incazzatato perchè tu parti sempre dal presupposto che c'è sempre del torbido dietro i mobilieri. Lo sotto intendi a ogni intervento, lo hai già fatto capire in tutte le salse. L'ultimo intervento poi è di una arroganza micidiale, come se il mobiliere appartenesse a chissà quale casta chiusa intellettualmente. Dietro tanti mobilieri ci sono fior di lauree e studi, aggiornamenti continui e voglia di mettersi in discussione ogni giorno. Ma tu hai il brutto vizio di metterti su un gradino superiore. Te lo hanno già fatto notare, ma continui con questi atteggiamenti di scherno. Te lo ripeto, se tu hai capito tutto, apriti un negozio e vedrai come le tue certezze crolleranno. Se il mercato si contrae perché non ci sono soldi, perché la disoccupazione è al 13%, perché la gente non si sposa più, perché crolla il mercato immobiliare, le tasse ti tormentano e le banche non ti fanno credito hai ben poco da fare. Il mercato diventa troppo stretto per tutti, chi ha le spalle larghe forse sopravvive, chi ha il coraggio di ristrutturarsi forse si troverà pronto quando il mercato ricomincerà a crescere, ma le capacità nel mondo del mobile non sempre sono sufficienti. C'è gente che gira 30 negozi per risparmiare 5€ in una sedia e qualcuno ci casca e molla pur sapendo che sotto un determinato margine realizzi una perdita. I mobilieri, come tutte le categorie, sono composti da una certa percentuale di farabutti, di incompetenti e di gente professionale e onesta. Di solito vengono premiati i primi, quindi che autocritica dovrei fare? È il mondo che va così, ma se non credessi nel mio lavoro non starei qui a perdere tempo con te che rappresenti l'esatto opposto di come vorrei i miei clienti.
L'Ottocento - Stosa - Minimal Cucine
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Re: La crisi nel settore cucine
#280il negozio di scarpe è colpa mia ma era solo un paragone. kartel non fa cucine ma il problema expo e costi correlati è uno dei problemi che affligge il settore arredamento ed il sottosettore cucine è in particolare il più afflitto in quanto particolarmente costoso e particolarmente su misura. Mi scuso per l'ot ma non pensavo che bisognasse per forza rimanere su paletti così stretti.Steve1973 ha scritto:Dagli ultimi venti messaggi che ho letto non mi pareva tanto chiaro, visti gli esempi del carrellino Kartell o il negozio di scarpe, ma va beh...![]()
Chi paga le mostre? dipende: generalmente il rivenditore... ovvio: il negozio è tuo... poi con vari gradi di sconto/contributo siccome è visto come un investimento comune ci sono interventi della casa produttrice: non la farei neanche una questione di margini anche se è chiaro che sulla singola cucina chi sulla carta ha il margine maggiore è l'ultimo che vende: ci sono delle ditte che hanno fatto e fanno grosse agevolazioni per la mostra ci sono ditte che se ne fregano in un certo senso e ti danno solo uno sconto minimo o 60gg in più di pagamento. E' chiaro comunque che qualsiasi politica tu segua poi a fine anno deve esserci il ritorno quindi se ti "regalo" la mostra è chiaro che a fine minestra ho fatto i conti per poter rientrare dell'investimento e guadagnarci.
detto questo comunque di questi tempi margini ce ne sono pochissimi, gente nei negozi poca, campionature rarissime, diffidenza verso le nuove proposte tanta.
soluzione per il settore arredo? iva agevolata come per la prima casa per gli aventi diritto: comporterebbe un gettito iva nettamente inferiore allo Stato (e questo spaventa) ma ci sarebbe un recupero importante di lavoro nero con conseguente recupero su ires,irap,irpef...e chiaramente un forte aiuto alle nuove coppie...ci vuole coraggio ma sarebbe sicuramente una manovra più seria della ridicola rottamazione.
Lietta scusa non so perchè ma pensavo tu avessi già lavorato nell'arredamento prima di metterti in proprio. Per questo non capivo perchè non capivi il mio discorso sul perchè uno può decidere di non tenersi una cassettiera in casa. (...me son intorcolàIo sono la prima a dire che la mia categoria professionale ha un sacco di colpe da cui redimersi, e che sta a me, che comincio ora, sgombrare il campo da qualunque dubbio, anche se io di colpe del malcostume pregresso non ne ho.

Pax tibi Marce
Re: La crisi nel settore cucine
#281ascoltate... quella casettiera non la tengono al punto vendita perchè è orrenda. questa è la verità... 

"Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori"
Re: La crisi nel settore cucine
#282Il costo dell'esposizione ricade sul consumatore finale, a prescindere da chi lo sostenga in prima battuta.Lietta ha scritto: Chi ha più margine di profitto dalla vendita finale? Il produttore o il rivenditore?
Perchè il costo dell'esposizione andrebbe addebitato a chi trae maggior profitto dalla vendita.
La cosa difficile da far digerire è proprio che chi compra debba pagare per quello che non compra... ma di fatto i costi traslano verso il consumatore finale.
Quindi chi fa un esposizione "furba" può far pagare di meno i prodotti che vende.
You can tell the ideals of a nation by its advertisements
Re: La crisi nel settore cucine
#283per te è orrenda per me è bellissimalariosto77 ha scritto:ascoltate... quella casettiera non la tengono al punto vendita perchè è orrenda. questa è la verità...

detto questo mi scuso per essere andata troppo ot con la storia della cassettiera, è vero che l'argomento del topic è un altro ma pensavo fosse un buono spunto per confrontarsi.

ps: riprendete da dove ho interrotto dimenticatevi la cassettiera....e le scarpe



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it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
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Re: La crisi nel settore cucine
#284tanto bellissima che non te la sei comprata!capperugiola ha scritto:per te è orrenda per me è bellissimalariosto77 ha scritto:ascoltate... quella casettiera non la tengono al punto vendita perchè è orrenda. questa è la verità...![]()

edit:
a me pare che la gestione di un'esposizione, i relativi costi e meccanismi sia direttamente correlati con il discorso crisi.
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Re: La crisi nel settore cucine
#285larilariosto77 ha scritto:tanto bellissima che non te la sei comprata!capperugiola ha scritto:per te è orrenda per me è bellissimalariosto77 ha scritto:ascoltate... quella casettiera non la tengono al punto vendita perchè è orrenda. questa è la verità...![]()
edit:
a me pare che la gestione di un'esposizione, i relativi costi e meccanismi sia direttamente correlati con il discorso crisi.




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