Avanguardie Russe al Museo dell'Ara Pacis di Roma

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Splendida questa mostra romana, non ampia (una settantina di opere) ma con alcuni pezzi assoluti - come il gruppo di quadri provenienti dalla Galleria Tret'jacov di Mosca - da vedere quindi, anche per chi non è un conoscitore - l'apparato didattico è più che buono - di quel periodo particolare, in cui la cultura artistica in Russia conobbe picchi altissimi, in vent'anni o poco più, sorta con lo sgretolarsi della società zarista e dispersa col consolidarsi dell'ordine staliniano. La rassegna coincide con la razionalizzazione delle sale delle mostre temporanee, poste proprio sotto (coincidenza) un altro monumento politico dell'antichità, l'Ara Pacis augustea.
La mostra si avvia con la straordinaria saletta dedicata al maestro del suprematismo, Malevic, con alcuni pezzi noti, tra cui una versione tra le più belle dei suoi Mietitori (1912), non lontana dai personaggi 'cubizzati' di Léger ed uno splendido pezzo cubofuturista, Grand Hotel , quasi alla maniera di Duchamp. Notevoli i pezzi astratti come Suprematismo. Composizione non oggettiva del 1915, in cui l'artista varca i confini del naturalismo per una pittura tutta rigore e geometria, in concentrato equilibrio tra forme e colori primari.
Segue la saletta che ospita i capolavori di Kandinsky, da quelli monacensi in cui il paesaggio pur figurativo è in realtà già una composizione giocata dalle macchie, colorate, all'olio folle con la Piazza Rossa del 1916, in cui una Mosca illuminata e variopinta è trasfigurata come fosse una Parigi accelerata, bellissima, e che raccoglie in se tutto quello che si sente e si prova abitando nella capitale russa, appunto durante il suo soggiorno nella città.
Poi, man mano che ci si addentra nel vivo dell'esposizione ci si imbatte in capolavori assoluti, opere dove gli artisti russi dimostrano quanto fossero aggiornati sulle avanguardie europee (post impressionismo, cubismo, futurismo), come per esempio la matissiana Venere dei Katsapi o l'espressiva Testa di toro entrambi di Larionov, maestro raggista, o come i dipinti del raggruppamento Fante di quadri, quasi delle repliche di alcune opere di Cézanne, o la citazione del bordello picassiano del nudo di Rodchenko, in un piccolo dipinto su cartoncino (la cui foto non riesco a reperire) alle opere costruttiviste vere e proprie, come quelle della Rozanova (Composizione non oggettiva, 1916).
Chiude la mostra la summa delle ricerche costruttiviste, la maquette del Monumento alla Terza Internazionale; Tatlin, nel 1919 ne fu incaricato ed ideò un imponente edificio/monumento/scultura rotante su se stesso, da erigersi a Pietrogrado. L'opera venne realizzata solo come modello, alto 5m (il monumento, mai realizzato, doveva raggiungere i 400m di altezza) e fu presentato quando la politica culturale governativa aveva ormai rivolto le spalle all'arte astratta e al fronte dell'avanguardia, annullandone la costruzione. Il progetto tanto allucinato quanto geniale, è portatore di cellule germinali per le generazioni future di artisti ed architetti, tanto che le vedremmo in parte sbocciate nei progetti degli odierni decostruttivisti (i vari Hadid, Gehry e Co). Sino al 2.09.2012.
Info mostra:
http://www.arapacis.it/mostre_ed_eventi ... rdie_russe
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