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Charles-Édouard Jeanneret (prima di cambiare il suo nome, nel 1920, in Le Corbusier, con cui è universalmente conosciuto), si dice che mai sarebbe potuto nascere in una città diversa da La Chaux-de-Fonds, città ortogonale per eccellenza e 'degli orologi' tra Svizzera e Francia. Proprio per l'Ecole d'Art di quel villaggio, che frequentò, il futuro architetto realizzò una cassa di un orologio decorata con motivi floreali, che poi regalò al padre, sotto.

I primi viaggi in Italia di Jeanneret a partire dal 1907, sono documentati da disegni (e foto, sotto lacunari della cupola del Pantheon, Roma) eccezionali da lui eseguiti. Le mete sono quelle tipiche per l'epoca, come i centri maggiori del rinascimento italiano Venezia, Siena, Firenze, Bologna, Ferrara, Roma, Urbino, Napoli, a cui nei molti altri viaggi degli anni successivi si aggiungono centri più periferici.







L'ultima sua proposta - quella più completa e dettagliata - è un piano urbanistico per la zona nord di Roma, caratterizzata da 4 grandi grattacieli con pianta ad Y, destinati ad uso abitativo e di servizio, situati a grande distanza l'un dall'altro ma visibili per la notevole mole e che avrebbero connotato in modo del tutto originale e moderno quella parte di periferia romana. Ma tutto rimase sulla carta. Infatti, quando Mussolini sembrava volesse riceverlo, nel 1934 improvvisamente Le Corbusier fece ritorno a Parigi. Ancora nel 1936, sempre a Bottai, l'architetto inviò dei piani urbanistici per lo sviluppo della nuova capitale dell'Impero, Addis Abeba, ma ancora una volta, i suoi schizzi rimasero nei cassetti.






Dopo un'altro progetto sfumato - anche per le resistenze ecclesiastiche - nel 1955, di un'edificio di culto a Bologna, il comune di Venezia nel 1963 affida il progetto al maestro, ormai molto invecchiato, di un nuovo ospedale, in un'area identificabile tra il canale Cannaregio e la Stazione di Santa Lucia. Le Corbusier accetta l'incarico e si reca nella Laguna per visitare la zona e prendere accordi, e nel 1964 presenta un progetto quasi definito di un ospedale disposto su un reticolo orizzontale che si integra nel tessuto storico della città, evitando di alterare il profilo di Venezia. L'edificio si estende sull'acqua sui pilotis, offrendo a chi arriva una vista in trasparenza della città circostante ed è realizzato in 3 livelli per un'altezza totale di 13m: il Pronto Soccorso e gli uffici amministrativi, le sale operatorie e gli ambulatori, le unità di cura dei malati con 28 letti, le aree comuni, i giardini pensili. Ciascun ammalato dispone di una cellula propria illuminata naturalmente dall'alto e dei servizi necessari (sotto i progetti). Ed è ancora un ultimo omaggio alla cultura italiana se vogliamo. E un ricordo della visita toscana giovanile alla Certosa di Galluzzo e al suo convento.
Ma, come per tutti gli altri progetti italiani, anche quest' ultimo sarà abbandonato, stavolta a causa della morte del maestro, sopravvenuta nel 1965.


