Redazione - 18 febbraio 201818 febbraio 2018
Siete alla ricerca di una giusta fonte di illuminazione per la cucina? Stile, collocazione, funzionalità: tutto quello che serve sapere per scegliere il lampadario migliore
Redazione - 18 febbraio 201818 febbraio 2018
Fino a qualche tempo fa era chiaramente distinguibile lo stile dei lampadari cucina da quello di tutti gli altri spazi di casa, poiché erano connotati da uno stile inconfondibile: erano innanzitutto soluzioni a sospensione e con una cupola che andava a diffondere la luce nella parte bassa, dalle forme più o meno, sempre simili. A fazzoletto con decori di vario genere inerenti l’ambiente di destinazione, oppure a calotta semisferica in vetro trasparente od opalino bianco o colorato. Poco più di questo li allontanava dalla loro originaria forma e tipologia. Ma nel tempo i lampadari cucina si sono evoluti, proprio come le cucine e il loro aspetto: non sono più luoghi in cui tutto va nascosto e celato, e così anche i lampadari assumono aria di importanza. Grandi soluzioni a cupole allargate caratterizzano gli spazi, il design incombe su faretti e soluzioni puntuali che si snodano su piani di lavoro di grande stile ed eleganza. Nuova vita per la cucina, nuovo stile per la luce che la caratterizza.
A cosa serve un lampadario? Semplice verrebbe da dire, a illuminare una stanza (in parte, o nella sua interezza) e far sì che qualsiasi attività che si debba svolgere al suo interno sia perfettamente eseguibile anche nelle ore più buie, semplicemente azionando un interruttore. Sembra un discorso molto semplice e basilare, ma in realtà le funzionalità di una lampada o di un lampadario non si esauriscono meramente col fatto di “illuminare la stanza”. A voler ben vedere, sorgono infatti una serie di interrogativi una volta superata la prima patina superficiale della questione: come deve essere questa illuminazione? Forte, debole? Calda, fredda? Deve illuminare la stanza in maniera omogenea, di taglio o rischiararne solo una parte andando incontro a particolari esigenze di mood e atmosfera? A seconda della stanza, della tipologia di illuminazione richiesta e della funzione che essa deve svolgere, per ciascuna domanda vale una risposta differente.
Prendiamo l’esempio dei lampadari per la cucina: una stanza del genere in cui - nomen omen - per l’appunto si cucina e si consumano i pasti ha bisogno di un’illuminazione forte e decisa, che sappia rischiarare sia il piano lavoro che il tavolo su cui si consumeranno successivamente le varie pietanze. Il lampadario per la cucina deve essere scelto - estetica a parte - ponendo bene l’accento su queste due condizioni primarie: difficilmente infatti riuscirete a trovarvi bene in una cucina buia e male illuminata.
Igor SP4 di Ideal Lux è una soluzione a sospensione grande, caratterizzata dalla presenza di una teca con la struttura in metallo finitura opaca e lastre di vetro trasparente, in cui trovano posto quattro lampade. Siamo di fronte a una soluzione capace di coniugare una possibilità di illuminazione forte e diretta a un gusto estetico moderno e allo stesso tempo caldo e accogliente, che sappia conferire una sorta di caloroso abbraccio alla zona sotto di sé. Le misure sono di 92 centimetri in lunghezza, 16 centimetri di profondità e 65 centimetri d’altezza.
I lampadari possono ormai essere considerati dei veri e propri elementi di arredo. Non servono solo a illuminare la stanza, ma caratterizzano stilisticamente tutto l’ambiente in cui vengono installati. Cambiano i materiali, le forme, le strutture e le tipologie di luce: spesso la loro importanza viene sottovalutata e questi prodotti vengono relegati a meri strumenti per “fare luce”, ma i lampadari sono davvero capaci - in tutti sensi - di illuminare e donare vita alla stanza in cui vengono collocati. Parlando di lampadari per la cucina, viene da chiedersi come scegliere il modello giusto per valorizzare al meglio tutte le caratteristiche di questa stanza. In linea di massima, il lampadario deve essere posizionato al centro dell’ambiente ed è considerato ben calibrato (per collocazione e intensità) se illumina l’intera stanza senza creare zone d’ombra. Quest’ultimo lato è da tenere bene a mente: in cucina si passa molto tempo con lo sguardo sui piatti o pietanze in preparazione, e vi lasciano immaginare il senso di disagio e fastidio se vi doveste trovare a lavorare o mangiare in un cono d’ombra. Per questo motivo oltre alla dimensione del lampadario vanno prese in considerazione anche la lunghezza del cavo e la possibilità di regolarlo. Anche il materiale e il colore del paralume sono determinanti: quelli opachi o in stoffa scura assorbono la luce e come ovvia conseguenza illuminano meno; al contrario, quelli più chiari o con paralumi meno avvolgenti favoriscono una miglior diffusione della luce.
Nella scelta conviene anche valutare bene il consumo del tipo di sorgente luminosa scelta e la tipologia di luce, se calda o fredda (quest’ultima solitamente da evitare all’interno di ambienti domestici). Per la cucina è meglio preferire modelli che concentrano un fascio di luce sul tavolo, oppure quelli a doppio uso con un fascio di luce diretto verso il basso e un altro diffuso verso l’alto, in modo da rendere l’ambiente più grande e accogliente. In linea di massima, una fonte di luce brillante (come una luce alogena o a led) è funzionale a far risaltare gli oggetti sul piano illuminato (piatte, posate, ecc…); allo stesso modo una tovaglia chiara aiuta a riflettere piacevolmente la luce senza disturbare la vista.
Per tavoli di lunghezza o di diametro fino a 180-200 centimetri (quindi di medio-grandi dimensioni) è sufficiente una sola lampada, centrata e con ampio diffusore; se le dimensioni sono maggiori, conviene scegliere due o tre lampade medio-piccole, da collocare sopra il tavolo, allineate o in ordine sparso con altezze diverse.
Ad esempio, la lampada a soffitto Pick-Up di Marchetti Illuminazione, in polietilene bianco, vanta un alto grado di luminosità e una capacità di diffondere la luce in maniera omogenea e chiara; dello stesso prodotto sono disponibili anche le versioni nei colori arancio e verde. Il diametro è di 54 centimetri per un altezza di 48 centimetri, con il cavo lungo un metro.
Come abbiamo detto e ripetuto più volte, il lampadario in cucina non è solo un elemento atto a illuminare (pur essendo questa la sua funzione primaria), ma è una vera e propria fonte di luce creativa, capace di dare un tocco di stile in più all’intera stanza e di calamitare l’attenzione o concentrare lo sguardo su un preciso punto o su un’area definita dell’intero locale. Le forme e le funzioni standard sono ormai superate: il lampadario è molto più di un semplice accessorio secondario nell’economia dell’arredamento della cucina e viene scelto e valutato come un vero e proprio pezzo d’arredo. A seconda dello stile prescelto, esso andrà a definire e personalizzare l’ambiente della cucina. Di grandi o piccole dimensioni, di forma classica o contemporanea, con lo sguardo al passato vintage o al futuro hi-tech. Le varianti fra cui scegliere sono pressoché infinite, pur tenendo sempre bene a mente che se stiamo parlando di un lampadario per la cucina la prima condizione necessaria è quella di gettare un fascio di luce forte e omogeneo su piatti, top e tavolo. A seconda dello stile di arredamento adottato per i mobili e le strutture della cucine, potrete operare per il lampadario una scelta che ne segua lo stesso stile o che vada in ragionato contrasto: Spokes di Foscarini si ispira alle antiche lanterne orientali, rivisitare in chiave contemporanea e funziona benissimo in un ambiente moderno, se non addirittura minimale; la struttura è realizzata in tondino metallico, nelle varianti bianco e senape e contiene una fonte luminosa a led in grado di creare suggestivi giochi di luce sulle pareti. Il diametro è di 52,5 centimetri, per 52 centimetri di altezza.
In cosa si differenziano dei lampadari moderni? Quali sono le forme e i materiali compositivi più all’avanguardia? La sospensione in versione contemporanea tende a rivisitare alcuni stilemi del passato riattualizzandoli secondo versioni moderne. Il giochino in fondo è sempre lo stesso: si va a pescare e a prendere ispirazione da ciò che è stato, rivoluzionandolo e rimodellandolo per trasformarlo in qualcosa di nuovo all’interno del quale si senta comunque sempre un profondo legame con la tradizione. Cambiano i materiali di composizione, le forme antiche diventano attuali e il prodotto finale - quando è ben realizzato - finisce per guardare tanto al passato quanto al futuro, così da essere oggetto ambito e apprezzato dove più conta, ovvero nel presente. In questo gioco di continui rimandi sono metallo e vetro a farla da padroni, insieme ad innovativi materiali di ultima generazione che permettono di disegnare nuove e inedite forme nei paralumi.
Il lampadario Ghebo di Karman (design Luca De Bona e Dario De Meo) è estremamente scenografico e reinterpreta e riscrive con la sensibilità degli annI Duemila i sontuosi modelli settecenteschi: lo scheletro è formato da sottili bracci in metallo, realizzato con moduli piatto in ferro dorato e tagliato la laser e con moduli in vetro di Murano. Dunque metallo e vetro, come dicevamo in precedenza, restano i due elementi principali). Rosette e bobeches in cristallo di Boemia impreziosiscono la struttura, mentre la presenza di viti, fori e bulloni aggiunge un tocco industriale che strizza l’occhio al contemporaneo.
Abbiamo parlato dello stile, della funzionalità e della capacità di un lampadario forgiato in stili e materiali particolari di donare un’identità e una personalità ben definite alla propria cucina. Ma a quale altezza è giusto collocare mediamente queste importantissime fonti di illuminazione affinché svolgano il loro compito a dovere? Parlando di misure standard, per illuminare una stanza più piccola di 20 metri quadri e con un soffitto superiore a 3 metri, il lampadario deve scendere da esso di circa 80 centimetri. La distanza più corretta da calcolare a partire dal piano del tavolo è di circa 80-90 centimetri, quindi possiamo dire che il lampadario deve essere fissato in modo da trovarsi idealmente a metà strada tra il soffitto e il tavolo. Se il plafone è più basso, possono bastare anche 50 centimetri. Se stiamo parlando di una cucina particolarmente ampia, occorre prevedere sospensioni aggiuntive, che andranno a integrare la fonte di illuminazione principale. In questo caso si può optare per faretti, piantane e applique. Per quanto riguarda la potenza è meglio rimanere sui 1.300-1.400 lumen (pari a 100 watt). Per quel che riguarda invece la tipologia di lampadina meglio optare per lampadine Cfl (fluorescenti compatte) o a led, dal momento che la luce della cucina e del soggiorno deve avere una tonalità calda e non fredda, così da creare un atmosfera rilassante, adatta alla funzione specifica di questa zona della casa.
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Lumen Center Italia propone con lumen una lampada a sospensione con delicata forma a campana, realizzata in alluminio verniciato in quattro colori pastello matt; a livello di dimensioni sono disponibili due formati: di 20 centimetri di diametro per 22 centimetri di altezza e di 43 centimetri di diametro, sempre con altezza di 22.