Risanamento conservativo e restauro, cosa sono

- 02 febbraio 2016

Risanamento conservativo

Il risanamento conservativo è un tipo di intervento edilizio normato e definito dal DPR 380 Del 6 giugno del 2001: "Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia". All'art. 3 il decreto identifica come restauro e risanamento conservativo una serie sistematica di opere che mirano a conservare l'organismo edilizio e ad assicurarne la sua funzionalità, il tutto nel rispetto del carattere tipologico e degli elementi formali e strutturali dell'edificio, consentendo destinazioni d'uso compatibili. Tra i diversi interventi, il Testo Unico prevede: il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi principali e costitutivi dell'immobile, l'inserimento di impianti e accessori richiesti dalle esigenze d'uso e l'eliminazione di tutti quegli elementi estranei all'organismo stesso. Il DPR fornisce una definizione generica delle tipologie d'intervento ma poi è la giurisprudenza che entra nello specifico del tema e va a studiare in profondità la materia. Nel dettaglio, il risanamento conservativo, lo sottolinea la parola stessa, ha lo scopo di recuperare l'edificio sotto il profilo statico e strutturale, igienico sanitario e funzionale, modificandone sia la planimetria con frazionamenti che la struttura con opere ingegneristiche. Queste opere possono portare anche a una diversa destinazione d'uso dell'immobile, purché essa rispetti i caratteri tipologici originari. Tra le altre cose, fanno parte del risanamento conservativo anche l'eliminazione delle strutture fatiscenti che possono essere riedificate anche con soluzioni tecniche diverse e innovative, sempre però nel rispetto delle caratteristiche formali dell'edificio. Si possono poi inserire nuovi impianti tecnologici ed igienici e locali tecnici anche realizzando nuovi volumi. Si possono adeguare i prospetti, le coperture, le corti esterne e modificare la distribuzione interna dell'edificio in modo parziale, salvaguardando gli elementi architettonici di rilievo e il carattere fondante dell'immobile.

Restauro e risanamento conservativo

Al risanamento conservativo è affiancato spesso il termine restauro, che però riguarda tipologie d'immobili e d'interventi diversi. Prima di tutto possiamo sottolineare come il restauro è un intervento edilizio che può essere trattato, tramite la progettazione e la direzione lavori, esclusivamente da architetti abilitati, ovvero da tecnici preparati ad affrontare opere di delicata importanza e a lavorare in ambiti storici rilevanti. Infatti il restauro è mirato a conservare e a recuperare edifici storici e complessi monumentali di particolare valore architettonico e ambientale, edifici che la maggior parte delle volte sono tutelati dalla Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici. Le opere di restauro sono finalizzate alla valorizzazione della costruzione, eliminando le aggiunte utilitarie ed inadeguate e mettendo nuovamente in luce le stratificazioni artistiche e storiche di particolare rilievo e valore. Sono quindi opere che hanno dietro un preliminare e attento studio storico dell'immobile e un'analisi dettagliata delle lavorazioni di restauro, che andranno sottoposte all'ente soprintendente che vaglierà la bontà e la conformità del progetto alle normative vigenti, rilasciando poi il nulla osta edilizio.

Interventi di restauro e risanamento conservativo

Abbiamo quindi sviscerato le varie categorie d'intervento che distinguono il restauro dal risanamento conservativo. Per entrambi gli interventi occorre prima dell'inizio dei lavori, essere in possesso di regolare titolo abilitativo, nello specifico si possono presentare all'ente comunale: segnalazione certificata di inizio attività (S.C.I.A.), o in alternativa permesso a costruire. Se gli interventi poi riguardano parti strutturali degli edifici, preliminarmente al rilascio del titolo abilitativo, occorre ottenere l'ok dell'ufficio Sisma provinciale, ex Genio Civile, presentando il progetto strutturale a firma di un ingegnere. Allo stesso modo, come accennato precedentemente, se l'immobile è vincolato dal punto di vista paesaggistico o architettonico, i lavori necessitano di un nulla osta preventivo da parta della soprintendenza provinciale. Occorre ricordare poi, che gli interventi di restauro e risanamento conservativo possono usufruire delle detrazioni fiscali Irpef del 50%, con un tetto massimo di spesa di 96 mila euro e di quella del 65% quando gli interventi riguardano opere di miglioramento dell'efficienza energetica, realizzate entro il 31 dicembre 2016. L'iva inoltre, è agevolata, applicando un'aliquota del 10% sia negli acquisti fatti dall'impresa che in quelli fatti direttamente dal committente. Nello specifico l'iva agevolata è riservata sia all'acquisto di beni finiti, come: porte, finestre e sanitari, con esclusione delle materie prime e di quelle semilavorate, sia al pagamento di prestazioni di servizi.

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