La Direttiva UE per l'efficientamento energetico delle case, recentemente approvata dalla Commissione plenaria del Parlamento europeo e che comunque dovrà attendere ancora altri passaggi prima di entrare effettivamente in vigore, prevede che le strutture residenziali raggiungano la classe energetica "E" entro il 2030 e la "D" entro il 2033.
L’eccezione riguarda, invece, gli edifici non residenziali e pubblici che saranno tenuti ad arrivare alle stesse classi, ma rispettivamente entro il 2027 e 2030.
“Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche dovranno essere effettuati al momento dell'ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell'edificio" si specifica nel testo.
Il testo finale della Direttiva europea per le case green interessa complessivamente 27 Paesi e conduce verso importanti interventi di ristrutturazione sia negli edifici privati, ma anche in quelli pubblici: basandosi su una scala di valori che va da A (più efficiente) a G (meno efficiente), gli edifici in questione saranno tenuti a migliorare appunto la propria efficienza energetica a favore dell’impatto climatico.
Secondo quanto previsto dalla nuova Direttiva UE case green, le tempistiche da rispettare variano a seconda della tipologia di edificio e in particolare se di uso privato oppure pubblico.
Le principali scedenze da tenere presente in funzione dell'immobile da sistemare sono:
Tra le novità introdotte dalla Direttiva case green, rispetto al precedente testo approvato dalla Commissione Industria, emergono fra tutte:
Gli interventi di efficientamento energetico contemplati nella Direttiva “case green” potranno essere cofinanziati dai singoli stati aderenti oppure da un fondo europeo apposito chiamato "Energy Performance Renovation Fund".
L’allarme più preoccupate giunge però in questo momento dalle banche per le serie conseguenze che le nuove misure dettate dalla nuova direttiva potrebbero provocare sui mutui degli edifici energivori.
Così come è stata scritta la normativa, c’è il pericolo, infatti, che le banche si ritrovino a dover bloccare l’erogazione dei mutui per procede all’acquisto o alla sistemazione di edifici con una classe energetica non rientrante in quelle previste, ritrovandosi, di fatto, obbligate a selezionare quali finanziamenti concedere, per poi prediligere sicuramente immobili con performance energetiche più vantaggiose e riducendo così le possibilità di accesso al credito per la riqualificazione di immobili meno convenienti.