
Ovviamente, non voglio parlare della condizione della donna, se era giusto o non giusto all'epoca e se è giusto o non giusto adesso... ma semplicemente proporre una riflessione:
cos'è che induce il cambiamento sociale? Le idee, o il marketing?
Dal mio punto di vista, è sempre più il marketing a stabilire la condotta sociale, a dividere ciò che è "accettabile" da ciò che non lo è.
Alla fine degli anni '80, le donne hanno avuto a disposizione molti più soldi di prima e la pubblicità ha cominciato a considerarle come consumatrici con un potere d'acquisto (o un’influenza sull’acquisto familiare) superiore a quello degli uomini. Quindi la donna è apparsa in pubblicità come “emancipata, libera, forte, coraggiosa” semplicemente perchè era utile creare nella massa femminile un moto d’orgoglio che le spingesse a spendere per se stesse, per migliorare il proprio aspetto e alleviare le proprie fatiche domestiche, oltre che per “servire la famiglia”. La donna era la nuova consumatrice e tutto doveva essere fatto affinchè non venisse offesa o ridotta di importanza. Fino a pochi anni prima, il suo ruolo era il nulla assoluto... una via di mezzo tra una donna delle pulizie, una tata e, nel migliore dei casi, un abbellimento per la casa.
FORSE (e dico FORSE) la rivoluzione culturale del 68 ha avuto un qualche peso... ma sono completamente certo che se le donne non avessero successivamente ottenuto potere d’acquisto, il loro ruolo sarebbe stato molto meno pubblicizzato e di conseguenza la loro posizione attuale in società sarebbe molto diversa.
E da qui la provocazione: ha senso battersi per degli ideali che, comunque, da qui a 20 anni saranno polverizzati sotto il segno del marketing?