#3273
da Lucy-Van-Pelt
Perché fallimento personale?
Anzi, sarebbe una cosa positiva, un ragazzo/a che non ha paura di staccarsi dalla famiglia, provare a cavarsela da solo ecc.
E oggi come oggi non ce ne sono poi tanti.
Trovo infatti che rispetto alla mia generazione i ragazzi di oggi siano molto meno autonomi e indipendenti. Magari cominciano ad andare in discoteca e a tornare la mattina dopo già a 14 anni, ma quando si tratta di cose pratiche come riempire un bollettino di c/c o semplicemente cuocersi una braciolina all'olio, molti di loro si trovano in difficoltà.
Scusate se mi intrometto in questo post, io che figli non ne ho, però a volte vedere le cose dal di fuori, senza esserci coinvolti, fa vedere le cose in modo più obiettivo.
E poi ho un sacco di parenti e amici con figli adolescenti, e una certa esperienza, anche se indiretta e solo da osservatrice, ce l'ho.
E, non ultimo, sono stata figlia anche io, di genitori piuttosto severi, che però hanno abituato me e mio fratello nello stesso identico modo senza differenza tra maschio e femmina, e ci hanno dato fin da piccoli, anche per loro necessità, una certa autonomia e responsabilità.
In alcuni casi forse troppa, ma ripeto erano costretti dal fatto che fossero tutto il giorno fuori casa.
Pur essendo severi, mi hanno lasciato andare in vacanza con gli amici quando l'ho chiesto, anche se avevo più di 20 anni e credo potessero fare poco per opporsi. C'è da dire però che conoscevano anche alcuni dei miei amici e si fidavano di loro.
Ad ogni modo, secondo me il fatto che un figlio voglia allontanarsi dalla famiglia non è sempre o solo desiderio di fare quel che gli pare (anche perché io genitore potrei dare un piccolo aiuto ma non lo manterrei di certo, quindi una volta che dovrà guadagnarsi da vivere forse sarà anche più responsabile).
Un genitore lo può capire, credo, per quanto non si conosca mai del tutto il proprio figlio.
E dovrebbe esserne felice. Significa che il figlio è maturo.
Certo, se ci sono dei motivi per essere contrari, si espongono e se ne parla, ma la decisione finale spetta al figlio.
Probabilmente quella di partire da soli è il primo "scoglio" davanti a cui si trovano i genitori e che li coglie alla sprovvista, ma nella vita saranno molte le situazioni in cui non si troveranno d'accordo con il figlio ma dovranno accettarne le decisioni.
Se avranno un fidanzato/a che non vi piace che fate, gli imponete di lasciarlo/a?
Se vi accorgete che ha idee politiche o legate alla religione opposte alle vostre che fate?
E poi, a che età un figlio è grande? Qualcuno di voi ha scritto che a 19 anni sono ancora confusi.
Ma se a 18 sono maggiorenni e per la legge gli è permesso di decidere per se stessi, perché spesso per i genitori sono ancora dei mocciosi da accompagnare passo dopo passo e da accudire in tutto e per tutto?
E a 19 sono "maturi" per la scuola. Com'è che solo per i genitori rimangono immaturi ? Forse perché sanno di non avergli dato tutti gli strumenti per esserlo? Anche se spesso i genitori sottovalutano i figli, gli fanno le cose perché credono che loro da soli non le sappiano fare e anche per sentirsi ancora utili, per sentirli ancora piccoli e da coccolare, per non accettare la realtà che i figli crescono e il rapporto genitori-figli deve necessariamente evolversi.
A volte è vero che a 19 un ragazzo (che poi, ragazzo....una volta a quest'età si diceva uomo, ora a 40 anni si è ancora ragazzi) è immaturo e non sa badare a se stesso, ma senza dare sempre e per forza la colpa ai genitori, un po' lo è.
Se fino a quell'età gli è stato permesso tutto senza dargli dei compiti anche piccoli in casa, se gli si è fatto tutto senza renderlo autonomo né in casa né piccole in faccende "burocratiche" (non parlo di redigere un contratto, ma di farsi un abbonamento dell'autobus o telefonare per prendere un appuntamento dal parrucchiere/estetista/dottore, e lo dico per esperienza di amiche che fanno questo per i figli ventenni, cioè fanno le loro segretarie), è ovvio che sia immaturo, irresponsabile e incapace di badare a se stesso.
Non importa che uno sappia fare tutto, ma già dalle piccole cose si impara e ci si forma una sicurezza per affrontare cose nuove.
Ovviamente, è una cosa che va fatta piano piano, fin da quando sono piccoli, andando per gradi, non si può arrivare a 18 anni e pretendere che tutto insieme tengano in ordine la casa, aiutino nelle faccende domestiche, sbrighino qualche commissione ecc.
Fin da piccoli si possono dare delle piccole responsabilità legate all'età: rimettere a posto i giocattoli prima di andare a letto, preparare la cartella da soli (e se una volta si dimenticano il libro o il quaderno dei compiti a casa non è la fine del mondo, anzi la volta prossima è quasi certo che ci staranno molto attenti).
Ho scritto un papiro, ma è una cosa che mi sta molto a cuore.
Molti la conosceranno, ma mi piace ricordare che i figli non sono nostri, ma che sono in prestito: ai genitori è chiesto di crescerli, educarli, dargli tutti gli strumenti per districarsi e poi volenti o nolenti li devono lasciare volare da soli:
E lui disse:
I vostri figli non sono figli vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di sé stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
E benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donare loro amore ma non i vostri pensieri:
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
Esse abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farvi simili a voi:
La vita procede e non s'attarda sul passato.
Voi site gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccate in avanti.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e vi tende con forza affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell'Arciere;
Poiché come ama il volo della freccia così ama la fermezza dell'arco.
Kahlil Gibran