Keats, stranamente già amato al liceo:
Bright star
Bright star! Would I were steadfast as thou art—
Not in lone splendour hung aloft the night
And watching, with eternal lids apart,
Like nature’s patient, sleepless eremite,
The moving waters at their priestlike task
Of pure ablution round earth’s human shores,
Or gazing on the new soft-fallen mask
Of snow upon the mountains and the moors;
No—yet still steadfast, still unchangeable,
Pillowed upon my fair love’s ripening breast,
To feel for ever its soft fall and swell,
Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.
[ John Keats, 1819 ]
Oh fossi come te, lucente stella,
costante - non sospeso in solitario
splendore in alto nella notte, e spiando,
con le palpebre schiuse eternamente
come eremita paziente ed insonne
della natura, le mobili acque
nel loro compito sacerdotale
di pura abluzione intorno ai lidi
umani della terra, o rimirando
la maschera di nuova neve che
sofficemente cadde sopra i monti
e sopra le brughiere, no - ma sempre
costante ed immutabile posare
il capo sul bel seno maturante
del mio amore e sentire eternamente
il suo dolce abbassarsi e sollevarsi,
per sempre desto in una dolce ansia,
sempre udire il suo tenero respiro
e vivere così perennemente -
o svenire altrimenti nella morte.
[ John Keats, POESIE, Traduzione di Mario Roffi, Einaudi ]
Re: Poesia...che mi parli....
#32Corpo, ludibrio grigio
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?
Alda Merini, da "La Terra Santa"
con le tue scarlatte voglie,
fino a quando mi imprigionerai?
anima circonflessa,
circonfusa e incapace,
anima circoncisa,
che fai distesa nel corpo?
Alda Merini, da "La Terra Santa"
The Sisterhood of The Calf 37
Re: Poesia...che mi parli....
#33Se io potrò impedire
di Emily Dickinson
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
di Emily Dickinson
Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano.
"spero,credo che non verrà mai per me l'infame buonsenso"
Re: Poesia...che mi parli....
#34Con me non bisogna parlare Marina Cvetaeva
Con me non bisogna parlare,
ecco le labbra: date da bere.
Ecco i miei capelli: carezzali.
Ecco le mani: si possono baciare.
- Meglio però, fatemi dormire.
Con me non bisogna parlare,
ecco le labbra: date da bere.
Ecco i miei capelli: carezzali.
Ecco le mani: si possono baciare.
- Meglio però, fatemi dormire.
The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
Re: Poesia...che mi parli....
#35Vedete, vi sono tre tipi di vigliacchi al mondo: i vigliacchi ingenui, convinti cioè che la loro vigliaccheria rappresenti la più alta nobiltà, i vigliacchi vergognosi, cioè quelli che si vergognano della propria vigliaccheria, avendo tuttavia l'intenzione di continuare a essere vigliacchi, e infine i vigliacchi puro sangue.
-- Fëdor Michajlovic Dostoevskij--
-- Fëdor Michajlovic Dostoevskij--
The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
Re: Poesia...che mi parli....
#36Mi era sfuggito questo topic, ottima idea Cappe
Voglio iniziare con il premio Nobel 1996 Szymborska, adoro le sue poesie ironiche, mai ermetiche o " intellettuali".
Ho la sua raccolta di poesie " La gioia di scrivere" una più bella dell'altra!
Disattenzione è quella che me l'ha fatta conoscere: Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande senza stupirmi di niente... quanto è vero!
Disattenzione
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare
domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter
d’occhio.
Su un tavolo più giovane da una mano d’un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.
Voglio iniziare con il premio Nobel 1996 Szymborska, adoro le sue poesie ironiche, mai ermetiche o " intellettuali".
Ho la sua raccolta di poesie " La gioia di scrivere" una più bella dell'altra!
Disattenzione è quella che me l'ha fatta conoscere: Ieri mi sono comportata male nel cosmo. Ho passato tutto il giorno senza fare domande senza stupirmi di niente... quanto è vero!
Disattenzione
Ieri mi sono comportata male nel cosmo.
Ho passato tutto il giorno senza fare
domande,
senza stupirmi di niente.
Ho svolto attività quotidiane,
come se ciò fosse tutto il dovuto.
Inspirazione, espirazione, un passo dopo
l’altro, incombenze,
ma senza un pensiero che andasse più in là
dell’uscire di casa e del tornarmene a casa.
Il mondo avrebbe potuto essere preso per
un mondo folle,
e io l’ho preso solo per uso ordinario.
Nessun come e perché -
e da dove è saltato fuori uno così -
e a che gli servono tanti dettagli in movimento.
Ero come un chiodo piantato troppo in
superficie nel muro
(e qui un paragone che mi è mancato).
Uno dopo l’altro avvenivano cambiamenti
perfino nell’ambito ristretto d’un batter
d’occhio.
Su un tavolo più giovane da una mano d’un
giorno più giovane
il pane di ieri era tagliato diversamente.
Le nuvole erano come non mai e la pioggia
era come non mai,
poiché dopotutto cadeva con gocce diverse.
La terra girava intorno al proprio asse,
ma già in uno spazio lasciato per sempre.
E’ durato 24 ore buone.
1440 minuti di occasioni.
86.400 secondi in visione.
Il savoir-vivre cosmico,
benché taccia sul nostro conto,
tuttavia esige qualcosa da noi:
un po’ di attenzione, qualche frase di Pascal
e una partecipazione stupita a questo gioco
con regole ignote.
Re: Poesia...che mi parli....
#37Tra quelle studiate a scuola, questa mi affascina tanto.
Da leggere e ascoltare
La pioggia nel pineto
D'Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
http://www.youtube.com/watch?v=DBF5WNqeiyk&sns=em
Da leggere e ascoltare
La pioggia nel pineto
D'Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che dura
e varia nell’aria secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, Ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le palpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
( e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
http://www.youtube.com/watch?v=DBF5WNqeiyk&sns=em
Re: Poesia...che mi parli....
#38 L' ultima poesia studiata a memoria.
La tomba nel Busento,una poesia storica che narra la leggenda del re dei Visigoti Alarico, la cui salma fu sepolta insieme al suo cavallo e al tesoro, nel letto del fiume Busento opportunamente deviato per far in modo che non finisse in mano ai romani
Scritta da Platen, riscritta/tradotta da Carducci.
Dovè studiarla in mio figlio in quarta elementare e io appresso a lui...
Da allora " Alarico i Goti piangono" è diventato un tormentone di famiglia
Cupi a notte canti suonano
Da Cosenza su ‘l Busento,
cupo il fiume gli rimormora
dal suo gorgo sonnolento.
Su e giù pel fiume passano
E ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono
Il gran morto di lor gente.
Ahi sì presto e da la patria
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri
va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano
Su le sponde i Goti a prova,
e dal corso usato il piegano
dischiudendo una via nuova.
Dove l’onde pria muggivano,
cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.
Lui di terra anche ricoprono
E gli arnesi d’or lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!
Poi ridotto ai noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide
spumeggiar tra le due sponde.
Cantò allora un coro d’uomini:
"Dormi, o re, nella tua gloria!
Man romana mai non violi
La tua tomba e la memoria!"
Cantò, e lungo il canto uditasi
Per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare
Ugo Platen
La tomba nel Busento,una poesia storica che narra la leggenda del re dei Visigoti Alarico, la cui salma fu sepolta insieme al suo cavallo e al tesoro, nel letto del fiume Busento opportunamente deviato per far in modo che non finisse in mano ai romani
Scritta da Platen, riscritta/tradotta da Carducci.
Dovè studiarla in mio figlio in quarta elementare e io appresso a lui...
Da allora " Alarico i Goti piangono" è diventato un tormentone di famiglia
Cupi a notte canti suonano
Da Cosenza su ‘l Busento,
cupo il fiume gli rimormora
dal suo gorgo sonnolento.
Su e giù pel fiume passano
E ripassano ombre lente:
Alarico i Goti piangono
Il gran morto di lor gente.
Ahi sì presto e da la patria
così lungi avrà il riposo,
mentre ancor bionda per gli omeri
va la chioma al poderoso!
Del Busento ecco si schierano
Su le sponde i Goti a prova,
e dal corso usato il piegano
dischiudendo una via nuova.
Dove l’onde pria muggivano,
cavan, cavano la terra;
e profondo il corpo calano,
a cavallo, armato in guerra.
Lui di terra anche ricoprono
E gli arnesi d’or lucenti;
de l’eroe crescan su l’umida
fossa l’erbe de i torrenti!
Poi ridotto ai noti tramiti,
il Busento lasciò l’onde
per l’antico letto valide
spumeggiar tra le due sponde.
Cantò allora un coro d’uomini:
"Dormi, o re, nella tua gloria!
Man romana mai non violi
La tua tomba e la memoria!"
Cantò, e lungo il canto uditasi
Per le schiere gote errare:
recal tu, Busento rapido,
recal tu da mare a mare
Ugo Platen
Re: Poesia...che mi parli....
#39Bizet che bella quella della Szymborska
Mi hai fatto tornare alla mente una poesia studiata a memoria nelle medie: Alexandros ,quanto tempo per ricordarla ,ma quanto mi piaceva.....
Poemi conviviali
ALEXANDROS Giovanni Pascoli
I
- Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla!
Non altra terra se non là, nell'aria,
quella che in mezzo del brocchier vi brilla,
o Pezetèri: errante e solitaria
terra, inaccessa. Dall'ultima sponda
vedete là, mistofori di Caria,
l'ultimo fiume Oceano senz'onda.
O venuti dall'Haemo e dal Carmelo,
ecco, la terra sfuma e si profonda
dentro la notte fulgida del cielo.
II
Fiumane che passai! voi la foresta
immota nella chiara acqua portate,
portate il cupo mormorìo, che resta.
Montagne che varcai! dopo varcate,
sì grande spazio di su voi non pare,
che maggior prima non lo invidïate.
Azzurri, come il cielo, come il mare,
o monti! o fiumi! era miglior pensiero
ristare, non guardare oltre, sognare:
il sogno è l'infinita ombra del Vero.
III
Oh! più felice, quanto più cammino
m'era d'innanzi; quanto più cimenti,
quanto più dubbi, quanto più destino!
Ad Isso, quando divampava ai vènti
notturno il campo, con le mille schiere,
e i carri oscuri e gl'infiniti armenti.
A Pella! quando nelle lunghe sere
inseguivamo, o mio Capo di toro,
il sole; il sole che tra selve nere,
sempre più lungi, ardea come un tesoro.
IV
Figlio d'Amynta! io non sapea di meta
allor che mossi. Un nomo di tra le are
intonava Timotheo, l'auleta:
soffio possente d'un fatale andare,
oltre la morte; e m'è nel cuor, presente
come in conchiglia murmure di mare.
O squillo acuto, o spirito possente,
che passi in alto e gridi, che ti segua!
ma questo è il Fine, è l'Oceano, il Niente...
e il canto passa ed oltre noi dilegua. -
V
E così, piange, poi che giunse anelo:
piange dall'occhio nero come morte;
piange dall'occhio azzurro come cielo.
Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)
nell'occhio nero lo sperar, più vano;
nell'occhio azzurro il desiar, più forte.
Egli ode belve fremere lontano,
egli ode forze incognite, incessanti,
passargli a fronte nell'immenso piano,
come trotto di mandre d'elefanti.
VI
In tanto nell'Epiro aspra e montana
filano le sue vergini sorelle
pel dolce Assente la milesia lana.
A tarda notte, tra le industri ancelle,
torcono il fuso con le ceree dita;
e il vento passa e passano le stelle.
Olympiàs in un sogno smarrita
ascolta il lungo favellìo d'un fonte,
ascolta nella cava ombra infinita
le grandi quercie bisbigliar sul monte.
Mi hai fatto tornare alla mente una poesia studiata a memoria nelle medie: Alexandros ,quanto tempo per ricordarla ,ma quanto mi piaceva.....
Poemi conviviali
ALEXANDROS Giovanni Pascoli
I
- Giungemmo: è il Fine. O sacro Araldo, squilla!
Non altra terra se non là, nell'aria,
quella che in mezzo del brocchier vi brilla,
o Pezetèri: errante e solitaria
terra, inaccessa. Dall'ultima sponda
vedete là, mistofori di Caria,
l'ultimo fiume Oceano senz'onda.
O venuti dall'Haemo e dal Carmelo,
ecco, la terra sfuma e si profonda
dentro la notte fulgida del cielo.
II
Fiumane che passai! voi la foresta
immota nella chiara acqua portate,
portate il cupo mormorìo, che resta.
Montagne che varcai! dopo varcate,
sì grande spazio di su voi non pare,
che maggior prima non lo invidïate.
Azzurri, come il cielo, come il mare,
o monti! o fiumi! era miglior pensiero
ristare, non guardare oltre, sognare:
il sogno è l'infinita ombra del Vero.
III
Oh! più felice, quanto più cammino
m'era d'innanzi; quanto più cimenti,
quanto più dubbi, quanto più destino!
Ad Isso, quando divampava ai vènti
notturno il campo, con le mille schiere,
e i carri oscuri e gl'infiniti armenti.
A Pella! quando nelle lunghe sere
inseguivamo, o mio Capo di toro,
il sole; il sole che tra selve nere,
sempre più lungi, ardea come un tesoro.
IV
Figlio d'Amynta! io non sapea di meta
allor che mossi. Un nomo di tra le are
intonava Timotheo, l'auleta:
soffio possente d'un fatale andare,
oltre la morte; e m'è nel cuor, presente
come in conchiglia murmure di mare.
O squillo acuto, o spirito possente,
che passi in alto e gridi, che ti segua!
ma questo è il Fine, è l'Oceano, il Niente...
e il canto passa ed oltre noi dilegua. -
V
E così, piange, poi che giunse anelo:
piange dall'occhio nero come morte;
piange dall'occhio azzurro come cielo.
Ché si fa sempre (tale è la sua sorte)
nell'occhio nero lo sperar, più vano;
nell'occhio azzurro il desiar, più forte.
Egli ode belve fremere lontano,
egli ode forze incognite, incessanti,
passargli a fronte nell'immenso piano,
come trotto di mandre d'elefanti.
VI
In tanto nell'Epiro aspra e montana
filano le sue vergini sorelle
pel dolce Assente la milesia lana.
A tarda notte, tra le industri ancelle,
torcono il fuso con le ceree dita;
e il vento passa e passano le stelle.
Olympiàs in un sogno smarrita
ascolta il lungo favellìo d'un fonte,
ascolta nella cava ombra infinita
le grandi quercie bisbigliar sul monte.
The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
Re: Poesia...che mi parli....
#40A proposito di studiare a memoria, condivido in pieno il consiglio di Umberto Eco al nipote
http://espresso.repubblica.it/visioni/2 ... a-1.147715
http://espresso.repubblica.it/visioni/2 ... a-1.147715
Re: Poesia...che mi parli....
#42LUCÍA RIVADENEYRA
SOLIDARIETÀ
Mi sono affezionata all'attaccapanni
perché riceve con umiltà
la tua giacca, la tua camicia, i tuoi pantaloni.
È il mio complice più fedele
perché bada con zelo ai tuoi abiti quando mi ami.
Non ti dice che li accarezzo mentre dormi
né che alle loro asole abbottono i miei sogni.
L'attaccapanni soffre con me
se stacchi i tuoi indumenti per andartene
a camminare senza grinze per le strade.
.
SOLIDARIETÀ
Mi sono affezionata all'attaccapanni
perché riceve con umiltà
la tua giacca, la tua camicia, i tuoi pantaloni.
È il mio complice più fedele
perché bada con zelo ai tuoi abiti quando mi ami.
Non ti dice che li accarezzo mentre dormi
né che alle loro asole abbottono i miei sogni.
L'attaccapanni soffre con me
se stacchi i tuoi indumenti per andartene
a camminare senza grinze per le strade.
.
The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
Re: Poesia...che mi parli....
#43Nguyen Chi Thien
SONO RIMASTO IN SILENZIO
Sono rimasto in silenzio quando il nemico mi torturava:
con il ferro e l’acciaio, l’anima debole in agonia —
le storie degli eroi sono per i bambini che ci credono.
Io sono rimasto in silenzio perché mi dicevo:
c’è qualcuno che è entrato nella giungla e che è stato assalito dalla bestia feroce
così stupido da aprire la bocca e chiedere pietà?
1974
SONO RIMASTO IN SILENZIO
Sono rimasto in silenzio quando il nemico mi torturava:
con il ferro e l’acciaio, l’anima debole in agonia —
le storie degli eroi sono per i bambini che ci credono.
Io sono rimasto in silenzio perché mi dicevo:
c’è qualcuno che è entrato nella giungla e che è stato assalito dalla bestia feroce
così stupido da aprire la bocca e chiedere pietà?
1974
The sisterhood of The Calf 37,5
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
it takes two to play tango (cit.dammispazio)
Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione (Algernon Charles Swinburne)
Sfacciatissima compromessa
Re: Poesia...che mi parli....
#44Si, va bene, non sono "poesie" nel senso stretto, però arrivano dritte al cuore.
Si, va bene, no
Mme dice:
"Nun só' fatta pe'tté"
e t'annascunne 'a faccia,
pecché?
'Sta lacrema lucente che vò'?
Mi dici:
"Non sono fatta per te"
e ti nascondi la faccia,
perchè?
Questa lacrima lucente cosa vuole?
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
ce simmo ditte "Addio".
Sola, pe' n'ata via,
te veco partì.
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
chiagnenno, mm'hê vasato
e io, ca mme ne moro,
te lasso partì.
Pecché
tu vuó' restà, ma te ne vaje?
Pecché
te voglio bene e dico "Va'"?
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
sulo, comm'a na vota,
sulo, cu stu destino
ca mo vò' accussì.
In una strada bagnata,
ci siamo detti "Addio".
Sola, per un'altra via,
ti vedo partire.
In una strada bagnata,
piangendo, mi hai baciato
e io, che muoio,
ti lascio partire.
Perchè
Tu vuoi rimanere, ma te ne vai?
Perchè
ti voglio bene dico "Vai"?
In questa strada bagnata,
solo, come a una vola,
solo, con questo destino
che mi vuole così.
Pecché
mm'hê ditto addio,
pecché?
Na vota ire felice cu'mmé
e mo nun ce capimmo cchiù.
Perchè
mi hai detto addio,
perchè?
Una volta eri felice con me
e ora non ci capiamo più.
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
...................................
Sulo cu stu destino,
ca mo, vò' accussì.
****************************************
****************************************
****************************************
Ohéee.
Cu me cantate 'sta canzone.
Vuje ca suffrite 'e ppene de ll'ammore,
Capre, ve pò 'ncantá cu na parola.
Ohéee.
Só' accumparute 'e stelle a primma sera,
tutta Tragára luce 'mmiez'ô mare.
Na fascia 'argiento sott' 'e Faragliune
e nu mistero 'int'a 'sta notte chiara.
Notte 'e silenzio e i', mo, chesta canzone,
cantá vulesse a chi mm'ha affatturato.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese,
ca faje sunná ll'ammore a 'e 'nnammurate,
adduorme a nénna mia ca sta scetata
e falla 'nnammurá cu na buscía.
Tu, Luna, Luna tu, Luna busciarda,
famme passá sti ppene 'e gelusia
e fa' ca nénna fosse tutt' 'a mia.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese.
E mo ca pure 'o mare s'è addurmuto
e 'e nnuvole li stelle hanno stutato,
dint'a sti bbracce meje, passione amara,
io te vurría tené cu nu respiro.
Ma è inutile, è destino, ca stu core,
canta surtanto pe' chi dice no.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese,
Si, va bene, no
Mme dice:
"Nun só' fatta pe'tté"
e t'annascunne 'a faccia,
pecché?
'Sta lacrema lucente che vò'?
Mi dici:
"Non sono fatta per te"
e ti nascondi la faccia,
perchè?
Questa lacrima lucente cosa vuole?
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
ce simmo ditte "Addio".
Sola, pe' n'ata via,
te veco partì.
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
chiagnenno, mm'hê vasato
e io, ca mme ne moro,
te lasso partì.
Pecché
tu vuó' restà, ma te ne vaje?
Pecché
te voglio bene e dico "Va'"?
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
sulo, comm'a na vota,
sulo, cu stu destino
ca mo vò' accussì.
In una strada bagnata,
ci siamo detti "Addio".
Sola, per un'altra via,
ti vedo partire.
In una strada bagnata,
piangendo, mi hai baciato
e io, che muoio,
ti lascio partire.
Perchè
Tu vuoi rimanere, ma te ne vai?
Perchè
ti voglio bene dico "Vai"?
In questa strada bagnata,
solo, come a una vola,
solo, con questo destino
che mi vuole così.
Pecché
mm'hê ditto addio,
pecché?
Na vota ire felice cu'mmé
e mo nun ce capimmo cchiù.
Perchè
mi hai detto addio,
perchè?
Una volta eri felice con me
e ora non ci capiamo più.
'Mmiez'a na strada 'nfosa,
...................................
Sulo cu stu destino,
ca mo, vò' accussì.
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Ohéee.
Cu me cantate 'sta canzone.
Vuje ca suffrite 'e ppene de ll'ammore,
Capre, ve pò 'ncantá cu na parola.
Ohéee.
Só' accumparute 'e stelle a primma sera,
tutta Tragára luce 'mmiez'ô mare.
Na fascia 'argiento sott' 'e Faragliune
e nu mistero 'int'a 'sta notte chiara.
Notte 'e silenzio e i', mo, chesta canzone,
cantá vulesse a chi mm'ha affatturato.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese,
ca faje sunná ll'ammore a 'e 'nnammurate,
adduorme a nénna mia ca sta scetata
e falla 'nnammurá cu na buscía.
Tu, Luna, Luna tu, Luna busciarda,
famme passá sti ppene 'e gelusia
e fa' ca nénna fosse tutt' 'a mia.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese.
E mo ca pure 'o mare s'è addurmuto
e 'e nnuvole li stelle hanno stutato,
dint'a sti bbracce meje, passione amara,
io te vurría tené cu nu respiro.
Ma è inutile, è destino, ca stu core,
canta surtanto pe' chi dice no.
Tu, Luna, Luna tu, Luna caprese,
Re: Poesia...che mi parli....
#45per rientrare in carreggiata.....
Ecco ancora Montale, col mare dentro
Falsetto
Esterina, i vent'anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a un'avventura più lontana
l'intento viso che assembra
l'arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t'avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell'elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d'incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t'impaura.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d'erba del fanciullo.
L'acqua' è la forza che ti tempra,
nell'acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un'alga, un ciottolo
come un'equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T'alzi e t'avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s'incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t'abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t'afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.
Ecco ancora Montale, col mare dentro
Falsetto
Esterina, i vent'anni ti minacciano,
grigiorosea nube
che a poco a poco in sé ti chiude.
Ciò intendi e non paventi.
Sommersa ti vedremo
nella fumea che il vento
lacera o addensa, violento.
Poi dal fiotto di cenere uscirai
adusta più che mai,
proteso a un'avventura più lontana
l'intento viso che assembra
l'arciera Diana.
Salgono i venti autunni,
t'avviluppano andate primavere;
ecco per te rintocca
un presagio nell'elisie sfere.
Un suono non ti renda
qual d'incrinata brocca
percossa!; io prego sia
per te concerto ineffabile
di sonagliere.
La dubbia dimane non t'impaura.
Leggiadra ti distendi
sullo scoglio lucente di sale
e al sole bruci le membra.
Ricordi la lucertola
ferma sul masso brullo;
te insidia giovinezza,
quella il lacciòlo d'erba del fanciullo.
L'acqua' è la forza che ti tempra,
nell'acqua ti ritrovi e ti rinnovi:
noi ti pensiamo come un'alga, un ciottolo
come un'equorea creatura
che la salsedine non intacca
ma torna al lito più pura.
Hai ben ragione tu!
Non turbare
di ubbie il sorridente presente.
La tua gaiezza impegna già il futuro
ed un crollar di spalle
dirocca i fortilizî
del tuo domani oscuro.
T'alzi e t'avanzi sul ponticello
esiguo, sopra il gorgo che stride:
il tuo profilo s'incide
contro uno sfondo di perla.
Esiti a sommo del tremulo asse,
poi ridi, e come spiccata da un vento
t'abbatti fra le braccia
del tuo divino amico che t'afferra.
Ti guardiamo noi, della razza
di chi rimane a terra.