È sicuramente uno dei più antichi esempi di museo d’impresa e, oltre ad offrire un’ampia panoramica della storia della porcellana in Italia, permette di cogliere lo sviluppo dell’arte del collezionismo dal XVIII ad oggi. Si tratta del Museo Richard Ginori di Doccia, inaugurato durante i primi anni di vita della manifattura Ginori che fu avviata dal Marchese Carlo Ginori nel 1737. Come la manifattura, anche il Museo aveva sede a Villa Buondelmonti ed occupava, secondo quanto riportato nell’Archivio della famiglia Ginori Lisci, “un quartiere di sei stanze” fra cui il salone più rappresentativo, fatto appositamente affrescare nel 1754 da Vincenzo Meucci con scene raffiguranti la produzione della porcellana.
All’inizio la collezione del Museo Richard Ginori era costituita essenzialmente da due nuclei: una galleria di modelli in gesso, terracotta e cera e una raccolta di argille, sabbie e minerali che testimoniava i numerosi esperimenti fatti per realizzare questo materiale, allora denominato “oro bianco” per le difficoltà e le ricerche che la sua fabbricazione, fino al 1700 esclusivo appannaggio della Cina, richiesero. Poi a queste due collezioni se ne affiancò una terza costituita dall’esposizione dei prodotti della manifattura. Fin dal principio, infatti, Carlo Ginori ebbe ben chiara l’importanza di questa esposizione, non solo come documentazione artistica e scientifica, ma anche come mezzo di comunicazione a sostegno e promozione della manifattura stessa.
Nel secolo successivo buona parte dei reperti naturali del secondo nucleo andarono persi mentre proseguì l’abitudine di conservare i campioni dei pezzi più rappresentativi della Manifattura, che progressivamente andarono a costituire la collezione storica. Di Museo Richard Ginori vero e proprio, come esposizione al pubblico di opere, documenti ed oggetti si parla solo con Lorenzo II Ginori che, assunta la direzione della Manifattura, dimostrò un forte interesse per la storia delle arti applicate e, nel 1864, inaugurò il nuovo museo con un’apertura straordinaria di 15 giorni (fino ad allora l’esposizione era riservata esclusivamente a clienti, committenti, modellatori, apprendisti).
Il Museo Richard Ginori venne poi nuovamente riallestito e prese il nome di Musei di Doccia comprendendo, oltre che il vero e proprio Museo Ginori, anche un Museo Ceramico dove erano raccolti oggetti provenienti da più fabbriche, italiane e straniere, concorrenti della stessa Ginori. Nel 1965, infine, l’ultima importante tappa nella storia di questo edificio, il cambio di sede: da Villa Buondelmonti all’attuale edificio, una struttura di concezione allora modernissima che rappresenta un caso, inconsueto in Italia, di struttura realizzata con la specifica destinazione museo. Progettato dall’architetto Pier Niccolò Berardi è su due piani, a forma di parallelepipedo, e permette di visionare la maggior parte della collezione storica Ginori e Richard-Ginori e tutta la produzione attuale del marchio. In mostra anche numerose opere inedite, tra cui una selezione di disegni tra cui alcuni autografi di Giò Ponti che negli anni Venti collaborò con la Richard Ginori ed una recentissima acquisizione: gli isolatori in porcellana che una volta venivano utilizzati per la rete elettrica. L’esposizione del Museo di Doccia, aperto al pubblico in questa sua nuova veste dal mercoledì al sabato (10.00-13.00 e 14.00-18.00) , permette di ripercorrere cronologicamente l’evoluzione della più antica fabbrica di porcellana ancora attiva in Italia e offre, anche attraverso l’approfondimento di temi specifici che potranno variare nel tempo, la possibilità di comprendere appieno idee, influssi ed esigenze che, di volta in volta, ne hanno condizionato e stimolato la produzione.