Redazione - 22 luglio 200522 luglio 2005
Radical Design. Ricerca e Progetto dagli anni ‘60 ad oggi 25 giugno-26 settembre 2004. La prima mostra italiana dedicata al design radicale!
Redazione - 22 luglio 200522 luglio 2005
A Casa Masaccio a San Giovanni Valdarno, dal 25 giugno al 26 settembre, una mostra illustra per la prima volta il fenomeno del Radical Design dagli anni ’60 ad oggi. L’esposizione curata da Gianni Pettena, è organizzata dal Comune di San Giovanni Valdarno, Casa Masaccio Arte Contemporanea, e dalla Facoltà di Architettura dall’Università degli Studi di Firenze, in collaborazione con il Progetto della Regione Toscana TRA ARTe contemporanea Rete Regionale, Provincia di Arezzo ed Officina.
Alla mostra del Radical Design italiano sono esposti oltre settanta pezzi originali tra cui arazzi, lampade, divani, sedute tra i più significati dell’intera produzione. L’esposizione si sviluppa cronologicamente: gli anni Sessanta e Settanta, Design e Architettura Radicale con opere di Ettore Sottsass, Archizoom, Gaetano Pesce, Superstudio, Ufo, Mendini; gli anni Ottanta con La vitalità e l’esplosione linguistica, il periodo Alchimia, Memphis e la galleria Speciale con opere di Sottsass, Branzi, Hollein, Graves, Thun, Zanini, De Lucchi.; l’Evoluzione sperimentale tra gli anni Novanta e oggi con le ultime generazioni e la continuità sperimentale: Ron Arad, Philippe Starck, Ettore Sottsass, Nigel Coates, fino alle recentissime proposte di Droog Design, F.lli Campana.
Pezzi divertenti, ironici, dove l’invenzione e la fantasia non hanno limiti, e che hanno fatto la storia del design mondiale. Tra i pezzi in mostra alla Radical Design troviamo la poltrona Proust di Mendini del 1978; la Bocca per Edra di Studio 65 del 1971; i vasi in vetro soffiato Alcor, Alioth di Ettore Sottsass del 1983 ed i Totem del 1964; il Cactus di Guido Drocco e Franco Mello per Gufram del 1972; la poltrona Richard III di Philippe Starck, disegnata per la moglie del presidente francese Mitterrand; la Poltramaca di Gianni Pettena del 1985; fino alle nuove generazioni con gli straordinari 3 Cigni di Alessandro Ciffo e la Morte del Cigno pezzo unico per Dilmos, Milano2004; o la poltrona Apparita del 2002 di Andrea Salvetti, dove i confini tra arte e design scompaiono.
Il Radical Design nasce in Toscana e si espande influenzando prima Milano, poi l’Europa ed infine tutto il panorama internazionale. Tra gli anni Sessanta e Settanta il modo di fare architettura e di progettare cambia radicalmente e per la prima volta non risponde più solo ai criteri di razionalità e funzionalità ma alla comunicazione delle emozioni. Il primo a compiere questa “rivoluzione” è Ettore Sottsass, è attraverso di lui che i “radicali” scoprono le potenzialità progettuali del design. Con Sottsass la materia, il colore, il decoro tornano ad essere strumenti essenziali del progetto, e attraverso di essi la comunicazione di ogni processo emozionale. Il progetto può essere racconto di sé, allegoria di pensieri e desideri, può trascrivere anche attraverso un mobile o un oggetto, quasi ‘in diretta’, il flusso di ogni personale divenire. Ma è a Firenze che nasce, ciò che poi sarà definita, l’esperienza “radicale” con Archizoom e Superstudio, Ufo e Pettena (che si caratterizzeranno, almeno inizialmente, i primi per le influenze pop ed i secondi per il rapporto con l’arte “povera”, con il concettuale ed il comportamentale) che tra il 1965 e il 1979 producono progetti e prototipi ironici nei pensieri e nei linguaggi, critici e innovativi nelle funzioni, mobili e al tempo stesso luoghi, vere e proprie allegorie del pensiero di una generazione. Altri designers si uniranno poi in questa avventura: Mendini, Pesce, Buti, Strum, Dalisi, Raggi, tutti interpreti di un clima sperimentale di piena vitalità.
Dal 1970 la rivista Casabella, nella nuova conduzione di Alessandro Mendini, ospita con sempre maggiore ampiezza le esperienze e il lavoro di ricerca degli sperimentatori del Radicla Design di chi cioè indaga un campo in cui il confine tra arte e architettura si fa sempre più indistinto, ampliando il dibattito fino al punto di caricare il design di valenze e significati sociali ed esistenziali, di attribuirgli in definitiva un compito di trasformazione dei modelli culturali, compito che l’architettura non sembrava in grado di sostenere e neppure di affrontare. Nelle proposte radicali presentate alla mostra “Italy: the new domestic landscape” al MoMA di New York nel 1972, dai gruppi fiorentini come da Sottsass, da Pesce come da La Pietra o dagli Strum, nel Dressing Design degli Archizoom come nelle esperienze di Tecnica Povera di Dalisi il design appare infatti in questi anni come lo strumento progettuale più appropriato, oltre che a riflettere sulla condizione di degrado della metropoli moderna, anche ad intervenire per modificare la qualità della vita e dell’ambiente. Dalla fine degli anni Settanta, dopo gli anni di Casabella e l’invenzione della rivista Modo, Alessandro Mendini passa alla direzione di Domus: a partire da questi anni il design, di prevalente produzione italiana, acquista una tale ricchezza e articolazione propositiva sia nel mobile che negli interni da essere delle vere e proprie installazioni, da influenzare, forse per la prima volta nell’intero secolo, le contemporanee esperienze nelle arti visive. Negli anni Ottanta Alchimia ed in particolare il gruppo Memphis, con Sottsass e Andrea Branzi (già fondatore del gruppo fiorentino Archizoom) opereranno nel design del mobile una rivoluzione epocale.