Redazione - 12 aprile 201612 aprile 2016
Arriva dalla Francia del Settecento e non ha mai perso fascino. La poltrona bergere continua a fare conquiste con la sua forma originale e una comodità impareggiabile.
Redazione - 12 aprile 201612 aprile 2016
La poltrona bergere ha origini remote. Fece la sua comparsa nel Settecento in Francia, erano i tempi di Luigi XV; con il suo alto schienale imbottito, unito ai braccioli tramite una linea continua, e la sua seduta molto comoda, conquistò subito i nobili dell’epoca. Nonostante siano trascorsi secoli, la bergere ha conservato intatti il suo fascino e il suo carisma. Non solo molte aziende continuano a produrla, per quanto sono stati raggiungi alti livelli sia in termini di design che per quanto riguarda il comfort e la qualità. Il modello da sempre più diffuso è quello a orecchioni, ovvero con poggiatesta laterale ricurvo che garantisce un perfetto relax e restituisce scenografici effetti: impossibile non pensare a una farfalla. La poltrona bergere è particolarmente amata da chi sceglie lo stile vintage, ma non mancano – anzi, continuano ad aumentare in una sorta di battaglia creativa fra i produttori - rivisitazioni che attirano anche chi predilige l’arredamento moderno. Se cercate una versione classica per il vostro soggiorno o la zona living, troverete di certo proposte interessanti da Maisons du Monde: in foto ecco Manoir, realizzata in modo da sembrare antica, con la struttura in legno e il rivestimento in lino naturale. Dimensioni: altezza 107 cm, larghezza 76 cm, profondità 80 cm.
La poltrona bergere è sicuramente uno fra i simboli dello stile classico. Tuttavia con le sue forme e le sue doti ha sedotto - e continua a sedurre – i più talentuosi design. I quali realizzano, spesso per le aziende più quotate, modelli che traggono linfa dalla tradizione per divenire espressione del mood più attuale. Allora ecco che le orecchie laterali diventano meno vistose (in origini erano parecchio vistose anche perché dovevano proteggere dal calore del camino), pur mantenendo la loro comodità; e si riducono anche i braccioli. Lo schienale resta invece alto e la seduta si allarga, facendosi sempre più morbida e soffice. Per quanto riguarda i materiali, il primato resta alla pelle e al velluto; quest’ultimo è nella maggior parte dei casi viola, bordeaux, grigio, miele, beige e rosso. Perché la poltrona bergere non deve mai passare inosservata, anzi ha il compito di incidere sull’intero ambiente con la sua forte personalità. Negli ultimi tempi si stanno diffondendo i rivestimenti in tessuti e altri colori accesi come il fucsia e il blu elettrico. E poi c’è il nero. Estremamente versatile e prediletto da chi sceglie il minimal. In foto, Kalos di Maxalto, designer Antonio Citterio. Disponibile con rivestimento in pelle o in tessuto, con piedini o basamento girevole. I piedini sono in legno massello e con diverse finiture, in rovere spazzolato chiaro o nero oppure in rovere grigio, marrone o wengè. Due le altezze del poggiapiede.
E poi c’è la poltrona bergere design. Che alza il tiro e fa mostra di sé catalizzando l’attenzione. Forme più snelle ma sempre seducenti, soluzioni creative di grande impatto dal punto di vista estetico ma anche in grado di assicurare una comodità assoluta. Un’immagine più pulita: svanisce anche qualsiasi decorazione, le sporgenze sono contenute, i piedini più essenziali – a volte dritti - e la struttura molto solida. Con una poltrona bergere, inoltre, qualsiasi abbinamento è lecito. Se ne può scegliere una particolarmente estrosa e/o colorata e collocarla in un ambiente caratterizzato invece da tonalità sobrie, creando così un contrasto d’effetto e personalizzato. Oppure si può accostare l’originalità con l’originalità, affiancando alla poltrona altri complementi e accessori ricercati e frutto di una contemporaneità che mira a stupire. In ogni caso, come quelle classiche anche le bergere design sono nate per accogliere, rigenerare, offrire riposo e rendere più piacevoli sia i momenti di solitudine che quelli dedicati alla convivialità. Accomodarsi e scambiare due chiacchiere, con poltrone così, diventa quasi un’esperienza sensoriale. In foto, Ardea di Zanotta: base in legno verniciato, struttura in acciaio con molleggio su nastri elastici, imbottitura in poliuretano/fibra poliestere termolegata.
La poltrona bergere in pelle può essere considerata un cult a tutti gli effetti. I modelli invecchiati ad hoc sono perfetti per le case arredate in stile shabby chic e industriale; quelli più tradizionali si adattano davvero a ogni ambiente. In tutti i casi, sono poltrone dotate dell’x factor. La pelle diventa sinonimo di valorizzazione: è un materiale naturale, nobile, duraturo. Elegante in ogni sua declinazione. Certo, bisogna avere una certa cura nella manutenzione ma non bisogna fare una particolare fatica. Basta spolverare periodicamente con un panno pulito, asciutto e non abrasivo; lo sporco secco si elimina utilizzando delicatamente una spazzola con setole morbide e passando il particolare accessorio dell’aspirapolvere (mai strofinare!), concludendo con un panno leggermente bagnato. Per le macchie da sostanze grasse è sufficiente usare uno straccio imbevuto di sapone neutro molto diluito e poi asciugare. In foto, la nota 1919 di Frau con lo schienale capitonné e la struttura portante in faggio stagionato. Il molleggio di sedile, schienale e braccioli è ottenuto con molle biconiche in acciaio legate a mano e appoggiate su cinghie di juta. L’imbottitura del sedile è in crine gommato, schienale e braccioli sono in crine vegetale modellato a mano. Il cuscino del sedile è in piuma d’oca. Il disegno dello schienale è ottenuto con una lavorazione manuale capitonné. Una fila di chiodini rivestiti in pelle rifinisce il retro. Il porta piattino è in noce Canaletto trattato cera.