- 28 giugno 2017

Recupero sottotetto ad uso abitativo

Recupero sottotetto: per l'abitabilità occorre un'altezza minima di 2,7 metri, ma ci sono delle eccezioni. Luminosità, efficienza termica e uso dello spazio i segreti per una mansarda ok.

- 28 giugno 2017

Legge sottotetti

Un bellissimo progetto, un po' di soldini, tanta voglia di rimboccarsi le maniche. Ma prima di ogni altra cosa occorre conoscere ciò che prevede la legge sottotetti. Preliminarmente è bene dire che nel quadro delle normative nazionali si inseriscono, regione per regione e addirittura comune per comune, ulteriori misure attuative. Il passo numero uno è verificare che il sottotetto possegga i requisiti per essere abitabile. Tra un attimo entreremo nel dettaglio delle disposizioni. Ma in linea generale è bene tenere a mente un principio: non può essere considerato abitabile un locale il cui tetto scende su un lato fino al pavimento. In tal caso infatti si parla di volumi tecnici, utilizzabili come ripostigli o ambienti di servizio ma non per la frequentazione continuativa. Appurato questo primo requisito, lo step successivo passa inevitabilmente per il municipio. Trasformare un sottotetto in mansarda ad uso abitativo richiede la presentazione di un progetto al Comune di residenza cui spetta il rilascio delle dovute autorizzazioni. Ma gli enti locali a loro volta devono esprimersi in conformità con le superiori direttive adottate in materia dalle istituzioni sovraordinate. Come ad esempio i Piani casa delle Regioni, varati nella prospettiva di contenere il consumo di suolo. Tutte le Regioni italiane sono provviste di normative per il recupero sottotetto, ma le norme differiscono di zona in zona in funzione di parametri urbanistici come l’anno di realizzazione del fabbricato, le altezze minime e medie da rispettare, i rapporti aero-illuminanti e la possibilità di apportare modifiche alla sagoma del tetto. Fondamentale dunque verificare in che misura il proprio Comune di riferimento ha integrato nei propri strumenti urbanistici tali misure.v

Altezza minima sottotetto abitabile

Due metri e settanta centimetri. E' questa la soglia da rispettare affinché dagli enti competenti sia riconosciuta l'altezza minima per il recupero sottotetto. Una misura che si applica indistintamente sull'intero suolo nazionale, anche se vanno considerate le immancabili disposizioni di dettaglio che rendono un tantino più complesso il quadro. La prima: la quota minima di 2,7 metri scende a 2,4 se si tratta di ambienti come bagni e corridoi, considerati locali di servizio e non abitabili tout court. Se la stanza presenta altezze ancora inferiori, i punti sotto soglia vanno destinate ad armadio o ripostiglio. C'è poi un ulteriore distinguo: nei comuni montani al di sopra dei 1.000 metri può essere consentita, in ragione delle particolari condizioni climatiche e delle tipologie costruttive, una deroga alle altezze minime nazionali fino ad arrivare a 2,55 metri per gli ambienti abitabili. A rendere poi ancora più articolata la materia ci hanno pensato le leggi regionali che hanno accostato un nuovo parametro al criterio nazionale dell’altezza minima, ovvero l’altezza media ponderale. Essa si calcola dividendo il volume della parte di sottotetto la cui altezza supera quella minima per la superficie relativa. Per non incorrere in errori è consigliabile rivolgersi ad un tecnico qualificato. Il parametro peraltro varia di regione in regione, con prevalenza della quota di 2,4 metri che si applica nella maggior parte dei casi. E non è ancora finita: va considerato inoltre che la porzione di sottotetto che rispetta l'altezza media ponderale, per essere autorizzata come abitabile deve avere anche una superficie minima che non può essere inferiore ai 9 metri quadrati per una stanza singola e a 12 metri quadrati nel caso di una doppia. Se si tratta di monolocale l'area da rispettare sale a 27 metri quadrati con un abitante, 36 in presenza di due persone.

Rendere abitabili i sottotetti

Chiusi i conti con gli adempimenti burocratici, possiamo finalmente passare alla fase operativa. Sicuramente la parte più intrigante e divertente del rendere abitabili i sottotetti, ma non priva di difficoltà. "Vestire" una stanza con un lato più corto dell'altro, o alta in mezzo e bassa su due lati, è certamente più complicato. Ma è qui che entra in scena l'inventiva, anche se qualche paletto va rispettato. Abbiamo visto in precedenza come l'altezza del soffitto determini la condizione formale di abitabilità decretata dalla legge per il recupero sottotetto. Lasciamoci guidare dunque da tale riferimento e volgiamolo a nostro vantaggio. Ovvero: nei punti della stanza che non raggiungono la soglia minima di altezza è opportuno collocare armadi a muro, scaffali bassi, o realizzare rispostigli. Torneranno utili e non occuperanno le porzioni più nobili del sottotetto dove invece posizioneremo i mobili più alti o il letto. Un altro uso sapiente dello spazio a disposizione è legato alla luminosità degli ambienti. Laddove ci sono spioventi o pareti che si abbassano sensibilmente su un lato può essere opportuno ricavare finestre, anche di piccole dimensioni. In tal modo riusciremo a dare un valore aggiunto ai locali, la luminosità per l'appunto, in angoli che altrimenti non avremmo saputo come utilizzare. Una scelta che in alcuni casi può rivelarsi persino un escamotage determinante: ci sono Regioni che obbligano alla chiusura delle zone al di sotto dell’altezza minima abitabile consentita, salvo in corrispondenza di fonti di luce diretta. Ma c'è un ulteriore, decisivo fattore da valutare con attenzione. Per rendere un sottotetto abitabile sarà necessario, oltre che molto opportuno, rispettare le norme in materia di isolamento termico. Interventi che il legislatore ha pensato per contenere il consumo di energia e che i proprietari possono rispettare molto convintamente sapendo di garantirsi migliore vivibilità tutto l'anno e minori costi in bolletta. E per raggiungere tale obiettivo non c'è che una strada: coibentare gli ambienti su tutti i lati.

Mansarde abitabili

Inutile dire che la regola aurea per il recupero sottotetto è valorizzare ogni centimetro. Un principio universale che nel caso specifico acquista un significato addirittura vitale. Alcuni suggerimenti possono aiutarvi a sbrogliare facilmente una matassa apparentemente inestricabile. Se ne abbiamo la possibilità, l'ideale è prendere bene le misure alla nostra mansarda e commissionare mobili ad hoc ad artigiani di fiducia. Si tratta di una soluzione particolarmente efficace per ambienti come la camera da letto o la cucina dove è più frequente l'impiego di arredi imponenti. Ma se non abbiamo tale opportunità, ecco che il piano B scatta automatico: adeguare la posizione dei nostri mobili in funzione delle altezze. Innanzitutto non possiamo lasciare inutilizzate le zone più basse della mansarda che invece vanno sfruttate per alloggiarvi mobili contenitore, lunghi e capienti. In corrispondenza di una zona di gronda possiamo inventarci un'area relax con tappeti e cuscini: ideale per i giochi dei nostri bimbi o anche per ospitare i nostri amici in originali incontri all'orientale. Per la zona notte, il consiglio è disporre i letti con la testata in corrispondenza della parte più bassa della stanza, mentre l'armadio occuperà quella più alta. Occhio quindi a due servizi basilari ma troppo spesso sottovalutati. L'illuminazione: la presenza di finestroni è utilissima di giorno e nei mesi caldi, ma non dimentichiamo che rappresentano al contempo superfici a maggiore dispersione termica. Per cui, o prevediamo un sistema di coibentazione ottimale o è meglio optare per un sistema di illuminazione artificiale che ci consenta di far luce anche nei punti più bassi.

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