Quando, nel corso degli anni Sessanta, in Italia e in altri Paesi europei si diffuse rapidamente il mobile moderno, sull'onda del successo del movimento razionalista e delle forti tendenze innovatrici che coinvolgevano la casa e tante altre realtà, pareva che gli arredi classici avessero gli anni contati, vittima predestinata del troppo sbrigativo convincimento che moderno volesse dire nuovo, funzionale mentre classico fosse sinonimo di vecchio, superato, in un mondo che si avviava a grandi passi verso la tecnologia e verso le trasformazioni epocali che essa avrebbe generato. All'inizio del terzo millennio, la realtà è invece questa: il mobile classico non solo è sopravvissuto a quel periodo difficile ma sta anche attraversando una fase di espansione, confermata dai dati statistici degli ultimi due anni. E anche da un'annotazione non marginale: nel 2000, in Italia, è stata data una precisa cadenza periodica ad alcune pubblicazioni "una tantum" legate al mobile in stile e le stesse riviste più note gli dedicano sempre più spazio, segno inequivocabile del crescente interesse che tale mobile suscita nel pubblico. Crediamo che questa situazione, al di là delle preferenze personali verso questa o quella tendenza d'arredo, documenti a tutto tondo la vitalità del settore mobiliero nel suo insieme, la cui marcata diversificazione produttiva appare capace di assecondare al meglio le sempre più variegate preferenze della clientela.