Redazione - 05 gennaio 201605 ottobre 2020
Le cucine a scomparsa sono la soluzione ideale per chi deve fare i conti con spazi ridotti. Ma rappresentano anche una precisa scelta estetica. Nel segno del design
Redazione - 05 gennaio 201605 ottobre 2020
Le cucine a scomparsa rappresentano un’interessante soluzione in primis per gli ambienti dalle metrature ridotte, piccoli appartamenti o monolocali: occupano poco spazio, “spariscono” quando non servono e allo stesso tempo offrono un buon livello di praticità e funzionalità.
Catturano inoltre l’interesse di chi, a prescindere dalle misure e dalla superficie disponibile, non ama le cucine a vista e preferisce che si mimetizzino, diciamo così, restituendo una maggiore pulizia formale. E ancora, la cucina a scomparsa si rivela molto adatta alle dimore caratterizzate da un unico ambiente giorno, non molto esteso, e più in generale ai casi in cui ci si muova in uno stesso spazio con due funzioni del tutto distinte e separate: pensiamo, per esempio, a chi ha la necessità di organizzare una zona dedicata all’home working.
Il doppio volto delle cucine a scomparsa si traduce in una versatilità estrema che non può non risultare apprezzabile. Certo, quando arriva il momento di preparare i pasti si ha una libertà di movimento minore rispetto a quella resa possibile dalle cucine tradizionali, ma davvero – lo ribadiamo – non manca nulla.
Esistono diverse tipologie di cucine a scomparsa. Le più comuni sono quelle concepite come una sorta di armadio, e le ante possono essere a battente, scorrevoli, a pacchetto oppure a soffietto. In pochi istanti, dunque, la cucina appare e scompare.
Meno diffusi, ma egualmente pratici e ben attrezzati, nonché esteticamente sobri e minimalisti, sono i modelli con chiusura a serrandina, più indicati per gli ambienti contraddistinti da uno stile prettamente contemporaneo. Bisogna poi fare la distinzione fra cucine salvaspazio monoblocco e cucine modulari, ovvero componibili, che possono essere personalizzate – per quanto concerne sia la struttura che le dimensioni – in base alle preferenze individuali.
Chi dispone di un budget maggiore e ha necessità particolari, invece, può optare per una cucina a scomparsa su misura: si ottiene un risultato unico, nel vero senso della parola, e si ha la certezza di sfruttare al meglio fino all’ultimo centimetro disponibile.
Se siete alla ricerca di una cucina a scomparsa ma non disponete di sufficienti informazioni sui migliori produttori, questo elenco vi tornerà indubbiamente utile:
Doveroso citare anche Scavolini: di recente ha presentato il programma di arredo BoxLife, che ha una delle sue più interessanti espressioni proprio nella cucina a scomparsa.
I prezzi delle cucine a scomparsa sono estremamente variabili, determinati da diversi fattori fra cui le dimensioni, l’attrezzatura, la struttura, i materiali, il marchio. Qualche esempio, d’altra parte, può aiutare a chiarirsi le idee.
Le cucine monoblocco di Minicucine costano mediamente fra i 1.500 e i 2.500 euro, mentre in riferimento alla collezione MiniSystem di Snaidero il prezzo di partenza è pari all’incirca a 2.300 euro, ma si arriva anche a 4.000 e oltre. Per quanto concerne le proposte di Boffi, Dada, Tm Italia e Scavolini le cifre salgono, in primis perché si tratta di progetti più ampi, complessi e caratterizzati da una funzionalità ancora maggiore, nonché di modelli di design a tutti gli effetti.
La Kitchen Box di Clei costa fra i 5.000 e i 6.000 euro a seconda del rivenditore, però alcune versioni toccano anche quota 7.000 euro. Morale della favola: no, le cucine a scomparsa non sono economiche come potrebbe pensare qualcuno, neanche quando si tratta di modelli ultra compatti. Però, a fronte dei vantaggi che offrono, i numeri appena snocciolati non devono apparire neanche eccessivi.