boo ha scritto:Mercury ha scritto:ah macchebello

dai miei tempi non è cambiato proprio niente a quanto pare

...e pensa te che io con quegli orari mi facevo pure Bergamo-Milano in treno E finivo l'università
Ecco come mai per cambiare professione ho venduto l'anima!!!!!

eeeh merc... so che tu mi capisci!
sono combattuta fortemente... l'ambito mi piace anche come ben sai, la passione da cui partiamo è la stessa... ma sono davvero convinta di voler continuare a farmi sfruttare per pochi soldi? sto mettendo in discussione tutto...
Considerazione a priori... il lavoro del grafico negli ultimi 10 anni è profondamente cambiato, da quando intorno al 1998-2000 in troppi si sono lanciati su internet grazie alle piattaforme intuitive e a basso costo disponibili; tutti, anche i ragazzini, si sono inventati "grafici" -o peggio, web designers- sperando di cavarci soldi a palate.
Dal web alla carta stampata il passo è stato brevissimo, perchè già intorno al 2002-2003 la concorrenza era diventata insostenibile, una piccola web-agency pura per "campare" doveva inventarsi qualcos'altro che la semplice manutenzione/costruzione siti: attività di hosting o proposte di immagine coordinata e campagne stampa. Va da se che su quest'ultima attività viene riciclato il ragazzino di cui sopra.
Del resto, il cliente finale, al 90% è molto di bocca buona e il suo obiettivo è il risparmio.... che gli usi un GillSans o un Bodoni l'è istess
Insomma, il risultato globale -dal mio punto di vista- è stato innanzitutto una tremenda perdita di qualità dei lavori e di professionalità (io mi ricordo quando facevo selezioni e mi arrivavano candidati coi fogli A4 stropicciati... portfolio, griglie d'impaginazione!?!?!?). A sto punto non ci si stupisce degli stipendi da fame e degli orari da schiavi... dietro te che lasci c'è la fila che sgomita pur di mettere insieme il pranzo con la cena, convinta di fare un lavoro bello e gratificante.
Nella fascia 20-30 anni puntare sulla qualità del proprio lavoro è questione di dignità ma anche un'impresa proprio faticosa.
Parlando di me -discorso soggettivo quindi- me la cavavo bene ma capivo c'erano mie coetanee che sapevano fare il mio lavoro
molto meglio di me, eppure altrettanto destinate ad anni e anni in precariato.
Spiacente, io volevo andare a vivere da sola, di quel passo avrei raggiunto l'autonomia troppo in là.
In tutta umiltà, ho deciso di mettere a frutto
altre mie capacità e investire ulteriormente nella mia formazione.
A distanza di 5 anni non tornerei indietro, troppo contenta dove sono
