- 14 gennaio 2017

Le tasse sulla casa

Esistono ben tre tipi di imposte sugli immobili dovute ai comuni: l'IMU, la TASI e la TARI. La manovra "Salva Italia" del 2012 infatti ha confuso molto le acque andando ad applicare la tassa anche alle prime case, e ora, nel tentativo di tornare indietro, ma nell'impossibilità di fare a meno dei fondi che questo gettito dà allo stato, si è ricorsi a estremi rimedi, istituendo di fatto nuove tasse. L'IMU è a carico del possessore dell'immobile solo quando questo non sia abitazione di residenza del nucleo familiare e può essere pagata in due rate; la TASI si divide invece in modo variabile fra il possessore dell'immobile e chi ne usufruisce (quindi locatario o congiunto che abbia l'abitazione in comodato regolarmente registrato); la TARI è completamente a carico di chi usufruisce dell'immobile, si tratta della tassa sui rifiuti.

Nomenclatura differente e percentuali che variano da comune a comune

Inevitabilmente gran parte della popolazione italiana è chiamata in causa per il pagamento dell'aliquota, anche e soprattutto le aziende. Questa ulteriore tassa per le aziende per fortuna sostituisce completamente l'IRPEF e quindi non sarà necessario pagare entrambe. Il gruppo di tasse che prima abbiamo descritto va invece sotto il nome di IUC, imposta unica comunale, e di fatto l'entità dell'aliquota e le percentuali da prelevare dal possessore e dall'inquilino sono previste dai singoli comuni. Questo in molte realtà è un rincaro, perché come è stato più volte sottolineato, chi ha risentito di più della crisi sono proprio i comuni, a cui sono stati adibiti molti impegni che prima venivano svolti dallo stato e dalle province. Per esempio nel 2015 faranno la loro comparsa le "citta metropolitane", con mansioni che vanno ben oltre quelle costituzionalmente adibite ai comuni, e con ricadute che sono difficilmente prevedibili.

Scadenze nel dettaglio

L'IMU si paga tramite il modello F24, ai singoli comuni, ma per la prima casa, in generale quando non si tratta di immobili di lusso o castelli, l'IMU è stata revocata, rimane sulla seconda casa, in cui sono incluse le strutture in cui il nucleo familiare non è residente, le case date al coniuge separato, le case date in affitto anche se in ristrutturazione o in costruzione. La tassa si paga anche sui capannoni e sugli impianti industriali. L'aliquota di base è comunque lo 0,76 %, ma può essere aumentata fino a un massino dello 0,3 % dai singoli comuni. Le scadenze per il pagamento dell'IMU sono molto chiare, si può pagare tutta insieme in un'unica rata entro il 16 di Giugno, oppure in due rate al 50%, una entro il 16 di Giugno e una entro il 16 di Dicembre 2014. Se avete deciso di pagare a rate e avete già pagato la prima rata potrete rilassarvi ancora per qualche settimana.

Calcolo aliquota

Il calcolo dell'imposta può avvenire con svariati metodi, tramite la rendita catastale principalmente, un servizio prenotabile online sul sito dell'agenzia del territorio. La stessa misura dovrebbe comunque essere indicata sul contratto di acquisto dell'immobile, perché è parte fondamentale della compravendita immobiliare. Questa rendita va moltiplicata per una costante che viene stabilita di anno in anno. Sul sito di amministrazioni comunali è presente un contatore che aiuta a calcolare l'IMU e indica che, per esempio, per un immobile con una rendita catastale di 550 € in un comune dove la tassa è al 10,6 per mille, l'IMU da pagare è di circa 980 €, mentre per un immobile storico o inagibile l'aliquota scende a 485 €. Insomma ci sono anche delle agevolazioni, ma la tassa, nonostante le promesse, dal 2011 rimane un appuntamento fisso.

Scadenza Imu

Il 16 dicembre 2016 è stato l’ultimo giorno utile per il pagamento dell’Imu (l’Imposta municipale unica che nel 2012 ha sostituito l’Ici) e della Tasi (il tributo che copre le spese relative ai servizi indivisibili come l’illuminazione o la manutenzione delle strade) sulle seconde case: una scadenza fiscale importante per circa 25 milioni di italiani. Per fortuna l’anno si è concluso senza cambiamenti di sorta. Sono state, cioè, confermate la riduzione del 25 per cento per chi affitta gli immobili a canone concordato e del 50 per cento per chi concede le case in comodato ai figli o genitori (il contratto deve essere registrato e il familiare, anagraficamente residente, deve utilizzarlo come abitazione principale). Niente più Imu sui terreni di proprietà di agricoltori e imprenditori del settore. Esentati anche i proprietari delle abitazioni principali non di lusso, cioè non accatastate nelle categorie A/1, A/8 e A/9, e relative pertinenze (categorie catastali C/2, C/6 e C/7), a patto che abitino nella casa. Senza il requisito anagrafico, e anche nel caso in cui non si possiedano altri immobili, occorre infatti pagare come se fosse una seconda casa sia l’Imu che la Tasi. Esenzione accordata al proprietario pure se sull’immobile c’è un diritto di usufrutto, il diritto di abitazione del coniuge superstite o se è stato assegnato dal giudice all’ex coniuge; in tal caso il titolare dell’obbligo fiscale è chi ha il diritto di utilizzare l’immobile. Dispensati, ancora, sono i fabbricati rurali strumentali, le case popolari, le abitazioni di housing sociale e quelle assegnate dalle cooperative indivise ai soci o agli studenti. In linea di massima, l’importo da versare è stato pari a quello dell’acconto del giugno precedente, escludendo le eccezioni stabilite da qualche amministrazione comunale. Anche per il 2016, infatti, il governo ha bloccato le aliquote relative ai tributi locali del 2015 (se non in caso di dissesto finanziario), per cui le amministrazioni hanno avuto solo la possibilità di ridurre le imposte ma non di ritoccarle al rialzo. Secondo un calcolo fatto dal sindacato Uil, gli italiani hanno sborsato in totale 10,1 miliardi di euro.

Calcolo Imu

Imu seconda casa: il pagamento non è dovuto se l’importo complessivo risulta inferiore ai 12 euro, ma i Comuni hanno la possibilità di fissare importi più bassi. In genere non avviene, tuttavia si consiglia sempre di fare una verifica in merito. La base imponibile è data dal valore catastale rivalutato del 5 per cento (in pratica bisogna moltiplicare la cifra in questione per 1,05) e poi moltiplicato per un coefficiente che varia in base alla tipologia dell’immobile e che è rimasto invariato rispetto al 2015. Per i fabbricati abitativi tale coefficiente è pari a 160, per gli uffici è pari a 80 e per i negozi è pari a 55. Alla base imponibile va quindi applicata l’aliquota del proprio Comune che è diversa per Imu e Tasi. Il dato finale deve essere rapportato alle quote e ai mesi di possesso dell’immobile (bastano 15 giorni per far conteggiare un mese intero). Chi possiede un immobile di lusso come prima casa usufruisce di un trattamento agevolato: va applicata un’aliquota ridotta (dal 2 al 6 per mille) deliberata dal Comune e una detrazione di 200 euro. Ricordiamo che per pagare si può compilare un bollettino postale oppure l’F24 tramite home banking o recandosi personalmente in banca. Grazie al decreto fiscale collegato alla legge di Bilancio 2017, a partire dal 3 dicembre scorso è possibile pagare con F24 cartaceo importi superiori a 1.000 euro da parte di soggetti non titolari di partita Iva se non vi sono compensazioni.

Imu Tasi

L’Imu relativa alla seconda casa e la Tasi possono essere compensate con crediti per imposte erariali; in tal caso occorre trasmettere il modello F24 all’Agenzia delle Entrate con modalità telematiche. Non è invece possibile compensare, nel modello F24, l’importo da versare con crediti relativi a tributi comunali: la compensazione può essere eseguita solo con le modalità previste nel regolamento comunale. Chi non ha rispettato la scadenza del 16 dicembre 2016 può recuperare tramite il ravvedimento spontaneo. Per i ritardi fino a 14 giorni si applica la sanzione giornaliera dello 0,1 per cento, per quelli da 15 a 30 giorni sale all’1,5 per cento mentre per i ritardi da 31 a 90 giorni si applica la sanzione dell’1,67 per cento. Oltre alle somme dovute e alle mini sanzioni si devono versare pure gli interessi legali, fissati nella misura dello 0,2 per cento annuo dal 2016.

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