- 14 febbraio 2016

Design casa

Gli oggetti più comuni con i quali entriamo in contatto quotidianamente a volte possono sembrare altro rispetto a ciò che rappresentano realmente. Perché accade questo? Perché il nostro cervello, senza che pervengano informazioni precise, lavora facendo congetture. E tra le varie soluzioni possibili vengono sempre favorite quelle più familiari. I designer giocano molto con le illusioni create dalla nostra mente e spesso sviluppano oggetti design assolutamente originali, a volte basati su apparenti equivoci, ma in realtà utili e funzionali. Un’abitazione moderna è molto più ricca se corredata con oggetti di design, in grado di focalizzare l’attenzione e catturare inevitabilmente lo sguardo. In foto, la fioriera Hanahana, design Sejima Kazuyo per Driade. Progettato qualche anno fa, Hanahana, l’alberello metallico portafiori, è ora presentato in acciaio inox lucidato a specchio. La nuova finitura esalta la preziosità del disegno di questo oggetto, diventato un`icona della produzione Driade.

Oggetti di design

La fantasia dei designer e la duttilità dei materiali hanno consentito, nel corso degli anni, di stravolgere le proporzioni e di mimetizzare gli oggetti, generando risultati eccezionali. I tradizionali canoni visivi vengono spesso sovvertiti e alcuni oggetti prestano la propria morfologia ad altri. Tuttavia, oggetti design sono anche piatti e posati, tazze, candelabri e complementi dal sapore antico rivisitati, modernizzati o riproposti in tonalità più accese e attuali. Come ad esempio il piatto Quattro Stagioni di Venini, progettato da Laura Diaz de Santillana: si tratta d’intramontabili piatti soffiati e lavorati a mano ad “incalmo” con murrina centrale e successivamente lavorati alla mola con effetto battuto. Sono previsti in quattro varianti colore, per “accendere” qualsiasi abitazione.

Oggetti design famosi

Alcuni oggetti design hanno sfruttato la prospettiva e i giochi di luce e ombra, creando l’illusione di profondità, oppure hanno reso ingannevoli i nostri tradizionali punti di riferimento. Si entra dunque in un’area di ambiguità, in cui a volte non è ben chiaro il ruolo esatto di un oggetto: successivamente, quando ci viene spiegato, quest’ultimo ci appare molto chiaro. D’altro canto, se fossero normali, non sarebbero oggetti design. E’ il caso dello spremiagrumi Juice Salif di Philippe Starck per Alessi (nell’immagine), realizzato in alluminio, il quale rimane insuperato nella capacità di generare discussioni intorno alla sua natura e al suo senso, anche grazie all’uso spregiudicato di quello che i semiologi definiscono il “velo decorativo” che ricopre inesorabilmente, anche se di solito in modo meno evidente, gli oggetti sviluppati dall’uomo. Oltre a essere lo spremiagrumi più controverso del ventesimo secolo, è diventato anche una delle icone del design degli anni Novanta, e continua a essere uno degli oggetti più provocatoriamente intelligenti del catalogo Alessi.

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