L’acqua distribuita dall’acquedotto deve essere conforme ai requisiti di potabilità, è vero, ma moltissime persone ritengono che sia comunque poco apprezzabile e la desiderano diversa, per esempio priva del gusto sgradevole del cloro e di elementi inquinanti come metalli pesanti, nitrati e pesticidi, che procurano cattivi odori e sapori sgradevoli. Ecco perché è ormai enorme il consumo di acqua in bottiglia da parte delle famiglie italiane, che però si traduce in notevoli emissioni nocive nell’ambiente, a causa del trasporto su strada e dello smaltimento della plastica. L’alternativa consiste nell’utilizzo di sistemi per filtrare l’acqua, cioè capaci di epurarla da tutte quelle sostanze potenzialmente nocive per il nostro organismo. In commercio ne esistono di diversi tipi; ci sono per esempio gli addolcitori, che servono per combattere il calcare: vengono installati a monte dell’impianto idrico domestico e il loro funzionamento si basa su un processo di scambio ionico che elimina i sali di calcio e magnesio sostituendoli con sali di sodio, che non provocano incrostazioni. L’acqua viene fatta passare attraverso un letto di resine caricato con sodio. Come rigenerante si usa il comune sale da cucina (cloruro di sodio). Grazie agli addolcitori si possono ridurre anche le incrostazioni negli accessori del bagno e della cucina, si rendono gli elettrodomestici più efficienti e si riduce il consumo di detersivi e ammorbidenti.
Un altro sistema per filtrare l’acqua in casa? Le caraffe filtranti. Per diverso tempo, a dire il vero, sono state sotto accusa. Molti ritenevano fossero inutili e inefficaci, più volte è stato detto che sviluppavano batteri all’interno della cartuccia. I produttori hanno quindi fornito informazioni e istruzioni più chiare, spiegando la necessità di fare una manutenzione accurata, e da qualche anno le caraffe filtranti sono state “promosse” anche da Altroconsumo in seguito a un test da cui è emerso che Il risultato è i filtri sono in grado di diminuire la quantità di sostanze responsabili del cattivo odore e sapore, di ridurre la quantità di nitrati e diminuirne la durezza. I migliori modelli di caraffe (fra cui quelle Bwt, in foto) abbattono il 30% di questi inquinanti. Svolgono un’azione valida, migliorano davvero il gusto dell’acqua potabile e rimuovono le tracce di cloro. D’altra parte, si fa presente che il decreto ministeriale 25/2012 del Ministero della Salute sui filtri domestici impone regole più severe sull'etichettatura: occorre specificare le sostanze su cui il filtro agisce e non si deve nutrire l'idea che l'acqua potabile sia inquinata.
L’acqua può essere depurata anche tramite l’osmosi inversa, un metodo filtrante che sfrutta le membrane osmotiche semipermeabili, e spesso anche filtri a carbone attivo, al fine di trattenere le particelle inquinanti. L’osmosi inversa consente di eliminare sostanze nocive e inquinanti come metalli pesanti, nitrati, fluoruri, virus e batteri, oltre all’odore e al sapore di cloro. Questo sistema si consiglia soprattutto nel caso in cui l’acqua scenda dal rubinetto dura e con “residuo fisso altro”: il filtraggio, infatti, ne riduce la salinità rendendola molto più leggera e poco mineralizzata. Nella maggior parte dei sistemi si può regolare la percentuale di sali minerali desiderata e questo è un grande vantaggio. I sistemi di osmosi inversa solitamente vengono collocati sotto il lavello oppure nei cassettoni delle basi della cucina: non occupano molto spazio e sono più silenziosi rispetto ai modelli di qualche anno fa. L’efficacia è innegabile ma il costo è piuttosto alto.
Fra i sistemi per filtrare l’acqua è doveroso citare anche la microfiltrazione, tecnica che utilizza filtri a carbone attivo e a struttura composita, spesso addizionati con ioni di argento per ottenere un’azione batteriostatica. La microfiltrazione è la soluzione ideale per chi proprio non sopporta l’odore e il sapore dell’acqua del rubinetto, ma al contempo desidera mantenere intatta la quantità di sali minerali in essa contenuti. Oltre a migliorare notevolmente le caratteristiche organolettiche dell’acqua, la microfiltrazione consente di rimuovere batteri, inquinanti chimici di natura organica, i metalli, il cloro e i suoi derivati. L’apparecchio in questione è compatto e occupa pochi centimetri; ciascuno può montarlo autonomamente sotto il lavello e in pochi minuti. E’ possibile smontarlo in qualsiasi momento, per esempio per portarlo con sé durante le vacanze: pregio di non poco conto. Chi decide di passare alla microfiltrazione, però, potrebbe ritrovarsi costretto a sostituire il rubinetto in quanto soltanto i modelli più recenti a cartucce si collegano direttamente al flessibile dell’acqua fredda. Consigliamo inoltre di verificare che il sistema sia dotato di valvola di non ritorno, per evitare che le impurità trattenute dai filtri vengano rilasciate nella rete idrica. Il difetto della microfiltrazione? E’ necessaria una regolare manutenzione periodica al fine di garantire la potabilità dell’acqua trattata.