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Serramenti antieffrazione : utilità e impianto allarme

#1
Leggo che i serramenti possono essere certificati a vari livelli UNI EN 1627:2011 (RC1, RC2,RC3) superando un attacco manuale per N minuti (o forse si certificano le ferramenta ed in cascading i serramenti "diventano" certificati...)

Da quanto letto, i metodi più frequenti di accesso sono:
  • Rottura del vetro e rotazione della maniglia dall’esterno
  • Perforazione dell’anta e movimentazione della ferramenta
  • Scardinamento dell’anta
Per _rallentare_ i mariuoli si prevedono un insieme di cremonesi con ferramenta a nastro, scontri,piastre anti-perforazione, maniglie con chiave o pulsante, vetri PnA, PnB……. per resistere N minuti..

Pensando ad una “casetta isolata” mi vengono alcune domande in merito ai serramenti antieffrazione.

1) vista la spesa data per ferramenta e vetri speciali (per N finestre) necessari alla classe RC2/RC3, mi CHIEDO se non sia meglio spendere la stessa cifra in una estensione perimetrale del sistema di allarme.
Passati tre, cinque, N minuti ………..il serramento si aprirà comunque; invece con l’allarme alla polizia il ladro entro pochi minuti deve andarsene… e "forse" non rovina neppure il serramento.


2) Le nuove classi RC1N e RC2N, NON richiedono vetri antieffrazione o antivandalici (?!??!)
Anche installando cremonesi e ferramenta a nastro, funghetti/nottolini, riscontri, piatrine antiforatura, etr etc… con una martellata al vetri, il ladro entra in casa.
Vista la spesa per irrobustire il serramento, CHIEDO
quale obbiettivo hanno queste due classi ?
Dare evidenza non mascherabile della effrazione ? Proteggere gli occupanti della casa da accessi notturni “silenziosi” quando dormono ?
Ma la differenza di costo tra un RC2N e RC2 ( il solo vetro P4A?) è così tanta?
La differenza di costo tra un serramento a due ante "base" e in versione RC2, è molto sensibile ?


3) Le classi RC2 e Rc3. oltre a specificare quali vetri antieffrazione minimi usare, danno precise indicazioni (minime) in merito alle quantità e qualità delle ferramenta chiusura ?
Ad esempio quanto indicato in questa pagina di un vostro collega, nei suoi paragrafi CR2 e CR3, sono i punti minimi OBBLIGATORI di chiusura necessari previsti dalla norma per ogni classe ?
http://www.decarlo.it/sicurezza/

Le finestre 1 e 2, darebbero resistenza crescente allo scardinamento, ma con una sassata si è dentro ?

Re: Serramenti antieffrazione : utilità e impianto allarme

#2
Buongiorno,
cercherò di risponderle in modo abbastanza completo, nonostante sappia perfettamente che è impossibile studiare una soluzione a distanza senza conoscere bene la situazione. Le prove antieffrazione europee sono effettuate da laboratori notificati ed accreditati e le classi di resistenza sono attribuite in base a come le chiusure oggetto dei test rispondono alle sollecitazioni meccaniche di prove statiche e dinamiche, queste ultime comprendenti anche (ma non solo) prove manuali che intendono simulare l’attacco di un eventuale malvivente, in un arco di tempo ben stabilito e con attrezzi normalizzati. Ricordo che la classificazione di resistenza all’effrazione è obbligatoria per le componenti dell’involucro edilizio (secondo la classificazione proposta da UNI 8290) che si fregiano dell’appellativo “antieffrazione” (porte blindate, serramenti di sicurezza, persiane e grate, basculanti, sezionali, eccetera) e che la certificazione è volontaria. Ogni elemento di chiusura deve essere poi marchiato CE e la targhetta attestante le prestazioni antieffrazione, di resistenza al carico del vento, permeabilità all’aria, il lotto e il produttore deve essere chiaramente visibile sul prodotto finito (nel caso delle finestre, alcune caratteristiche sono riportate sul vetro, nel distanziatore delle lastre, sul dorso interno dello spessore del battente, oppure è ammesso l’utilizzo di codici QR con l’elenco delle caratteristiche (come usato da alcuni, Erco e Velux per citarne due).
Comunque sia, eccetto per la RC2N, tutte le classi di resistenza superiori alla 1 richiedono la vetrata stratificata (minimo 55.4 che corrisponde ad una P4A antisfondamento), mentre per la RC2N la prova non prevede la rottura della vetrata. Ovviamente in termini pratico-sostanziali sta al buon senso dell’acquirente che pretende una classe di resistenza buono-media richiedere un serramento in classe RC2 di cui si sia testata anche la prestazione della vetrata. Le norme non richiedono un numero minimo di chiusure perché sta al produttore concepire e realizzare la soluzione migliore per ottenere la prestazione richiesta, anche perché le soluzioni possono variare in base al fornitore di ferramenta scelto (sia esso AGB, Roto, Maico, Schueco, Siegenia, GU,…). SI noti bene che la ferramenta deve essere certificata, ì, ma non basta: il serramento completo deve avere il suo proprio certificato o comunque del prototipo relativo testato in laboratorio (a volte si legge “ferramenta certificata RC2” però si badi bene che il profilo magari può non esserlo! In Italia si contano sulle dita di una mano i produttori di finestre in classe 3, per fare un esempio).
La certificazione è un indicatore della qualità del prodotto che si sta acquistando e dato il costo sostenuto dal produttore di tale elemento per poter ottenerla, il prezzo relativo sarà superiore rispetto a quello di un altro ma privo di tale certificazione. Esistono poi i certificati di qualità aziendale come ISO 9001 o ISO 14001 che prevedono anche un controllo in itinere dell’intera catena costruttiva, che soltanto alcuni possiedono.
Per rispondere alla sue domanda dopo questa premessa, confermo che un serramento certificato si apre lo stesso sottoposto all’azione del malvivente, ma probabilmente offrirà maggiore protezione di un altro qualsiasi. La protezione meccanica è necessaria, ma soltanto la combinazione con una protezione elettronica può garantire una copertura quasi totale degli ambienti. Infatti, la meccanica da sola serve a poco perché fa richiedere più tempo al ladro, ma se ad esempio siamo in vacanza ed a casa non c’è nessuno il problema non si pone. Per contro, la protezione elettronica offre molti vantaggi, ma grazie (o per colpa) allo sviluppo tecnologico, certi suoi elementi sono vulnerabili, primi fra i quali i mezzi di comunicazione. Giusto per fare qualche esempio, le sirene non dotate di antischiuma, cioè il 90% di quelle attualmente presenti nei fabbricati, sono silenziabili mediante applicazioni di schiuma poliuretaniche o cartoni già schiumati al fine di ridurne la potenza sonora vanificandone l’efficacia. Inoltre, per mettere fuori uso un combinatore DTMF è sufficiente mozzare il doppino telefonico (idem con le telecamere di videosorveglianza Wi-FI ultimamente molto diffuse che offrono sicurezza apparente), mentre per inibire un GSM vi sono appositi disturbatori da poche centinaia di euro, diventati famosi anche per gli innumerevoli furti d’auto di utenti che impiegano il telecomando per la chiusura centralizzata. Per concludere, ultimamente sono stati sviluppati dei contatti magnetici antimanomissione, in quanto fino a qualche anno fa era possibile by-passare l’ampollina magneti-sensibile dei sensori di apertura ponendo un elettromagnete molto più potente che faceva risultare la continua chiusura dell’infisso mentre lo stesso era in realtà forzato dal malvivente (oggi credo che una minutissima parte dei sensori installati nelle nostre abitazioni siano immuni da tali sistemi), e i ladri tutte queste cose le sanno bene purtroppo.
Il consiglio pertanto è: non spendere troppi soldi per una protezione meccanica RC3 (RC2 va benissimo se non è lasciata da sola!), investire su un impianto di antifurto rigorosamente filare, con doppio combinatore, sensori perimetrali a tenda a doppia tecnologia (IR+MW) su ogni finestra, sirena antischiuma e magari qualche ulteriore rilevatore perimetrale in grado di segnalare preventivamente l’intruso prima che questo si possa introdurre in casa. Ovviamente il tutto deve essere certificato ed installato da personale munito di requisiti e non dal primo che passa (anche per le tarature necessarie), altrimenti potrebbero esservi bachi che risulterebbero evidenti solo dopo la prima effrazione. Concludo dicendo che non è vero che più sis spende più si è sicuri, perché certi prodotti talvolta sono inutili e forniscono sicurezza apparente; sta all’utente giudicare cosa sia meglio.
Without style, Life would be a mistake

Re: Serramenti antieffrazione : utilità e impianto allarme

#3
@matteo

Innanzitutto grazie per il lungo e dettagliato intervento.

Quanto alla specifica classe RcxN, aggiungo che mi era parso “strano” di trovare nella normativa antieffrazione, due casi casi previsti senza vetro…... antieffrazione :-)
Anche senza vetro, immagino che avranno previsto che il serramento debba superare una prova statica (sotto pressione con il pistone idraulico) e una prova dinamica (con peso oscillante); non sul vetro chiaramente ma sul telaio…. A che pro ?
Forse per poter dire che non basta una spallata a aprire quella doppia finestra, e ad impedire al ladro di dire che "non c’è stata effrazione ma la finestra era stata lasciata aperta" ?
Forse allora la RcxN è una forma non di “contrasto” all’ingresso, ma che espone il mariuolo a dover lasciare un chiaro segno del suo passaggio o della sua presenza...


La cosa mi ha portato anche a sospettare che un motivo per prevedere tali classi “leggere” , si trovi nei costi dei vetri PxA, di molto superiori rispetto alla ferramenta necessaria per le RcxN (chiedo agli esperti conferma).
Prendendo un prontuario vetri e quantificando “a spanne” la differenza tra un float 4mm ed un 55,4 ( 20€/mq vs 100 €/mq = 80 €/mq ?), circa 140 euro a finestra… 10 finestre possono significare anche 1400,00 € di differenza vetri…
SE corretto, in questa differenza stanno comodi comodi 4/5 sensori ad effetto tenda per esterno a infrarosso passivo e microonda, con cui proteggere il perimetro esterno della casa; anche a finestre aperte in piena estate ….

Ancora una idea …. nella mia zona di inverno si raggiungono 140/150 km/h di vento;
Tali ferramenta più “robuste”, allora possano essere “motivate” non tanto come antieffrazione, ma come un ausilio ad una migliore tenuta in zone ventose ?
Se un serramento è in classe B1 con la Uni EN 12210, con la ferramenta per una Rc2N migliora la sua prestazione al vento?
  • CHIEDO allora:
  • La RcxN serve più per evidenziare il passaggio del ladro, e non per fermarlo ? altrimenti per quale motivo è prevista (e certificata) ?
  • I costi di rostri e piastre sono trascurabili in confronto al vetro PxA , quindi conviene COMUNQUE chiedere un serramento in classe RcxN ?
  • Aiutano sensibilmente nella tenuta al vento ?