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Le Corbusier e l'Italia, MAXXI, Roma

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Numerosi, frequenti, sottesi e disattesi gli intrecci tra Le Corbusier e l'Italia, rappresentati alla mostra romana del MAXXI, che resterà aperta fino al 17.02.2013:
http://www.fondazionemaxxi.it/2012/10/1 ... rbusier-2/

Charles-Édouard Jeanneret (prima di cambiare il suo nome, nel 1920, in Le Corbusier, con cui è universalmente conosciuto), si dice che mai sarebbe potuto nascere in una città diversa da La Chaux-de-Fonds, città ortogonale per eccellenza e 'degli orologi' tra Svizzera e Francia. Proprio per l'Ecole d'Art di quel villaggio, che frequentò, il futuro architetto realizzò una cassa di un orologio decorata con motivi floreali, che poi regalò al padre, sotto.
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Il rapporto tra Jeanneret e l'Italia si instaura da subito con gli studi ed i viaggi da studente, alimentato dal suo insegnante Charles L'Eplattenier all'Ecole d'art, attento ai movimenti modernisti e floreali ma che al contempo lo spinge verso l'osservazione en-plein-air, con sessioni di disegno all'aperto appunto e all'uso delle prime camere fotografiche.
I primi viaggi in Italia di Jeanneret a partire dal 1907, sono documentati da disegni (e foto, sotto lacunari della cupola del Pantheon, Roma) eccezionali da lui eseguiti. Le mete sono quelle tipiche per l'epoca, come i centri maggiori del rinascimento italiano Venezia, Siena, Firenze, Bologna, Ferrara, Roma, Urbino, Napoli, a cui nei molti altri viaggi degli anni successivi si aggiungono centri più periferici.
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Già nel 1907 (e poi nel 1911) quando l'interesse per l'architettura era ai primordi, si appunta l'attenzione del franco-svizzero verso il modulo. Sulle tracce degli itinerari toscani di Ruskin, alla Certosa di Galluzzo presso Firenze, lo colpisce il sistema delle celle-abitazioni (delle quali per la prima volta sono esposti in una mostra pubblica i disegni), completamente autonome, e che riproporrà per le sue abitazioni civili. Galluzzo è il primo modello che prefigura in grandi linee le grandi Unités d'habitations destinate ai ceti operai, in cui si realizza l'equilibrio tra l'intimità dell'individuo e le attività dei servizi comuni; Jeanneret nota con cura i dettagli degli orti e del pozzo individuali, presenti all'interno di ogni modulo, ma anche della vista che queste celle potevano godere della campagna circostante.
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Un aspetto meno noto, è il tentativo di Le Corbusier - quando ormai era già conosciuto, negli anni '30 - di 'inserirsi' nelle commissioni delle nuove città fondate dal regime fascista. Niente di strano comunque, per un architetto che aveva bisogno di esprimersi e di lavorare, all'epoca della grande depressione. E' infatti all'inizio degli anni '30 a Roma per incontrare Bottai - personaggio chiave dell'establishment culturale del regime - e per proporgli, prima il progetto del Palazzo del Littorio previsto e mai realizzato di fronte al Colosseo ed un piano urbanistico della nascente città di Pontinia, che faceva parte di quella serie di nuove città sorte grazie ai nuovi terreni acquisiti con la bonifica delle paludi pontine - che si reca personalmente a visitare, accompagnato da alcuni architetti del gruppo razionalista come Figini e Fiorini.
L'ultima sua proposta - quella più completa e dettagliata - è un piano urbanistico per la zona nord di Roma, caratterizzata da 4 grandi grattacieli con pianta ad Y, destinati ad uso abitativo e di servizio, situati a grande distanza l'un dall'altro ma visibili per la notevole mole e che avrebbero connotato in modo del tutto originale e moderno quella parte di periferia romana. Ma tutto rimase sulla carta. Infatti, quando Mussolini sembrava volesse riceverlo, nel 1934 improvvisamente Le Corbusier fece ritorno a Parigi. Ancora nel 1936, sempre a Bottai, l'architetto inviò dei piani urbanistici per lo sviluppo della nuova capitale dell'Impero, Addis Abeba, ma ancora una volta, i suoi schizzi rimasero nei cassetti.
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..altre note immagini, Le Corbusier alla guida della Fiat Balilla, sulla pista in cima al Lingotto, straordinario polo industriale torinese progettato dall'ingegnere Matté-Trucco a partire dal 1915, un complesso molto apprezzato dall'architetto per la versatilità funzionale.
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Gli ultimi rapporti con l'Italia, si svolgono nella maturità, all'epoca in cui la sua architettura è divenuta un modello indiscusso di progettazione.
Dopo un'altro progetto sfumato - anche per le resistenze ecclesiastiche - nel 1955, di un'edificio di culto a Bologna, il comune di Venezia nel 1963 affida il progetto al maestro, ormai molto invecchiato, di un nuovo ospedale, in un'area identificabile tra il canale Cannaregio e la Stazione di Santa Lucia. Le Corbusier accetta l'incarico e si reca nella Laguna per visitare la zona e prendere accordi, e nel 1964 presenta un progetto quasi definito di un ospedale disposto su un reticolo orizzontale che si integra nel tessuto storico della città, evitando di alterare il profilo di Venezia. L'edificio si estende sull'acqua sui pilotis, offrendo a chi arriva una vista in trasparenza della città circostante ed è realizzato in 3 livelli per un'altezza totale di 13m: il Pronto Soccorso e gli uffici amministrativi, le sale operatorie e gli ambulatori, le unità di cura dei malati con 28 letti, le aree comuni, i giardini pensili. Ciascun ammalato dispone di una cellula propria illuminata naturalmente dall'alto e dei servizi necessari (sotto i progetti). Ed è ancora un ultimo omaggio alla cultura italiana se vogliamo. E un ricordo della visita toscana giovanile alla Certosa di Galluzzo e al suo convento.
Ma, come per tutti gli altri progetti italiani, anche quest' ultimo sarà abbandonato, stavolta a causa della morte del maestro, sopravvenuta nel 1965.
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Re: Le Corbusier e l'Italia, MAXXI, Roma

#2
Lietta ha scritto:Grazie Lot!

Le Corbusier è il mio mito, ma son troppo lontana per andare alla mostra.
Il tuo resoconto mi fa sembrare di esserci stata :D
Sì magari, ma grazie! :D
Peccato, beh, non ci vuole molto tempo coi treni veloci.. eddai Lietta, è una mostra da non mancare.. :)

Re: Le Corbusier e l'Italia, MAXXI, Roma

#5
Sull'alloggio abitativo/unità di base - che alla sua presentazione all'epoca fece parecchio scalpore tra l'opinione pubblica - addirittura un edificio di Le Corbusier 'postumo' in Italia, a ben guardare, esiste e resiste. Benché effimero e realizzato in economia, si tratta del Pavillon de L'Esprit Nouveau (composto dall'Immeuble Villas cioè la cellula abitativa, e il Diorama, a pianta rotonda, luogo dell'esposizione dei progetti) che Le Corbusier realizzò a Parigi nel 1925 in occasione dell'Expò delle Arti Decorative nei giardini del Grand Palais e distrutto nel 1926, fedelmente ricostruito nel 1977 dagli architetti Josè Oubrerie e Giuliano Gresleri a Bologna, in piazza della Costituzione, all'ingresso della Fiera bolognese, e tutt'ora visibile.
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