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Re: Museo del Novecento

#2
:D brava Petra,grazie per le foto! io non ho l'ho ancora visto :? ,
con il biglietto del Salone ci si poteva entrare gratuitamente... :cry: ma il tempo non l'ho trovato.
http://www.alfemminile.com/album/homesweethome63
Coloro che amiamo e che abbiamo perduto non sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo

Re: Museo del Novecento

#4
MOSTRA “MUNARI POLITECNICO”

munaribassaFOCUS “CHI S’E’ VISTO S’E’ VISTO. Bruno Munari, Ada Ardessi e Atto”

6 aprile – 7 settembre 2014

Inaugurazione sabato 5 aprile 2014

a cura di Marco Sammicheli con la collaborazione di Giovanni Rubino

allestimento e progetto grafico di Paolo Giacomazzi

Bruno Munari ha utilizzato l’arte come originaria forma espressiva. Ancora prima della grafica, del design, della pedagogia e dell’editoria, l’arte ha guidato il suo genio creatore. La mostra Munari politecnico è il racconto di un artefice poliedrico, del suo ruolo nell’arte italiana ed europea, nel corso del Novecento e dei legami che lo hanno portato ad essere un protagonista eclettico di numerosi movimenti artistici. Le opere in mostra provengono in gran parte dalla collezione di Bruno Danese e Jacqueline Vodoz che nella molteplice veste di amici, collezionisti, editori e industriali, per decenni hanno sostenuto e incentivato Munari a sperimentare linguaggi, fungendo spesso da complici di alcuni incontri e sconfinamenti.

Il percorso della mostra mette in dialogo le opere di Munari con quelle appartenenti alle Collezioni Civiche del Comune di Milano, al Museo del Novecento e agli archivi di ISISUF - Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo, di cui Munari fu tra i fondatori assieme a Carlo Belloli.

L’obiettivo di Munari politecnico è rivelare la sua propensione artistica, compito che idealmente prosegue l’esposizione allestita nel 1996 nelle sale della Fondazione Vodoz-Danese di Milano, rileggendo la collezione e aprendola a un dialogo con una generazione di artisti che con lui hanno avuto un rapporto dialettico.

Le prime quattro sezioni della mostra sono dedicate rispettivamente: agli orientamenti artistici giovanili di Munari attraverso il disegno, il collage e una prassi visuale riferibile alle pratiche delle avanguardie storiche; al suo rapporto con la ricerca scientifica, come ancella e supporto di intuizioni plastiche, di risposte linguistiche nonché come elemento attivatore di funzioni creative; all’arte come matrice generative di nuovi approdi disciplinari; alla produzione artistica durante il susseguirsi di diversi movimenti novecenteschi.

Queste opere vivono di corrispondenze e influenze, in quanto citate da Munari nei suoi libri quali quelle di Mary Vieira e Victor Vasarely; in quanto realizzate da autori che hanno esposto e condiviso ricerche con lui come Enzo Mari, Max Bill, Franco Grignani e Max Huber; e in quanto legate ad artisti che lo hanno frequentato come Getulio Alviani, Arturo Bonfanti, Paolo Scheggi e Marina Apollonio. Da porre in evidenza anche coloro che hanno condiviso momenti originari, quali dapprima Gillo Dorfles e Carlo Belloli, e successivamente con il Gruppo T. Infine, questa stessa sezione include figure che con Munari hanno mantenuto un rapporto ideale in termini di capacità e ispirazione, come Giulio Paolini e Davide Mosconi.

Le opere degli artisti selezionati discutono, dialogano e si relazionano, oggi come allora, con l’immaginario estetico di Munari, anche grazie a un sistema di allestimento che si compone attraverso l'assemblaggio di strutture leggere e supporti diversi legati l'uno all'altro tramite incastro e gravità, il tutto con uno sguardo alla poetica munariana ma anche alla cultura del progetto contemporanea.

Accanto alla mostra principale il Focus è dedicato all’opera fotografica, in parte inedita, realizzata da Ada Ardessi e Atto, autori che per decenni hanno lavorato a stretto contatto con Munari, testimoniando i principali momenti della vicenda professionale e umana dell’autore.

L’esposizione ha come titolo “Chi s’è visto s’è visto” locuzione molto amata da Munari per sovvertire con familiarità il rapporto tra la rappresentazione di sé, la dimensione visuale del ritratto e le sue apparenze riflesse. Espressione spesso reinterpretata durante la condivisione di lunghi periodi di collaborazione e di momenti di amicizia, tanto con Ada Ardessi quanto con Atto, che per oltre quarant’anni hanno documentato le più importanti tappe del suo percorso creativo. Le fotografie in mostra restituiscono l’inafferrabile complessità semantica di Munari e scalfiscono lo stereotipo didattico di cui è stato investito nel corso degli anni.

La mostra non ha un catalogo, ma nel corso del suo svolgimento, il curatore raccoglierà testimonianze, interviste e saggi di personalità che hanno incontrato Munari o che con lui hanno lavorato, proponendo interventi di studiosi che si sono concentrati su questa figura nodale del Novecento. L’uscita di questa pubblicazione, prevista per la fine della mostra, ha l’ambizione di aggiungere una testimonianza viva e dialettica alla figura di Munari, artista e anti-specialista.

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Ultima modifica di petra18 il 06/06/14 14:59, modificato 1 volta in totale.

Re: Museo del Novecento

#6
Lot , non sono in grado di fare una recensione ( :( ). se vuoi aggiungere qualcosa :wink:

http://www.munart.org/index.php?p=2

http://www.lastampa.it/2014/04/03/multi ... agina.html

Fossili del 2000 - interni di valvole termoioniche incluse in metacrilato trasparente

"Gli anni Cinquanta sono importanti e segnati dal impegno di Munari nella ricerca artistica il decennio si chiude creando nel 1959 i fossili del 2000: operazione che, con vena umoristica fanno riflettere sull’obsolescenza della tecnologia moderna."
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Nel 1962 organizza la mostra Arte Programmata al negozio Olivetti di Milano, dando avvio al movimento d'Arte Cinetica e Programmata, dove stringe i rapporti con gli artisti del Gruppo T.
A questi anni risalgono le opere Nove sfere in colonne, Tetracono, Xerografie Originali
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Tetracono
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La macchina aerea

"Era come una costellazione, come un gruppo di atomi, o, come si potrebbe dire oggi, una stazione spaziale.
Nelle gallerie d'arte nessuno la voleva esporre perché non era né pittura né scultura.
Dopo essere stato appesa per qualche anno nel mio studio di via Ravizza a Milano, andò distrutta in un trasloco.
Dall'osservazione del comportamento di questa prima ed unica macchina aerea, nacquero in seguito le macchine inutili "
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Le macchine inutili
"I futuristi come hanno accolto le tue macchine?
Non molto bene. A Marinetti dava fastidio il titolo. Perché «macchina inutile»? Macchina, splendore!"
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Negativi-Postivi
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Ultima modifica di petra18 il 14/06/14 17:11, modificato 3 volte in totale.

Re: Museo del Novecento

#9
.."I futuristi come hanno accolto le tue macchine?
Non molto bene. A Marinetti dava fastidio il titolo. Perché «macchina inutile»? Macchina, splendore!.."
:D
Mostra sempre più interessante.
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Solito riferimento pedante. 8)
L'atteggiamento rivolto alle avanguardie europee (a Dada, Duchamp e a Picabia in particolare) del giovane futurista Munari, è diverso da quello dell'artista italiano medio dell'epoca. I riferimenti di Munari erano considerati esterofili quando non ridicolizzati.
Non sempre sono esattamente quantificabili in denaro alcune sue opere, eppure il loro fascino ed il valore estetico è alto. E' il caso delle geniali ed 'inutili', per fragilità e facilità, Sculture da viaggio di carta, da portare appiattite tra le pagine di un libro (idealmente opere dada):
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Re: Museo del Novecento

#10
Confronti . La galleria delle corrispondenze

"Le opere presenti in questa sezione rappresentano un panorama italiano ed internazionale di largo respiro. Inoltre costituiscono un atlante visivo di riferimenti utile alla comprensione dell'universo artistico munariano. Tale duplice aspetto si giustifica considerando che Munari ha citato nei suoi libri, ad esempio, le opere di Mary Vieira e Victor Vaselery, cui si aggiungono quelle di artisti che lo hanno frequentato come Arturo Bonfanti, Max Bill, Max Huber, Gillo Dorfles, Franco Grigniani e il Gruppo T.
Allo stesso tempo Enzo Mari , Getulio Alviani, Paolo Scheggi e Marina Apollonio sono stati chiamati in causa perché hanno esposto e condiviso con Munari analoghe ricerche visuali. "

Mary Vieira - Disque Plastique noire 1960
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Alviani
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Marina Apollonio - Dinamica circolare 1970
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Giovanni Anceschi, Gruppo T -struttura tridimensionale componibile 1977
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fashion +art blog ? :roll: http://www.artmoodon.com/2014/04/cera-una-volta/

(altra mostra )
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scaldavivande (prod. Danese)
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Re: Museo del Novecento

#12
DAL 22 OTTOBRE 2014

MUSEO DEL NOVECENTO

Klein Fontana

Milano Parigi 1957-1962

una mostra che racconta gli universi paralleli di due protagonisti del rinnovamento artistico del XX secolo: gli incontri, le esposizioni, i progetti in Italia e in Francia

Apre al pubblico il 22 ottobre 2014 al Museo del Novecento un’esposizione dedicata alla vicenda artistica e al legame personale di Yves Klein (1928-1962) e Lucio Fontana (1899-1968) raccontata attraverso oltre 90 opere e una ricchissima documentazione di fotografie, filmati d’epoca e carte d’archivio.

Curata da Silvia Bignami e Giorgio Zanchetti, organizzata in collaborazione con la Fondazione Lucio Fontana di Milano e con gli Archives Yves Klein di Parigi e prodotta dal Museo del Novecento con Electa, si avvale di prestiti importanti da musei italiani e stranieri

Per la prima volta il percorso espositivo nel Museo si snoda oltre lo spazio della manica lunga che ospita abitualmente le mostre temporanee, occupando alcune delle sale più rappresentative della collezione permanente: quelle già ‘fontaniane’ della Struttura al neon del 1951 e dei Concetti spaziali – riformulate in un nuovo allestimento per accogliere in uno stretto confronto visivo anche le opere di Klein – la sala video, la sala focus e gli Archivi.

Re: Museo del Novecento ( Milano)

#14
Bellissimo il museo del novecento e in espansione continua, interessanti molto anche le opere di arte cinetica di gianni colombo negli ultimi piani (fratello di joe che aveva cominciato proprio come artista contemporaneo non a caso la bellissima lampada 281, 'acrilica' per oluce porta il nome di entrambi ed è un interessante ibrido tra un'opera cinetica e un oggetto di design immaginifico e d'avanguardia)
Sciocco è quell'uomo che paga due volte per la stessa cosa.