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Classici del design: Componibile 4966/67

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Il sistema di contenitori tondi Componibili (in realtà sovrapponibili) in ABS stampato ad iniezione risale al 1967 (messi in produzione due anni dopo) sono delle icone della azienda Kartell che li produce ininterrottamente fino ad oggi.
Progettati dalla designer Anna Castelli Ferrieri, figura chiave non solo per Kartell ma per l'industrial design italiano durante l'epoca del 'boom economico', sono contraddistinti dal 'funzionalistico' nome 4966/67 e rappresentano lo sviluppo dei contenitori quadrati 4970/84 (sotto).
Dotati di un'antina circolare a scomparsa che scorre all'interno di una scalanatura, i contenitori tondi della Ferrieri furono pensati per arredare non solo un ambiente domestico specifico ma per adattarsi con versatilità a seconda delle necessità: da elemento per il bagno, a comodino, a piccolo piano d’appoggio in soggiorno o contenitore in un ambiente di servizio o addirittura all'esterno. Il loro aspetto curato li rendeva degni di attraversare liberamente la casa anche se il progetto considerava solo in minima parte l'aspetto estetico: ogni oggetto doveva risolvere un problema funzionale e l'estetica è solo il risultato più evidente, la 'punta dell'iceberg' di un'analisi approfondita che affronta esigenze, aspetto, materiali, produzione, costi.
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La serie dei Componibili sarà uno di tanti altri progetti realizzati dalla Ferrieri per Kartell, società che fonda nel 1949 insieme al marito Giulio Castelli e che codirige nell'ombra - in un ruolo che va molto oltre a quello dell' 'art-director' - per quasi 40 anni, seguendone costantemente la crescita, dall'organizzazione, dallo sviluppo delle tecnologie alle fasi produttive, in continua mediazione tra operai, ingegneri, progettisti, catena di montaggio e processi produttivi.
Giulio Castelli chimico lui stesso, era stato allievo del Premio Nobel (1963) Giulio Natta i cui studi sulla struttura dei polimeri sono alla base della diffusione mondiale dei prodotti in plastica (suo il 'moplen', il futuro pvc) che connotano il boom italiano dalla fine degli anni '50, anticipato e preparato nel periodo delle sanzioni economiche comminate nel 1935, quando il Paese, privo delle risorse provenienti dall'estero dovette pensare a prodotti alternativi ed 'autarchici', puntando e valorizzando per esempio comparti industriali come il chimico (Montecatini) ed il farmaceutico.
Il marchio Kartell sarà in mano ai Castelli per 30 anni, con l'aggiunta del figlio Valerio (sua la linea Centrokappa, che rinnoverà la produzione razionalista raccogliendo gli influssi dei gruppi post-moderni Alchimia e Memphis), fino a quando, nel 1988, passerà nelle mani di Claudio Luti, proveniente dal mondo della moda, marito di una figlia dei Castelli, Maria. Inizierà così il secondo corso dell'azienda di Cernusco, con un occhio più attento rivolto al mero aspetto estetico.
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Negli anni '50 e 60, i prodotti in plastica della Kartell migliorano qualitativamente i casalinghi (oltre a rifornire l'industria automobilistica della componentistica in materiale plastico), da quelli di uso quotidiano come i più umili, secchi, taniche, ciotole, bicchieri, mestoli - epocale fu il porta spazzatura di Gino Colombini (1958) dal design raffinatissimo - alla prima seggiolina totalmente industrializzata realizzata da Zanuso/Sapper nel 1964 in ABS (acronimo di acrilonitride, butadiene e stirolo, prima lega nel settore dei materiali plastici). Inesorabilmente i nuovi oggetti in ABS, prodotti velocemente in grandi quantità ma a costi inferiori, renderanno obsoleti e sostituiranno gli oggetti tradizionali in vetro, legno, ceramica e metallo.
Sempre molto attenta ai processi produttivi ed ai costi la Ferrieri: '[…]..c'è una differenza formidabile fra il lavorare artigiano e il lavorare nella produzione industriale. Se si pensa che gli artigiani una volta per realizzare un tavolo od una sedia ci mettevano più di un anno e lo facevano lentamente con quello che avevano imparato da generazioni. Se noi facciamo migliaia di esemplari in un colpo solo - dei miei oggetti in materia plastica si dovevano stampare, ogni volta, almeno 5.000 pezzi di un solo colore - il costo ridotto di questa operazione si comprende subito. Oggi un falegname che lavora una sedia, anche se usa delle macchine a controllo numerico, impiega comunque una grande quantità di lavoro manuale. Giorni e giorni. La mia sedia che è stata premiata con il Compasso d'oro nel 1987 (sedia 4870 impilabile, sotto), in materia plastica, è prodotta, tutta completa in 80 secondi, sommando tutte le operazioni, perché è realizzata in soli due stampi. Si comprende subito la differenza tra prodotto plastico e tradizionale: il tempo e quindi il suo costo. Se si impiegano 80 secondi oppure un mese. Quindi, quest'idea di annullare la fatica non è stata un'idea sbagliata..'
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Vasta e varia l'attività di Anna Castelli Ferrieri (1920-2006) tra le prime donne a laurearsi in architettura al Politecnico di Milano, oltre ad accompagnare la conduzione col marito Giulio Castelli della Kartell e a determinarne l'indirizzo verso la sperimentazione avanzata dei materiali, con risultati sempre in equilibrio tra funzionalità ed estetica, come giornalista, organizzatrice culturale, architetto, insegnante, designer. Se è trascurabile il suo contributo nella progettazione architettonica con una serie di progetti minori (edificio Alfa Romeo di Arese, sede Kartell di Noviglio, restauro del chiostro bramantesco alla Università Cattolica di Milano), il contrario può dirsi nell'industrial design che ha influenzato con le sue convinzioni per oltre mezzo secolo. Dapprima allieva di Albini, poi socio nello studio di Gardella, poi redattore di Casabella-Continuità ancora con Albini. Strette e fruttuose le collaborazioni con i personaggi più importanti del design dell'epoca, dai fratelli Castiglioni a Zanuso, a Sottsass, a Joe Colombo, alla Aulenti, tutti gravitanti nell'azienda di famiglia. La Ferrieri, attiva come designer anche per brand come Arflex, Sambonet, Ycami, è stata poi soprannominata la 'signora della plastica', avendo impresso in Kartell i suoi convincimenti razionalisti-modernisti e determinandone un orientamento preso a modello successivamente da molte altre aziende, italiane e non.
Di seguito, alcuni tra i numerosi i progetti per Kartell, dai (bellissimi) tavoli (K4997, 1969 e 4997 con Gardella, 1979), ai tavolini (il tavolino/sgabello Tavello, 1987), alle sedie, agli sgabelli (4822, 1979), ai contenitori, ai portaoggetti, alle librerie, alle poltrone (4814 con ruote, 1988), ecc..
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Sul lavoro e sulla tecnologia a cui arrivarono alla Kartell, la Ferrieri afferma che '..il primo errore fu di chiamarli materiali plastici.' Infatti, proprio nella sedia 4870 '..ho dimostrato che perfino utilizzando un materiale povero quanto a resistenza strutturale si può arrivare ad una forma scattante; basta usarlo negli spessori e con l'impostazione strutturale adeguata alle sue caratteristiche prestazionali [...].
Dunque non solo plastica ma una composizione complessa e variabile ottenuta incrociando attraverso il progetto, la forma - che la Ferrieri vuole rendere sempre più umana, 'culturale', espressiva di uno specifico linguaggio originale e sganciato dagli archetipi rappresentati dagli oggetti realizzati in materiale tradizionale. La materia plastica è essa stessa un prodotto da progettare della quale si può migliorare l'efficacia produttiva e l'aspetto, come la resistenza, gli spessori, le coloriture, le patine, che non sono più una finitura successiva ma nascono con esso, fin dalla sua nascita, quando è in pasta dentro lo stampo. Gli stessi colori vivi sono una sua conquista nelle case dell'epoca, dominate da lacche, essenze, colori pastello: ora sono timbrici, squillanti, artificiali, e sono una peculiarità della nuova materia, non pensati per imitare ciò che è già in natura ma per sottolineare il piacere della novità e l'espressività dei nuovi oggetti.
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Re: Classici del design: Componibile 4966/67

#4
lot ha scritto:
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I contenitori quadrati ci sono tutt'oggi:
http://www.kartell.it//pdf/gruppi/44_IT.pdf

Invece, le riedizioni del Componibile presentate quest'anno al Salone, in finitura oro, bronzo, argento, oltre ad essere difficilmente collocabili in casa, non è che mi facciano proprio sognare.. :roll:
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c'è solo bianco però :?
non riesco a trovare le foto delle nuove finiture iper glam , ma l'argento è specchiato?
certo che... minimalism isn't dead it just smells funny :mrgreen: :mrgreen:
http://www.youtube.com/watch?v=FVMDS3qeLb8

Re: Classici del design: Componibile 4966/67

#5
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Sì, Lalli, quasi tutti i pezzi del catalogo sono stati ricoperti dalla patina d'oro, d'argento (finitura lucida, 'specchiata') e bronzo.

La Masters ricoperta d'oro o d'argento resta sempre bella, trovo, per l'originalità della sedia.

Ci sono però dei pezzi che ricordano l'azienda di Castelli e Ferrieri e le motivazioni che la originarono. La sperimentazione sui materiali e gli oggetti di uso quotidiano li ritroviamo nella sedia Piuma di Lissoni in poliammide, ultraleggera (2Kg), ed il servizio (gli oggetti per la tavola, furono abbandonati dalla Kartell negli anni '70), Namaste di Massaud, raffinato e prezioso nonostante sia realizzato in melamina e non con un materiale tradizionale:
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Ultima modifica di lot il 18/12/14 6:43, modificato 1 volta in totale.