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Gaetano Pesce, Il tempo della diversità, MAXXI, Roma

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Tutta da vedere, la mostra antologica dedicata a Gaetano Pesce, uno tra i più importanti designer viventi al mondo, ospitata al MAXXI fino al 5 ottobre.

Incipit, la macro-installazione della Up 5/6, che troneggia monumentale nel cortile del museo.
Ma, questa, non è più - o non è più solo - l'icona pop in poliuretano espanso creata per C&B 45 anni fa ed imballata sottovuoto che una volta aperto, a contatto con l'aria si gonfiava con un effetto spettacolare, da performance artistica, per riprendere dimensioni e forme reali.
In realtà questa poltrona è un evidente simbolo della condizione della donna ridotta in catene, tanto che l'autore lega con un filo (metafora della catena) la poltrona/corpo femminile ad una palla; come se la donna non fosse 'libera' di girare, appunto, se non incatenata, con una palla al piede. Possedere quel pezzo di arredamento in casa significa non dimenticare che ancora oggi la donna non è libera.
Pesce: "..Up l’avevo concepita per denunciare la condizione di prigionìa in cui la donna è condannata dai pregiudizi maschili. Giustamente, ci preoccupiamo delle sorti di certe minoranze. Solo che metà della popolazione del mondo è femminile, non è una minoranza, è metà della popolazione del mondo, e soffre in certi casi a causa delle paure dell’uomo. Mi sono rifiutato di venire in un albergo a Roma che frequentavo da 15 anni perché il padrone di quell’albergo è diventato lo sceicco del Bahrein, il quale ha deciso che le adultere debbono essere lapidate, e così anche gli omosessuali. Bisogna prendere coscienza che la contemporaneità ha delle leggi che ci obbligano a essere aperti verso quello che è il futuro, che va veicolato attraverso i discorsi, attraverso la creatività, attraverso il comportamento. Il mondo del futuro è femminile."
Sotto, la sua Donna Vitruviana, stampa, 2013.
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La mostra è spettacolare ed ampia, ma non è sistematica ne vuole essere legata ad un percorso chiuso o cronologicamente definito. Senza un vero inizio ed una fine è libera di dispiegarsi tra le prospettive della galleria della Hadid con un allestimento costituito da pezzi di design ed arredamento, progetti e maquettes di architettura, pannelli, installazioni e dipinti realizzati per l'occasione dal designer genovese.

Gli oggetti sono raggruppati attraverso i temi cari alla poetica di Pesce. Dall’importanza della diversità e del difetto trasformati in valori aggiuntivi del progetto, alla duttilità della materia (quando non tattilità, gli oggetti in resina) attraverso una ricerca sui materiali non tradizionali, alla provocazione artistica, al colore, al senso del corpo (quello femminile), al paesaggio. Anche se nessuna definizione potrà riassumere la predilezione per la contaminazione, la multidisciplinarietà, il libero dispiegarsi della creatività e, solamente man mano che si procede tra gli oggetti si da senso alla sua complessa attività caratterizzata da un positivo caos creativo.
Anche la visita con i bimbi può essere divertente, visto che alcune opere - spesso ludiche e coloratissime - sono fatte, ed anzi, vanno toccate, percorse, provate.
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Solo un giro tra i suoi pezzi più noti.
Si va dalla lampada Moloch (Bracciodiferro, 1971), sopra, in cui Pesce affronta il 'fuori scala', tematica di squisito ambito pop (C.Oldenburg, Ice bag, 1971), dove ingrandendo 4 volte la L1 di Jacobsen, la decontestualizza, estraniandola e trasformandola in qualcos'altro.
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Alla Golgotha chair (Bracciodiferro, 1972), realizzata artigianalmente in numero limitato, la lavorazione della fibra di vetro riesce a restituire il senso del panneggio quasi si trattasse di una scultura. La sagoma di Dacron passa attraverso vari processi: appesa su ganci e drappeggiato nella foggia voluta, è immerso in un bagno di resina di poliestere per conferire alla sedia rigidità ed una forma sempre diversa. L'imperfezione, l'errore, acquisiscono in Pesce dignità estetica, nobilitando l'oggetto funzionale ad oggetto unico, d'arte.
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Originale e creativamente debordante il colorato trio composto dalla Green Street chair (Vitra, 1984), il divano Tramonto a NYC (Cassina, 1980) e la sedia Nessuno è perfetto (Zerodisegno, 2002), sopra.
Per la storia del design è fondamentale l'incontro tra Gaetano Pesce e Cesare Cassina che riuscirà stimolante per entrambi.
Pesce per un certo periodo si recherà nella fabbrica di Meda, per studiarne i processi produttivi. Verso la fine degli anni '60, specie nel nord Italia, stretto era il coinvolgimento tra industria ed avanguardie artistiche e, grazie alla sua compagna dell'epoca, la padovana Milena Vettore - in contatto con gli artisti cinetici del Gruppo N - il designer si appassiona all'arredamento ed, in collaborazione col Centro Ricerca di Cassina, presenterà per C&B l'innovativa serie Up, in un poliuretano espanso.
La poltrona I Feltri (Cassina, 1986) è forse l'oggetto di Pesce che ebbe maggiore riscontro commerciale, sebbene anch'essa sia sottoposta ad una lavorazione artigianale: la scocca in feltro di lana (che richiama una serie di lavori in feltro di Robert Morris, sotto, dal 1967, e di successive installazioni di artisti dell'Arte Povera) impregnandosi con la resina poliestere accoglie in modo organico il corpo, quasi ricoprendolo, creando uno spazio privato ed esprimendo individualità e senso di 'casa'.
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E ancora, tra i tanti pezzi esposti, sedie, lampade e vasi 'informi' e quindi sempre diversi, realizzati in uretano e resine, come Pratt (commissionatagli dal Pratt Institute di NYC, 1983) e Dalila chairs (Cassina, 1980) o alcuni vasi/lampada prodotti da Meritalia o autoprodotti.
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Infine, tra i vari progetti architettonici, realizzati o no, affascinante quello di Bahia (1998-2006), un complesso di edifici a basso costo che in origine dovevano accogliere le residenze degli studenti di architettura. Il risultato, suggestivo, è ottenuto grazie all'uso di materiali sia sperimentali che locali (cemento, schiuma poluiretanica, gomma riciclata, resine, pvc) e, ad un inatteso quanto felice riferimento a Gaudì.
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Info:
http://www.fondazionemaxxi.it/2013/12/30/gaetano-pesce/