il mio lavoro è quello che ho sempre voluto fare, quindi sì, mi piace e mi soddisfa anche se ovviamente spesso ci son momenti duri, di sconforto, di rabbia e di frustazione...
il rapporto con i colleghi è un normale rapporto di cortesia civile e medio supporto reciproco.
cambiando scuola ogni anno pensavo di non riuscire a fare nuove amicizie anche oltre le mura scolastiche proprio a causa di questo poco tempo per approfondire il rapporto umano...
ora però son 4 anni passati nella stessa sucola con le stesse persone (più una miriade di supplenti che girano...ovvio)...
non è cambiato granchè.
il problema vero è che nella stragrande maggioranza i docenti son persone che si dividono in categorie: quelli che sopravvivono tirando a campare in attesa della pensione, quelle che insegnano come secondo lavoro e il loro primo lavoro è fare la donna di casa intesa come madre-moglie-colf ecc, quelli del lavoro han fatto la loro unica ragione di vita e quelli che fan questo lavoro criticandolo, lamentandosene e piagnucolando costantemente per uno stipendio da loro definito "da fame"...
i colleghi in attesa di pensione a volte son brave persone ma ovviamente ci son pochi punti di contatto extrascolastici...
le colleghe donne di casa oltre la scuola non han tempo per altro...
quelli che vivono solo a scuola son mediamente troppo ossessivamente monotematici per poter instaurare un rapporto umano con chicchessia...
e quelli che lamentano, ringhiano e piagnucolano son quasi tutti irreversibilemnte politicizzati e burocraticizzati...
non ho ancora capito in quale categoria inserirmi quindi mi godo il lavoro in sè...chiachciero del tempo e di futili fatti di cronaca nelle ore buche in sala professori ed evito accuratamente qualsiasi tipo di contatto con l'ultima categoria, son convinta siano contagiosi e portatori insani di un morbo terribile conosciuto anche come: l'insoddisfazione perenne con punte di acide manie persecutorie e autofrustranti
...a scuola ci lavoroal (mio) meglio possibile...la mia vita, grazie a Dio...è altrove.